di Maria Nerina Galiè
«L’Asur Marche non ha funzionato: è questa la realtà. Pertanto, in linea con il programma elettorale, come Regione stiamo andando verso la riorganizzazione della Sanità, basandoci su un principio di risposta alla domanda, ma anche di elevata specializzazione».
Con queste parole l’assessore regionale alla Sanità delle Marche, Filippo Saltamartini, chiarisce sul riassetto delle Aree Vaste, con rumors sempre più insistenti che vedono uniti Piceno, Fermano e, secondo qualcuno, anche Maceratese in un’unica Azienda ospedaliera Marche Sud. Accanto, sempre da voci che si accavallano tra operatori e tecnici preoccupati, ci saranno Marche Nord, Torrette, Inrca e Ancona.
«Non posso né confermare né smentire una cosa che non esiste nel nostro intento, come Marche Sud – precisa Saltamartini – di cui nessuno di noi ha mai parlato. Mentre di vero c’è la riforma della Legge 13 (che ha centralizzato i servizi, poi istituito le Aree Vaste, ndr) che la prossima settimana porterò all’approvazione della Giunta regionale, per poi sottoporla a tutti gli stakeholder interessati, come i sindaci e sindacati».
Qual è quindi il disegno della Regione, assessore?
«Alla base dell’insuccesso dell’Asur c’è il fatto che si tratta di un’organizzazione troppo grande per poter gestire con efficacia, e contemporaneamente per tutta la regione, l’aspetto ospedaliero e della medicina territoriale. Anche nel Pesarese non va bene, con l’azienda Marche Nord che si occupa degli ospedali di Pesaro e Fano, mentre l’Asur continua ad avere competenze sulla medicina territoriale. C’è confusione e non si danno risposte relativamente alla velocità e all’appropriatezza delle cure».
Non più Asur, pertanto, ma «aziende più piccole sul territorio, di tipo provinciale, in grado di gestire ospedali e medicina territoriale, questa soprattutto in funzione del ruolo di prevenzione e riduzione dell’ospedalizzazione».
Assessore, in un’ottica provinciale, alcune organizzazioni non rischiano di essere troppo piccole?
«E’ un aspetto tecnico che verrà affrontato successivamente. Le dimensioni saranno tali da ottimizzare il rapporto tra risorse e servizio. Il criterio non sarà quello del numero degli abitanti, ma della domanda. Le risorse saranno mosse da un principio economico di produzione che deve seguire, appunto, la domanda. L’obiettivo è quello di abbattere le liste di attesa ed offrire appropriatezza nelle cure ed elevata specializzazione».
Necessario, a questo punto, un esempio pratico con cui l’assessore spiega il concetto.
«L’ospedale di Fermo è un centro di riferimento per l’Endoscopia, ma con i mezzi attuali, può rispondere a 300 delle 1.000 domande. Preciso che sto dando numeri a caso. Bene, potenzieremo l’Endoscopia di Fermo. Cito l’ospedale di Fermo perché nuovo ed in quanto sarà oggetto di ingenti investimenti in macchinari elettromedicali di ultima generazione. Ma proprio per questo non rimarrà solo “l’ospedale di Fermo”: sarà a servizio dell’intera regione e, possibilmente, attrattivo per la mobilità attiva. Un macchinario particolarmente costoso non potrà certo lavorare solo tre ore al giorno, ma almeno 15. Soddisfare la domanda, lo ripeto, sarà il principio per indirizzare le risorse che, a loro volta, dovranno essere sfruttare al meglio».
Ed ancora: «Se in un altro ospedale, Ascoli, sempre come esempio, emerge l’esigenza di potenziare Oculistica, per dire pure una specialità a caso, sarà fatta la stessa cosa.
Laddove ritenuto opportuno – è sempre Saltamartini a parlare – si potenzierà il servizio, elevando la specializzazione che, in questo modo, andrà a caratterizzare i diversi centri per poi rispondere a tutta la regione, che non deve registrare liste di attesa e, possibilmente, favorire la mobilità attiva».
