di Leonardo Nevischi
In riva all’Adriatico continua a tenere banco la sentenza del Consiglio di Stato che prevede l’applicazione nel 2024 della direttiva Bolkestein dell’Unione Europea per la messa al bando delle concessioni, incluse quelle sul demanio marittimo dove sono costruiti gli stabilimenti balneari. Questa sentenza, tra le file degli operatori balneari, ha causato una rivolta grande come il mare ed ha trovato sponda nelle istituzioni e nelle varie associazioni di categoria. In ultimo, nella sala della Croce Verde di Porto Sant’Elpidio, anche Confartigianato è voluta scendere in campo al fianco degli stabilimenti balneari localizzati nelle tre province di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo organizzando un incontro che ha visto la partecipazione di oltre cinquanta operatori, tra quelli collegati da remoto e quelli in presenza.
Tra i presenti, anche l’assessore regionale al Demanio, Guido Castelli, che ha fatto il punto sulla situazione. «La questione dei balneari non è privata, bensì intercetta l’interesse pubblico e la Regione Marche ne condivide alcuni principi, tanto da aver voluto evidenziare che il lavoro, gli investimenti, la dedizione e professionalità di chi esercita l’attività balneare creano un modello di sviluppo turistico, che merita attenzione. Ci sono 868 concessionari nelle Marche, di cui 127 nel Fermano: ci siamo assunti la responsabilità di tutelare i lavoratori e l’interesse pubblico, affinché i 9 milioni di visitatori che scelgono le nostre spiagge possano continuare ad usufruire di questa professionalità – ha sottolineato Castelli, che poi ha proseguito -. Il Consiglio regionale ha sostenuto e trasmesso a Draghi il nostro intento di far precedere ogni valutazione di riordino in materia all’espletamento e al completamento della mappatura. La direttiva parla chiaro: l’operatività dell’ordinanza esiste solamente dove sia accertata la scarsità della risorsa, che ad oggi non è appurata. Non è quindi un semplice cavillo burocratico. Le Marche hanno 164mila metri lineari di costa, di cui 125mila accessibili. Di quest’ultime, solo 61mila sono già oggetto di concessione, pertanto possiamo dire che nelle Marche non vi sarebbero i presupposti per l’applicazione. Gli imprenditori che hanno fatto gli investimenti sapevano di poter completare il lavoro con una data operatività della concessione, che ora si vuole disastrare. Noi spingeremo affinché vengano fatte delle mappature e poi in sede europea verranno valutati i presupposti di applicazione della Bolkestein – ha concluso Castelli -. Agli imprenditori serve un quadro giuridico chiaro: il Governo non sta brillando in quanto a chiarezza».
Dopo i saluti di Lorenzo Totò, presidente del direttivo territoriale di Fermo, affiancato dalle colleghe Milena Sebastiani e Lucia Biagioli, ad intervenire da remoto è stato il presidente regionale Confartigianato Imprese Demaniali, Mauro Mandolini, il quale ha tenuto a ringraziare la giunta Acquaroli per «l’impegno dimostrato sin da subito a difesa delle imprese. Purtroppo la sentenza del consiglio di Stato ci ha tolto la tranquillità. Nel corso di questi anni, da quando è nato il comparto turistico balneare, le nostre imprese sono cresciute con sforzi e sacrifici, diventando un’eccellenza italiana invidiata in tutto il mondo. Ora non possiamo permetterci che quanto di buono fatto venga cancellato, ma dobbiamo far sì che le imprese ritrovino quella tranquillità necessaria per poter continuare a lavorare e crescere. Per noi è fondamentale il confronto con le istituzioni e con la regione affinché si trovi un sistema che ci consenta di tutelare le nostre imprese».
