L’incredulità di una comunità, lo strazio di una famiglia, la rabbia di fronte all’assurdità di andarsene a soli 16 anni. La morte di Giuseppe Lenoci è diventata un caso nazionale. Anche il Consiglio regionale delle Marche, stamattina, in apertura di seduta, ha osservato un minuto di raccoglimento per il giovane e testimoniato, attraverso il presidente dell’Assemblea legislativa, Dino Latini, la vicinanza ai familiari per “Una morte inconcepibile. Il tema della sicurezza sul lavoro richiama istituzioni e comunità tutta ad un grande senso di responsabilità”.
Quello stage formativo in un’azienda di impianti termoidraulici fermana, doveva essere l’opportunità per imparare un mestiere, si è trasformato in morte. Originario della Puglia, Giuseppe era monturanese a tutti gli effetti, cresciuto sin dall’infanzia nel comune calzaturiero, con il padre Sabino, operaio edile, la mamma Francesca ed il fratello minore Michael, che con lui condivide l’enorme passione ed il talento per il calcio. Avrebbe compiuto ad aprile 17 anni.
La sua scomparsa ha lasciato tutti sgomenti, alla società Monte Urano Campiglione nella quale il ragazzo militava e che per questa settimana ha sospeso in segno di rispetto tutte le attività del settore giovanile. Centravanti con buona tecnica ed un fisico già forte per la sua età, Lenoci si faceva notare nel campionato Allievi, aveva il gol facile, si impegnava al massimo in campo, in allenamento come in partita. Il giorno prima di morire, a causa di alcune defezioni in prima squadra, è stato convocato anche per giocare tra i grandi, in Terza categoria. Il sabato aveva giocato negli Allievi, ma a quell’età la stanchezza non si sente, è più forte l’entusiasmo. Dal presidente Lorenzo Moretti all’allenatore Roberto Bagalini, tutti ricordano il sedicenne come “un ragazzo letteralmente innamorato del calcio ed un giovane talentuoso. Giuseppe era speciale, si è fatto voler bene da tutti. Era anche maturo e posato per la sua età. È una tragedia enorme di fronte alla quale si rimane senza parole”.
Cordoglio anche dalla Fermana calcio. Il presidente Umberto Simoni, il direttore generale Fabio Massimo Conti, tutta la dirigenza e tutti i tesserati della Fermana si uniscono al dolore che ha colpito la famiglia Lenoci e la società del Campiglione & Monturano – Scuola Calcio – Settore Giovanile «per la scomparsa di Giuseppe, giovane calciatore – fanno sapere proprio dalla società gialloblu – prematuramente venuto a mancare nella giornata di ieri».
Al centro di formazione professionale Artigianelli si stava specializzando appunto in termoidraulica, in quest’ambito era incastonato lo stage che lunedì lo ha portato lungo le strade di Serra de’ Conti, nell’Anconetano, dove ha trovato la morte. Ancora qualche mese e a giugno, dopo l’esame, avrebbe conseguito la qualifica professionale di terzo livello, per iniziare a lavorare.
Monte Urano attende che sulla salma vengano effettuati i rilievi di rito, prima della restituzione ai familiari, per riabbracciare lo sfortunatissimo concittadino. Stamattina in paese l’unico argomento di discussione era la tragedia che ha colpito la famiglia Lenoci. Abitava in via Colombo, Giuseppe, a due passi dal centro. Una via falcidiata dalla sfortuna e da morti premature che negli anni hanno segnato la comunità monturanese e che ora conta un altro lutto lacerante.
LE REAZIONI
«Il partito comunista Marche esprime le proprie condoglianze alla famiglia del giovane ragazzo morto ieri in un incidente stradale durante uno stage lavorativo a soli 16 anni. Solo poche settimane fa un altro studente aveva perso la vita a soli 18 anni, Lorenzo Parelli. Ma nessun politico, a partire dal ministro Bianchi – le dichiarazioni del segretario provinciale Partito Comunista di Fermo, Filippo Pannelli – ha preso in considerazione le richieste dei numerosi studenti scesi in piazza. Come PC e Federazione della Gioventù Comunista avevamo manifestato in numerose piazze d’Italia (ad Ancona il 5 febbraio) in appoggio agli studenti che sempre in maggior numero si ribellano a questo modello di società. Vogliamo che il progetto alternanza scuola lavoro venga immediatamente abolito».
