di Andrea Braconi
Distinzione tra vaccinati e non? No, grazie. “Il sistema scuola sta esplodendo proprio per questa discriminazione” è il pensiero condiviso da più insegnanti. Dalla costa all’entroterra, chi all’interno del sistema scolastico ha il ruolo di educare le nuove generazioni si è ritrovato e continua a ritrovarsi a fare i conti con evidenti difficoltà organizzative. “Mentre la situazione pandemica è in lieve miglioramento, noi ci ritroviamo a fare un vero e proprio tracciamento, un carico ulteriore in questa enorme confusione. Ma non dovrebbe essere compito nostro, perciò fateci fare solo il nostro mestiere”.
Ma ad allarmare sono soprattutto le indicazioni operative sulla gestione delle positività da Covid-19. “Di fronte a pochissimi casi di positività, uno studente sano per il fatto di non essere vaccinato non può andare a scuola, dopo due anni di continui stop and go. Così è costretto a farsi 5 giorni a casa, ma soprattutto per i più piccoli ci sono alcune domande ineludibili: chi li guarda? chi li aiuta con la didattica a distanza? E perché invece non possono fare un tampone e tornare a scuola in caso di negatività? Chi è sano perché non ha il diritto di frequentare i propri compagni e i propri insegnanti?”.
Nelle chat ribalza il caso della Provincia autonoma di Bolzano che ha invece dato il via libera ai non vaccinati di restare in aula a seguito di un tampone con esito negativo, creando così un importante precedente. “Alcuni esponenti istituzionali stanno portando avanti queste istanze, ma sembra che da Roma non venga mai data risposta. Intanto i tempi si allungano, si trovano cavilli burocratici pur di non risolvere il problema e l’anno scolastico si avvia alla conclusione”.
Insomma, dentro la scuola si ha la sensazione (“Diciamo una certezza” rimarcano) di essere il settore che più sta risentendo di un vero e proprio caos normativo. “Ci sono bambini che si sono fatti già 4 quarantene e andando avanti così peggioriamo irrimediabilmente la loro situazione. Sì, conosciamo la litania che la quarantena è stata accorciata, ma i pesanti disagi per le famiglie restano e di che portata. Ma questa non è più vita, né per i ragazzi, né per genitori e nonni. Il servizio pubblico è di tutti, non può esserci la discriminante lui sì, l’altro no”.
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