AMANDOLA - La richiesta di Luisa Di Venanzi, presidente del comitato per la Salute dei Sibillini, con una lettera aperta rivolta al sindaco Marinangeli e ai sindaci dell'entroterra
«Dovremo attendere ancora un anno per avere il nuovo ospedale di Amandola a servizio del territorio dei Sibillini?». E’ quanto si domanda, con una lettera aperta, la presidente del comitato per la SAlute dei Sibillini, Luisa Venanzi. Al comitato, infatti, in questi giorni è arrivata l’informazione secondo cui ci sarebbe «uno slittamento di un anno, sul cronoprogramma dell’ospedale dei Sibillini, dovuto presumibilmente alla variante apportata al manufatto in corso lavori».
«Ricordo molto bene che – puntualizza Di Venanzi – ci fu garantita la consegna del nuovo ospedale completo al massimo per questa estate. Pertanto, come presidente del Comitato per la salute dei Sibillini non posso far altro che, qualora la notizia dello slittamento fosse fondata, osservare l’avverarsi dei tempi di attesa da noi previsti con largo anticipo, durante una delle nostre assemblee tenutesi nella ex pretura di Amandola, assemblee in cui vennero calcolati in maniera precisa e dettagliata tempi e costi, che si stanno avvicinando ai nostri.
Nel frattempo i cittadini montani, che in questo momento dovessero avere necessità di cure ospedaliere, con puntualità e tempestività dei servizi, incapperanno inevitabilmente nel solito intasamento del pronto soccorso dell’ospedale Murri di Fermo, nell’attesa snervante di un posto letto, con al seguito le proprie famiglie, costrette ad un inevitabile nomadismo.
Ora ci chiediamo e chiediamo perché, durante questa attesa di un anno, il nostro primo cittadino, insieme agli altri sindaci del territorio montano dei Sibillini, non sproni nel contempo al recupero ed utilizzo della struttura ex Rsa del 2008, attigua al Vittorio Emanuele II ed ai servizi diagnostici, danneggiata solo nelle tramezzature, per riportarvi in pochi mesi di lavoro, con spesa contenuta, almeno la medicina, facendo in modo di aumentare il numero dei posti letto a disposizione della comunità? Sperando che il nostro appello venga ascoltato, rimaniamo in attesa di servizi sanitari vitali, come stiamo facendo ormai da sei lunghissimi anni».