«La morte di Giuseppe una tragedia per tutta la comunità fermana» sono le parole del segretario generale Cgil Fermo, Alessandro De Grazia. «Un sentimento di forte dolore ci ha pervaso alla notizia della tragica scomparsa di Giuseppe Lenoci, il giovane monturanese morto a seguito dell’impatto del furgone sul quale viaggiava insieme ad un operaio del Fermano. Giuseppe frequentava il centro studi Artigianelli di Fermo e si trovava a bordo di quel furgone. La morte di Giuseppe ci ha colpiti profondamente per la sua giovane età, per il vuoto incolmabile che lascia la perdita di un figlio. Ci stringiamo alla madre ed al padre di Giuseppe, iscritti alla Cgil di Fermo, a tutta la sua famiglia ed ai familiari dell’operaio alla guida del furgone auspicando la sua pronta guarigione. Giuseppe era prima di tutto uno studente di 16 anni, non era un operaio, non era un lavoratore, studiava per emanciparsi, per crescere e realizzare le proprie aspettative. Non spetta a noi valutare e ricostruire i fatti del tragico incidente, ma sicuramente la sua morte, come quella di Lorenzo Parelli a poche settimane da lui, deve porre l’accento sul ruolo dell’istruzione e del rapporto tra scuola e lavoro. Da anni ci battiamo per l’abrogazione della norme sull’alternanza. La scuola non deve essere il luogo, come sostiene qualcuno, dove fare addestramento ad una professione perché servono braccia. Il Governo e le Regioni, ascoltino le nostre rivendicazioni e quelle degli studenti che in queste settimane sono scesi in piazza per gridare tutta la loro rabbia dinanzi ad una situazione non più accettabile, non solo per la scarsa attenzione della politica nei confronti della sistema scolastico pubblico, ma anche per dire no all’idea che dopo il percorso di studi debba esserci una prospettiva di lavoro precario. Per queste ragioni continueremo a batterci e sostenere il loro percorso di mobilitazione, perché siamo fortemente convinti che investire sulla scuola, sulla ricerca, sia l’unica strada per costruire e consegnare alle future generazioni un paese migliore».
«In Italia di lavoro si muore. Tutti i giorni. Perciò l’alternanza scuola-lavoro per studentesse e studenti – rimarcano da Dipende da Noi – Noi vogliamo cancellare questo sistema. Qui non c’è spazio per alcun riformismo, moderatismo o centrismo politico: questa logica va abolita e basta. Si può e si deve cambiare radicalmente il modo di organizzare il lavoro e la scuola. Quest’ultima deve ritornare al suo vero compito: educare le persone e anche prepararle a superare ogni sistema iniquo, non ridurle a risorse umane per le pretese del sistema.
Dipende da Noi esprime la sua vicinanza alla famiglia di Giuseppe e aderisce alla protesta del movimento studentesco contro l’attuale politica di gestione della scuola, contro questo modo di concepire sia lo studio e il lavoro, che nega il diritto all’uno e all’altro. Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla giornata di protesta e di mobilitazione studentesca del 18 febbraio per arrivare presto all’abolizione delle norme attuali sull’alternanza scuola-lavoro per una autentica rinascita della scuola e alla realizzazione della sicurezza nel lavoro».
“Non è mai facile – le parole di Mattia Santarelli, segretario GD città di Fermo e responsabile Scuola PD provincia di Fermo, con dei puntuali distinguo – trovare le parole per esprimere l’amarezza che si prova in simili situazioni. Lo è ancor di meno stavolta. Vuoi perché Giuseppe frequentava le stesse vie nelle quali sono cresciuto anche io, vuoi perché morire a 16 anni è atroce e inspiegabile. Mi preme dire una cosa però. Giuseppe non è morto di alternanza, non è morto di lavoro. Giuseppe è morto. In un terribile incidente d’auto. La logica, per cui ormai tanti usano qualsiasi fatto simile per fare post di indignazione su sicurezza sul lavoro e alternanza, svuota questi temi dell’importanza che hanno e manca di rispetto alla vita di quelle persone. Strumentalizzare qualsiasi notizia per parlare di un tema vuol dire mancanza di argomenti nel trattare il tema. Trattiamo una morte con il rispetto che merita e con il tempo che merita. E trattiamo un tema con (sarebbe ora) la serietà che richiede. Altrimenti non è “fare ricordo”, non è “indignazione”, e non è neanche “voler cambiare qualcosa”. È una strana forma di confusionario populismo, piuttosto macabra, per di più. Personalmente sono contro l’alternanza scuola-lavoro nella maniera più completa, da sempre, e credo che vada come minimo ripensata. E sicuramente i recenti fatti di cronaca non aiutano ad accrescere la mia stima per questa misura. Ma considerando i fiumi di paladini che hanno sguainato la spada, stavolta, mi aspetto di vedere le piazze piene e la legge cambiata, quantomeno. Stavolta veramente».
