Nuovo appuntamento con la rubrica “Salute & Benessere” in compagnia del Centro Fisioterapia e Medicina Rialab di Montegiorgio che, oltre al dottor Michele Del Bello (fisioterapista specializzato in terapia manuale e riabilitazione della mano e dell’arto superiore), vanta anche professionisti specializzati nel trattamento conservativo e post chirurgico dell’osteoartrosi di anca e ginocchio. Quest’oggi, infatti, è proprio la dottoressa Virginia Serpe, coordinatrice dei fisioterapisti del Centro Rialab, ad approfondire la tematica. Prima di tutto cerchiamo di capire di che patologia si tratti, chi può colpire e da cosa possa essere causata.
«L’osteoartrosi è una patologia degenerativa della cartilagine articolare, ossia del tessuto connettivo, che riveste i capi articolari allo scopo di distribuire uniformemente il carico e di ridurre l’attrito durante il movimento. All’usura cartilaginea segue la progressiva degenerazione dell’intera articolazione attraverso fenomeni infiammatori aspecifici, formazione di osteofiti, geodi, sclerosi e deformazione dell’osso subcondrale. Si tratta della forma di artropatia più diffusa, con una prevalenza maggiore nelle donne e nei soggetti in sovrappeso e obesi e che aumenta con il progredire dell’età. In Italia coinvolge circa il 12% della popolazione con un impatto sociale molto alto, sia in termini di riduzione della qualità di vita che per i considerevoli costi sanitari. Le articolazioni più colpite sono ginocchio, anca, caviglia, rachide, spalla e le piccole articolazioni delle mani. Può essere primaria, ossia non legata ad un fattore scatenante ma correlata all’età, o secondaria, ossia causata da uno o più fattori predisponenti (traumi, lassità legamentosa, difetti congeniti, mal allineamento articolare) e che potenzialmente si sviluppa anche in soggetti giovani».
Come riconoscerla e quali sono i sintomi ad essa associati?
«L’osteoartrosi d’anca si presenta con dolore, rigidità, tumefazione e limitazione funzionale dell’articolazione. Inizialmente il dolore si manifesta all’inguine e tende ad irradiarsi all’area anteriore e interna della coscia fino al ginocchio durante le attività di carico; progressivamente viene avvertito anche a riposo e determina una riduzione sempre maggiore di mobilità e autonomia del paziente. Con il tempo la muscolatura della gamba perde efficienza e si instaura una zoppia. Non è raro osservare la presenza di dolore lombare. La diagnosi è essenzialmente clinica ed è effettuata dallo specialista tramite la raccolta dei dati anamnestici e l’esame obiettivo. L’esame radiografico sotto carico conferma la diagnosi clinica dimostrando una possibile riduzione della rima articolare, sclerosi dell’osso subcondrale e presenza di osteofiti. Va però sottolineato che è frequente la non corrispondenza tra RX e severità dei sintomi: un quadro radiografico compromesso non necessariamente è legato a sintomi importanti, così come una sintomatologia importante potrebbe non trovare corrispondenza in un esame radiografico solo lievemente alterato».
Ci sono delle soluzioni? Che tipo di trattamento viene consigliato?
«La diagnosi precoce è fondamentale per iniziare un trattamento tempestivo e più conservativo possibile con l’obiettivo di rallentare la progressione e la sintomatologia della malattia. L’approccio alla patologia prevede la collaborazione del medico specialista e del fisioterapista: l’esercizio terapeutico e l’educazione al movimento sono i trattamenti di prima linea, parallelamente alla perdita di peso se necessario; ma a ciò vanno abbinanti un’adeguata copertura farmacologica per la gestione del dolore (Fans o paracetamolo, più raramente oppioidi), infiltrazioni endoarticolari di acido ialuronico o di corticosteroidi, somministrazione di condroprotettori orali, terapia fisica e terapia manuale. Nello specifico il fisioterapista interviene nelle fasi di forte infiammazione e dolore dell’anca con la terapia fisica strumentale (tecar, magneto, TENS, laser) e con tecniche di terapia manuale con lo scopo di ridurre la sintomatologia e migliorare la mobilità articolare. Progressivamente inserisce l’esercizio terapeutico con attività a intensità crescente per rinforzare e allungare la muscolatura della gamba, migliorare la deambulazione e incrementare la qualità di vita del paziente. Nel caso in cui il protocollo conservativo non risulti efficace, viene prospettata la soluzione chirurgica, che può essere di tipo protesico, volta alla sostituzione parziale o totale dell’articolazione quando la degenerazione articolare è di entità severa, o di tipo non protesico, volta alla correzione delle alterazioni biomeccaniche tipiche dell’osteoartrosi secondaria soprattutto nei soggetti giovani».
La dottoressa Virginia Serpe, è fisioterapista con formazione in terapia manuale Mulligan Concept, rieducazione posturale globale metodo Souchard (RPG). Presso il centro fisioterapico Rialab è coordinatrice dei fisioterapisti e si occupa, tra le altre cose, del trattamento conservativo e post-chirurgico dell’osteoartrosi di anca e ginocchio.
Per info: www.rialab.it
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