Dal presidente regionale, si è poi passati a quello nazionale. Ad intervenire, infatti, sempre in collegamento virtuale è stato Mauro Vanni che ha fatto eco sottolineando l’importanza «del dialogo, della collaborazione e della condivisione dei problemi, perché le comunità crescono solo quando si fa sistema. Oggi è scaduta la data di consegna degli emendamenti al dl sulla Concorrenza su cui si sta discutendo in Parlamento ed in Senato: la decima commissione ha chiuso la raccolta degli emendamenti e da domani si inizierà a fare la cernita tra gli ammissibili (1000 emendamenti di cui 250 solo sul tema balneari) – ha proseguito Vanni -Gli ultimi mesi sono stati parecchio convulsi ed hanno accelerato la nostra attività sindacale. Abbiamo lavorato tutto l’inverno con i tecnici dei vari ministeri per preparare proposte di una legge delega, poi Draghi ha costretto il Consiglio dei Ministri a fare una legge e questo vuol dire che nell’arco di pochissimo tempo, dopo l’estate, il suo iter sarà completato. Adesso ci sarà un periodo di discussione dei vari emendamenti al Senato e dopo passerà alla Camera: se non verrà modificato nulla, verrà approvata una legge deroga per renderla attuativa. D’ora in poi la nostra opera politico sindacale entrerà nel vivo, perché da come verranno accolti gli emendamenti e da come verranno applicati i vari decreti attuativi dipenderà il futuro delle nostre aziende. La nostra battaglia sarà serrata e va combattuta in maniera unitaria, condivisa tra sindacati e con le Amministrazioni locali e le Regioni: dobbiamo arrivare a spingere i partiti a fare vera politica, quella di tutela degli interessi delle aziende e soprattutto dell’Italia. È il momento in cui la politica deve riprendersi la sua dignità e non perdere la sua credibilità».
Al termine dell’incontro non sono mancanti gli interventi di alcuni operatori balneari presenti in sala. Diretto e senza fronzoli il commento di Nazario Luzi, titolare del ristorante “Il Grillo” di Lido di Fermo, che ha esordito con un categorico «Le aste non si devono fare» e poi ha proseguito raccontando la sua esperienza personale: «Nel 2003 è stato fatto il piano di spiaggia a Fermo e mi hanno dato dieci anni di tempo per adeguarmi al piano, altrimenti avrei perso la concessione. Io ho ipotecato la casa di mio padre e quella di mio nonno per poter costruire in base a quello che il piano regolatore mi concedeva e ora mi ritrovo ad un punto in cui le concessioni non valgono più nulla. Se io non avessi investito mi avrebbero tolto la licenza e avrei perso il lavoro perché dovevo adeguarmi al piano, adesso invece perderò il lavoro ed anche la casa. A quei tempi, fin tanto che il valore del mio stabilimento era superiore a quello degli investimenti, potevo stare tranquillo per un’eventuale cessione». Per Luzi un problema da non sottovalutare sono anche «le multinazionali estere o le cooperative che non sono concorrenti leali per le concessioni demaniali».
«Basta temporeggiare, dobbiamo battere tutti i pugni sul tavolo – è stato invece il commento di Luca Rovoletto, titolare de “La Vaca Paca” a Porto Sant’Elpidio -. In questi anni abbiamo avuto tantissimi incontri con rappresentanti politici e tutti si sono spesi per noi: nessuno ci ha mai dato contro però oggi siamo ancora in questa situazione, quindi la politica ci ha portato allo sfracello. Basta parole, servono fatti». A tal proposito è arrivata la risposta di Vanni che ha puntualizzato: «Voglio vedere in sede parlamentare quali saranno i partiti che voteranno a favore o contro i balneari. A parole tutti si sono dimostrati vicini alla categoria, pertanto in quella circostanza avremo delle risposte concrete».
A porgere gli ultimi interrogativi al presidente Vanni è stato Marco Ciccarelli, titolare dello stabilimento “Papillon” a Porto Sant’Elpidio. «Quali sono attualmente i nuovi parametri di assegnazione in sede di gara? Perché non trovate un punto di unione con Confesercenti, Confcommercio, Sib e Cna per dimostrarvi compatti dinanzi ai tavoli governativi per vincere questa guerra?».
«Tali elementi non ci sono ancora, o perlomeno sono talmente deboli che in questo momento non sono sufficienti a mantenere la continuità della gestione e per questo siamo profondamente critici con questo emendamento e non lo accetteremo – ha risposto Vanni al primo quesito e poi ha chiosato -. Purtroppo c’è competizione tra alcuni presidenti sindacali e per alcuni di loro è prioritario il numero delle tessere delle imprese piuttosto che il loro bene. Ci sono sindacati ondivaghi che davanti alle imprese raccontano una cosa poi nelle stanze insieme alla politica recitano tutt’altro».
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