di Claudio Maria Maffei*
Nei dati di ieri 31 gennaio due colpiscono in modo particolare. Le Marche sono al penultimo posto in Italia come vaccinazione nella fascia d’età tra 5 e 11 anni e hanno la massima frequenza di nuovi casi di infezione tra 5 e 10 anni. Da noi in età pediatrica si vaccina di meno e ci si infetta di più. Una chiara posizione di presidente e assessori sarebbe urgente. Intanto riporto la voce di una mamma. Quel che mi ha scritto mi ha colpito e lo riporto qui.
«Al di là del colpevolizzare i genitori (la disinformazione è solo una parte del problema), credo si possano fare concreti passi in avanti, poiché esistono anche migliaia di famiglie che avrebbero voluto (e vorrebbero) vaccinare i propri figli, ma non ne hanno avuto la possibilità. Ecco cosa si potrebbe fare: investire risorse per aumentare il personale preposto e giorni/fasce orarie di vaccinazione, nonché organizzare open day; fornire ai pediatri e ai medici vaccinatori delle linee guida utili a gestire situazioni in cui il bambino da vaccinare si trova in quarantena scolastica (ma magari a bassissimo rischio di essersi infettato, al termine della quarantena, con test negativo). Per quanto riguarda la disinformazione, al di là delle ben note posizioni di certe aree politiche, a livello nazionale e regionale, ricordo però anche che tutti (politici di ogni colore, società scientifiche) hanno lanciato la campagna vaccinale nella fascia 5-11 dicendo “Vaccinatevi per garantirvi la vita di prima e la scuola in presenza”. Forse a lungo, lunghissimo termine. Ma allo stato attuale dei fatti, neppure nelle Regioni dove si è vaccinato di più ciò avviene. Per la popolazione adulta, l’incremento dei tassi di vaccinazione è andato di pari passo con l’allentamento di misure restrittive. Per i bambini così non è. Al momento, bambini delle elementari che a scuola stanno seduti per 5 ore indossando la mascherina, spesso ascoltando lezioni al freddo, sono costretti a stare 10 giorni chiusi in casa se si verificano 2 casi positivi in aula, indipendentemente dal fatto che siano guariti dal Covid il giorno prima o siano vaccinati. Sfido a trovare un altro qualsiasi luogo di vita o lavoro dove avviene lo stesso. Io ho vaccinato mio figlio, ma posso comprendere le perplessità delle famiglie che non intendono farlo. Credo vadano ascoltate, non colpevolizzate».
C’è qualcuno in regione disposto ad ascoltare queste parole?
* medico e dirigente sanitario in pensione
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