Infine l’assessore regionale puntualizza: «No a campanilismi e la “lotta” tra chi avrà il centro più grande o importante. A tutti i territori sarà garantito l’ospedale di primo livello, con le 14 specializzazioni previste dalla legge. Uno, quello del Piceno, rimarrà strutturato sui due plessi di Ascoli e San Benedetto che si compenseranno. E’ in corso uno studio per valutare i livelli produttivi di tutti gli ospedali. Per restare nella provincia di Ascoli, sono emersi in alcuni reparti con punte di eccellenza. E’ questo che determinerà le scelte di potenziare un reparto ed eventualmente accentrare la specializzazione. Altro esempio: il punto nascita sarà quello dove i livelli produttivi, che non sono legati al solo fattore numerico ma anche al buon esito delle prestazioni, sono i più performanti».
I rumors sono arrivati all’orecchio anche del capogruppo di Fermo Capolugo #FermoFutura, Renzo Interlenghi che proprio non ci sta. E ne ha per tutti, in maniera bipartisan. «Il disegno è chiaro: azzerare la provincia di Fermo che, si sa, non è mai stata vista di buon grado perché ha rappresentato uno smacco per Ascoli e infastidisce Macerata. In molti si sono accontentati del risultato senza che proseguisse un lavoro di rafforzamento economico, sociale e istituzionale; le divisioni politiche ne hanno rappresentato l’emblema tanto che, oggi, in Regione il Fermano non esiste, ovverosia è subalterno a una, oramai chiara, logica volta ad azzerarne completamente il ruolo».
«Abbiamo assistito a un attacco sistematico al nostro territorio, e l’aspetto legato alla sanità, che è il principale strumento per intervenire nella vita dei marchigiani, ne è la prova. Il centrodestra, che nel Fermano è il più debole, ha compreso che è il momento giusto per affondare il colpo e annientare anni di battaglie e Saltamartini è colui che sarà disponibile a sacrificare, in nome di superiori equilibri regionali, la nostra provincia.
Oltre alla debolezza del centrodestra, c’è quella del centrosinistra, inesistente per alcuni versi ma, soprattutto, la logica del campanile che, da solo, vedi il Comune di Fermo, non è in grado di sopportare le mazzate portate dalla neo giunta regionale, perché ne è succube. Fermo – incalza Interlenghi – non cura gli interessi del territorio fermano perché pensa solo alla sua città: questa è la “dottrina Calcinaro” che incarna un civismo di corte incapace di incidere al di fuori della propria realtà. Ecco perché il centrodestra ha appoggiato la sua elezione e si appresta ad appoggiare la candidatura di un altro civico a Porto San Giorgio, consapevole che solo indebolendo il territorio politicamente è possibile farne ciò che si vuole, ed ecco perché i partiti di centrodestra rinunciano ai propri simboli pur di avere buon gioco in Regione. Alla stessa maniera la vittoria del centrodestra alle elezioni provinciali del Fermano ne rappresenta un ulteriore tassello. E’ questo, però, che serve ai cittadini della nostra Provincia? Serve, cioè, che sia governata da esponenti esterni ad essa? E’ questo ciò che vogliamo veramente? E’ evidente che il sindaco Calcinaro dia dimostrazione di tutta la propria inconsistenza politica. Le cose sono due: o ne è consapevole, allora mente ai propri cittadini; oppure non lo è, allora è colpevole d’inerzia e d’incapacità politica. Scegliete voi. Abbiamo chiesto al sindaco chi comandi realmente a Fermo e torno a rifargli questa domanda. Aspetto la risposta. L’alternativa c’era ma c’è chi, per ripicche interne, ha preferito tagliare il ramo su cui era seduto pur di dare una svolta e una speranza. Noi, dal canto nostro, dall’opposizione faremo ciò che si può per far capire l’errore macroscopico commesso dalla città di Fermo, ma prima ancora da quelle forze politiche che fecero terminare anzitempo l’esperienza della sindaca Nella Brambatti, motivo per cui oggi ne paghiamo ancora le conseguenze. Personalmente, mi sono messo a disposizione, con serietà, della città e del territorio e lo sono ancora, per dare voce a tutti coloro che ne hanno a cuore, veramente e non a parole».
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