di Andrea Braconi
Reparti di Malattie infettive e Rianimazione saturi. Momenti di tensione in un Pronto soccorso al collasso ed un numero di pazienti presenti all’interno senza una sistemazione alternativa, considerando che il reparto Covid è attualmente pieno. Personale medico-sanitario in costante lavoro per fronteggiare le situazioni critiche dettate da carenze organiche e di posti letto che si sommano all’emergenza pandemica. Infine, la lettera della Cisl inviata al prefetto di Fermo per denunciare le “intollerabili carenze riscontrate nella sanità fermana, a partire dalla carenza di organico, riconducibile non solo all’area sanitaria-assistenziale, ma anche a quella tecnica e amministrativa, aggravata da lentezze ed omissioni da parte del livello decisionale locale, aziendale centrale e regionale che continua da anni”.
A mettere nero su bianco la preoccupante situazione del Murri (e non solo) è l’onorevole Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, che ha presentato un’interrogazione a risposta scritta per il Ministro della Salute Roberto Speranza.
Una situazione, quella del nosocomio fermano, che secondo Fratoianni “può portare, a breve termine all’impossibilità di garantire i livelli minimi delle prestazioni a pazienti e cittadini”. “La carenza effettiva di infermieri – rimarca – è di circa 20 unità (150.000 ore in meno di tempo assistenziale all’anno). A tale grave carenza si sommano le circa 25 unità infermieristiche sospese perché non in regola con i vaccini e le legittime assenze per contagi, malattie, aspettative, congedi, maternità. Il numero di infermieri non a disposizione per il servizio attivo nei reparti, sfiora dunque le 100 unità. Gli Oss sospesi sono circa 15 e altrettanti sono assenti perché in quarantena”.
Dalla segnalazioni pervenute, inoltre, sono emerse carenze anche tra i tecnici di laboratorio e di radiologia e al Centro trasfusionale del Murri, servizio indispensabile per garantire l’emergenza e la regolare attività operatoria, oltre ad un carenza di medici dentro una situazione che “potrebbe determinare la paralisi del servizio trasfusionale di Fermo”. “La Direzione – prosegue – avrebbe deciso di utilizzare l’istituto dell’ordine di servizio per reperire medici dai reparti per coprire le guardie al Pronto soccorso, oltre all’apporto delle cooperative, che fornisce però medici non formati e senza esperienza nella gestione dell’emergenza-urgenza sanitaria, con compensi che arrivano ai 90 euro/orari. Tale esborso potrebbe, invece, coprire, almeno in parte, i costi per assumere stabilmente personale medico formato e dedicato. Sono 22 i medici previsti in organico, ma attualmente ve ne sono solo 4, di cui uno in procinto di dimettersi. Tale scelta sul Pronto soccorso rischia di non garantire che tutti i medici di turno abbiano la necessaria esperienza per assicurare il miglior intervento possibile in ogni situazione”.
A questo si aggiunge l’OBI (Osservazione breve intensiva), riconvertita in reparto Covid all’inizio della pandemia e non più riaperta. “Un dipartimento di emergenza urgenza di primo livello (come è classificata la struttura ospedaliera di Fermo) dovrebbe, invece, averla, essendo un utile strumento di mediazione tra ospedale e Pronto soccorso (con letti e personale dedicato, in stretto contatto col Pronto soccorso). In essa i pazienti possono stazionare fino a 48 ore, in attesa di essere dimessi o ricoverati in reparto di degenza. Le assistenti sanitarie, che da due anni svolgono il lavoro di responsabili del tracciamento, sono rimaste in 5 dalle 9 unità iniziali e l’Asur avrebbe chiamato i tecnici della prevenzione a supportare il loro lavoro, sottraendo quindi risorse alle importanti e indispensabili attività di controllo nei cantieri e nei luoghi di lavoro”.
Un quadro molto preoccupante, del quale Fratoianni chiede al Ministro “quali iniziative di competenza intenda assumere, affinché la situazione emergenziale venga rapidamente superata, così da garantire il pieno esercizio del diritto primario alla salute a tutti i cittadini e le cittadine di Fermo e consentire a medici, infermieri e Oss condizioni di lavoro più dignitose”.
Un’interrogazione presentata anche d’intesa con la segreteria regionale del partito, da tempo impegnata nel denunciare le gravi carenze della sanità fermana. “Una crisi purtroppo annunciata – aggiunge Serena Pillozzi, responsabile nazionale Sanità di Sinistra Italiana -, le carenze in termini di risorse umane è situazione ben nota ed è bastato il riacutizzarsi della pandemia per mettere in crisi il sistema già pesantemente sotto stress. Gli operatori sanitari sono in numero insufficiente come più volte abbiamo denunciato come Sinistra Italiana nell’ultimo anno assieme a sindacati e associazioni di categoria; purtroppo si è scelto di non intervenire in modo adeguato e si sono offerte soluzioni temporanee ed inadeguate. Quanto si verifica a Fermo è un problema comune in tutta la regione. I medici dei reparti di chirurgia vengono costretti dietro ordine di servizio a coprire turni al Pronto soccorso dell’Ospedale Murri senza averne le competenze, davvero una modalità insostenibile. Inoltre, l’inopportuna riconversione dell’Osservazione breve in reparto Covid non è una scelta sostenibile in una struttura sanitaria di primo livello, viola linee di indirizzo e normative nazionali ed impedisce il corretto flusso fra pronto soccorso ed ospedale”.
Per Pillozzi “chi continua a governare la sanità marchigiana con queste modalità mette e a rischio i livelli minimi delle prestazioni per i pazienti e, allo stesso tempo, mette a rischio anche i sanitari nel loro operato”.
“Si affronti in modo adeguato e definitivo il conclamato deficit di personale sanitario e non con soluzioni temporanee del tutto inefficaci, è un problema etico – conclude -. Non si possono mettere a rischio pazienti e personali sanitario per scelte di programmazione e gestione scellerate”.
“Quanto sono costretti a vivere i sanitari del Pronto soccorso di Fermo e i cittadini è davvero inaccettabile – sottolinea Giuseppe Buondonno della Segreteria nazionale del partito -. Ringrazio il segretario nazionale, On. Nicola Fratoianni, per averla sottoposta esplicitamente al Ministro della Sanità e al Parlamento; perché evidentemente – per il suo maggior grado di gravità – quanto accade qui è indicativo degli effetti generali dei tagli dei decenni scorsi e dei mancati interventi di oggi sulla sanità pubblica. Ma emerge anche l’inconsistenza delle rappresentanze istituzionali di questo territorio nel consesso regionale, oltre che del governo della Regione stessa”.
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