di Nunzia Eleuteri
“Durante l’estate la formica lavorava duramente mettendo da parte le provviste per l’inverno. Invece la cicala tutto il giorno non faceva altro che cantare”…
E come finisce lo sappiamo tutti perché la fiaba di Esopo fa parte della nostra infanzia. È una fiaba che ha una morale così chiara da essere capita dai bambini più piccoli. Ma a quanto pare non dai politici del XXI secolo. Di certo non dai politici delle Marche né da quelli della provincia di Fermo. Piccolissima provincia, così piccola che viene sempre più dimenticata o comunque messa in secondo piano. Solo due giorni fa, giusto per fare un esempio, l’assessore alla sanità regionale ha stanziato fondi destinati al miglioramento e potenziamento di punti vaccinali nelle diverse province ma ahimè Fermo non era contemplata. Servirà una seconda delibera per inserirla. Salvataggio in calcio d’angolo… si suol dire. Già penalizzata per essere l’unica provincia delle Marche senza un rappresentante in giunta regionale (possibile non ci fosse nessuno all’altezza tra 180.000 abitanti?!), Fermo è anche l’unica provincia con un solo ospedale, visto che su quello montano continuano ad esserci ancora tanti punti interrogativi. Unico ospedale e sempre più in crisi data la carenza di personale divenuta ormai insostenibile da far rischiare letteralmente il collasso tra dimissioni annunciate e poi ritirate di medici ormai allo stremo. Il tutto in un’Italia così miope che continua, nonostante la pandemia, a mantenere a numero chiuso l’accesso alla facoltà universitaria di Medicina privando il Paese di aspiranti medici.
E torniamo alla formica e alla cicala. Ad una politica di tante chiacchiere e di pochi fatti, oltretutto improvvisati e senza uno sguardo al futuro.
L’estate 2021 è trascorsa abbastanza serenamente per i nostri politici marchigiani tra eventi, tagli di nastri e promesse di ripresa economica con distribuzione di fondi a iosa (e non capisco come mai non ci siano per la sanità…). Un’estate con contagi limitati, operatività ospedaliera quasi nella norma. Un’astronave da milioni di euro (il Covid Center di Civitanova) praticamente ferma quasi da essere derisa e che ora farebbe invece tanto comodo per evitare di “sporcare” gli altri ospedali ma resta inspiegabilmente lì. Insomma, un’estate in cui, certamente, la formica avrebbe avuto tempo e modo per fare provviste. Quantomeno di idee. Di progetti. Di visioni. Di programmazione. L’operosa e previdente formica si sarebbe preparata al peggio che era praticamente anche scontato…
E invece, poveri noi, di formiche davvero poche. Tante cicale, quelle sì. E ora le cicale non sanno a chi bussare per avere le provviste per questo duro inverno.
E l’ospedale Murri di Fermo è rimasto praticamente come lo ha lasciato l’ex direttore di Area Vasta IV, Licio Livini, che si era trovato ad affrontare l’emergenza di una malattia sconosciuta al mondo intero. Direttore poi messo in discussione dalla politica regionale tanto da provocarne le dimissioni e la sostituzione (anche questa un travaglio che ha visto partorire un direttore non fermano). Ma poi?
Poi l’emergenza è passata e siamo arrivati ad uno stadio successivo, sempre delicatissimo ma con una consapevolezza diversa, eppure di miglioramenti nemmeno l’ombra. Anzi. Siamo sull’orlo del baratro. Un pronto soccorso che scoppia, una terapia intensiva e un reparto di malattie infettive che si prodigano per fare miracoli, una chirurgia con turni insostenibili anche per i più tenaci e il grido di aiuto di tutte le altre unità operative sotto organico che ad elencarle sarebbe difficile. Il nuovo direttore di Area Vasta IV abbandonato da quella stessa politica che lo ha scelto?
E in tutto ciò si legge che ad una recentissima riunione sindacale per un confronto con i sindaci e la provincia sulla situazione della sanità fermana, non ha partecipato quasi nessuno degli invitati. Che dire?!
È un po’ il deja vu dell’emergenza sisma 2016. Quel “non vi lasceremo soli” dei politici che ci ha portato a 5 anni di vergognosa inerzia che solo ora sembra aver cambiato passo. Almeno qui la Regione sembra aver imboccato la strada giusta. Con la sanità dovremo aspettare così tanto? Non ci resta che scongiurare il peggio e cioè che non si passi da Esopo a Esodo perché se il primo racconta di cicale canterine l’altro, il libro, narra l’invasione di cavallette: una delle piaghe d’Egitto. Che non sia anche la nostra. L’anno nuovo ci regali formiche previdenti. Auguri a noi tutti per un migliore 2022.
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La favola di Esopo da ‘mo che non viene più insegnata ai bambini. Vent’anni fa rimasi di sasso quando ai miei figli venne insegnata la favola di Rodari (ebbi così la concreta certezza che i tempi erano cambiati).
Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende, regala.