di Giorgio Fedeli
Trenta posti letto a disposizione, e trenta occupati. Il reparto di Malattie infettive dell’ospedale Murri di Fermo, guidato dal primario Giorgio Amadio, resta full. Ma si inizia a rivedere la luce alla fine del tunnel, almeno stando alle parole del primario Amadio che parla di «prime avvisaglie dell’inizio della fase di riduzione nella pressione del virus». Insomma, con i debiti scongiuri, sulla scia del trend nazionale, sembra che anche nel Fermano il virus stia allentando la morsa, almeno per ciò che concerne la pressione sul nosocomio.
Non è una novità, infatti, che il Murri, da troppo tempo sia chiamato a uno sforzo immane per fronteggiare i ricoveri di pazienti Covid. Pleonastico, ormai, ricordare come il Fermano disponga di un solo ospedale, per di più misto (ossia che accoglie sia pazienti affetti da Coronavirus, che non). E se a questo si sommano i pochi posti letto e il gap sul personale, ecco spiegata la pressione a cui i sanitari ospedalieri sono quotidianamente sottoposti.
Ma si inizia a sperare, dicevamo. La situazione a Malattie infettive è facilmente sintetizzabile con un unico numero: 30. Tanti sono i posti letto a disposizione di Amadio e del suo reparto, e tanti sono occupati. Dunque un reparto ‘al completo’. «Ma stiamo riscontrando l’inizio di una fase di diminuzione negli accessi al Murri da parte di pazienti affetti dal virus. Insomma ne stanno arrivando meno al Murri. Ieri, al Pronto soccorso 11, questa mattina uno. Certo, noi siamo il primo reparto che si riempie e l’ultimo che si svuota. Ma percepiamo un trend di diminuzione. Per il momento è presto dare delle conferme. La certezza l’avremo fra un paio di settimane». Ma sperare, forti di una prima analisi dei numeri, non costa nulla. E magari al Murri aiuta anche il morale dei sanitari.
E quei trenta ricoverati? «L’età media si sta alzando, ora oscilliamo tra 65/70 e i 90. In 17 non sono vaccinati. Sette, invece, hanno ricevuto la seconda dose ma ormai ‘scaduta’ nella copertura. Gli altri hanno le tre dosi ma hanno anche altre patologie. Insomma, questi, se non avessero il Covid sarebbero – spiega Amadio – comunque ricoverati in altri reparti, hanno altre problematiche. E sappiamo da sempre che il vaccino in questi casi non offre una totale copertura». Malattie infettive, però, si diceva, resta sotto pressione: «Ormai quel numero, 30, mi accompagna ogni giorno – il riso amaro di Amadio – ma a onor del vero c’è da dire anche che abbiamo, a supporto, la struttura di Campofilone e quella di Sant’Elpidio a Mare per i pazienti a bassa criticità. Noi non abbiamo pazienti con solamente problemi respiratori. Abbiamo, ad esempio, anche pazienti cardiopatici, dunque scompensati». Aperta parentesi sul Paxlovit, un farmaco che Amadio attendeva con ansia, arrivato nei giorni scorsi nelle Marche: «Dovremo averlo a brevissimo. E’ un farmaco – spiega il primario – che gli studi ci dicono essere più efficace del Molnupiravir. Va somministrato entro cinque giorni dal presentarsi dei primi sintomi ed è comunque legato a cure domiciliari. Quindi sarà gestito prevalentemente dai medici di famiglia e dalle Usca». E questo, per Amadio, ha una doppia valenza: va a combattere il virus, in primis. E, essendo legato a cure domiciliari potrebbe anche incidere significativamente sull’abbattimento dei numeri delle ospedalizzazioni dei pazienti. Insomma, a Malattie infettive non abbassano la guardia ma tornano a sperare in una diminuzione della pressione del virus.
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