«Basta – rimarcano dalla Fiom Cgil di Fermo – con l’alternanza scuola- lavoro, gli stage e i tirocini, il nome non cambia il fatto che giovani studenti sono prestati al lavoro. La scuola deve tornare al suo compito che non è certo quello di un’azienda, ma il luogo in cui i giovani si dedicano al sapere libero da ogni condizionamento. Nostro dovere è quello di tutelare gli/le studenti/esse i/le giovani. Il diritto allo studio va difeso. Non si deve abbassare mai la guardia sulla salute e sicurezza. Gli studenti hanno tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio, non sono soli, questa è la nostra battaglia. La Fiom di Fermo proclama un’ora di sciopero (l’ultima ora di ogni turno) il 18 febbraio in concomitanza della manifestazione degli studenti alla quale aderisce oltre a tutte le altre iniziative che saranno programmate nei prossimi giorni. La Fiom di Fermo si stringe attorno alla famiglia, esprimendo il proprio cordoglio».
“Questa tragedia spinga a riflessione, no a strumentalizzazioni» il punto della senatrice Rossella Accoto, Sottosegretaria al Lavoro e alle Politiche Sociali. «Desidero esprimere la mia vicinanza alla famiglia di Giuseppe Lenoci, il giovane morto ieri in un incidente stradale a Serra de’ Conti, in provincia di Ancona. Una tragedia che deve spingere tutti ad un momento di riflessione e ad evitare facili strumentalizzazioni. Giuseppe frequentava il Centro di formazione professionale Artigianelli dell’opera Don Ricci di Fermo ed era specializzando in termoidraulica. Era al terzo anno e a giugno avrebbe ottenuto la qualifica professionale di terzo livello come operatore termoidraulico. Una tragica fatalità ha interrotto la sua vita e le sue aspirazioni, non è facile accettare che possa accadere ad un giovane di 16 anni. Possa riposare in pace».
«Scuola e lavoro? Due mondi inscindibili che meritano una gestione meticolosa in termini di sicurezza», questa, invece, la posizione di Marcello Luciani dell’Anmil. «Da quando ho avuto l’infortunio nel 2017 le mie notti non sono più state le stesse, e quei momenti sono per me più vivi che mai”, dichiara il presidente regionale Anmil Marche per il quale far parte dell’associazione nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro vuol dire non dimenticare mai di mettere la sicurezza al primo posto.
«Giuseppe Lenoci, a 16 anni, non respira più – spiega il presidente Luciani – mentre per chi guidava il mezzo, ed è ricoverato in gravi condizioni, è stato un altro incidente che si aggiunge a quelle centinaia di cui non si conosce neppure il nome. Ora, alla notizia di questa ennesima morte, bisogna chiedersi perché accettiamo che accadano simili tragedie come se le ritenessimo ineluttabili – si chiede il presidente Luciani – perché se ne discute collettivamente solo quando si alza l’asticella? La gravità di questo fenomeno si è scolpita nelle menti dei più per due nomi: Luana e Lorenzo, ai quali oggi si aggiunge il giovanissimo Giuseppe. Ma loro sono solo i più giovani di una strage di innocenti. Sui Giovanni, Paolo, Antonio, Maria che muoiono ogni giorno lasciando figli, mogli, genitori, fratelli, troviamo solo poche righe in cronaca senza ormai riuscire a suscitare l’indignazione di alcuno mentre scende su di loro l’indifferenza di ciò che non fa notizia. Per tutti loro la nostra battaglia quotidiana non finisce mai. Volevamo tutti tornare alla normalità – continua il presidente Luciani – uscire dalla pandemia che ha bloccato il lavoro e fermato l’economia e lo vogliamo al punto da essere disposti ad accettare queste conseguenze di cui siamo tutti responsabili. Il rapporto tra scuola e mondo del lavoro è di fondamentale importanza per il futuro del Paese – conclude Luciani – ma deve essere gestito con una ancor più grande, meticolosa, attenzione nei confronti della sicurezza. L’obiettivo che perseguiamo tenacemente, anche con la nostra Scuola della Testimonianza, portando negli istituti scolastici di ogni ordine e grado le nostre storie, non risiede nello scindere queste due realtà, bensì nel rafforzare la loro unione, concentrandoci sul valore della formazione dei lavoratori di domani, affinché affrontino il mondo del lavoro avendo già avuto un primo impatto efficace e chiaro di quanto siano prioritari i concetti di sicurezza e prevenzione».
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