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Sperone Calcaneare: cos’è, sintomi, cause e terapia

SALUTE & BENESSERE - Dolore acuto al tallone? Percezione di fastidio durante una camminata che tende a diminuire con il riposo? Ecco come ottenere una diagnosi e come curarsi attraverso un trattamento conservativo. Ne parliamo con il dottor Stefano Del Gatto, assistente fisioterapista della Fermana Football Club e studente dell’International College of Osteopathic Manual Medicine di Roma

Nuovo appuntamento con la rubrica “Salute & Benessere” in compagnia del Centro Fisioterapia e Medicina Rialab di Montegiorgio che, oltre al dottor Michele Del Bello (fisioterapista specializzato in terapia manuale e riabilitazione della mano e dell’arto superiore), vanta anche professionisti specializzati. Quest’oggi, infatti, è proprio il dottor Stefano Del Gatto, assistente fisioterapista della Fermana Football Club e studente dell’International College of Osteopathic Manual Medicine di Roma, ad approfondire la tematica dello sperone calcaneare.

Prima di tutto cerchiamo di capire di che patologia si tratti, chi può colpire e da cosa possa essere causata.

«Lo sperone calcaneare o spina calcaneare, è una esostosi, ovvero una neoformazione benigna dell’osso calcaneare, causa molto frequente di dolore al tallone. Si tratta di una protuberanza ossea (un becco, un uncino) situata frequentemente nella parte inferiore e mediale del calcagno anche se è possibile e frequente in sede posteriore di inserzione del tendine di Achille. Si stima che circa il 15% della popolazione ne sia affetto e l’incidenza aumenti con l’aumentare dell’età, probabilmente per la perdita di elasticità dei tessuti molli. Le donne sono più colpite rispetto agli uomini, e tra i soggetti più a rischio ci sono gli sportivi e le persone sovrappeso o con alterazioni biomeccaniche del piede. La formazione della spina calcaneare è legata a fenomeni di neoformazione ossea innescati da stress meccanici e da processi infiammatori a carico dell’osso. Una serie di fattori enzimatici ed infiammatori fungono da stimolo per l’accumulo di sali e calcio favorendo così la neoformazione ossea. L’ipotesi meccanica spiega bene il perché la spina calcaneare ha una maggiore incidenza nei soggetti obesi e con alterazioni anatomiche del piede».

Come è possibile riconoscerlo e quali sono i sintomi ad esso associati?

«La diagnosi di spina calcaneare è piuttosto semplice e viene posta dal medico sulla base di dati clinici e radiografici. I medici specialisti di riferimento per la diagnosi sono il fisiatra e l’ortopedico, che per confermare il sospetto diagnostico fanno eseguire al paziente una radiografia standard del piede (Rx). Indipendentemente dalle dimensioni, può essere asintomatica o causare dolore pungente al tallone, che peggiora in carico, prevalentemente con il cammino, e migliora a riposo; può causare infiammazione dell’area,  tensione dei tessuti circostanti e limitazione funzionale per via del dolore. Spesso si associa una fascite plantare, ossia un’infiammazione della struttura fibrosa che collega il calcagno alle dita del piede».

Ci sono delle soluzioni? Che tipo di trattamento viene consigliato?

«Il trattamento della spina calcaneare è principalmente di tipo conservativo. Solo nel 10% dei casi è necessaria la soluzione chirurgica. Per impostare il trattamento, effettuiamo una valutazione fisioterapica. Con l’aiuto di strumenti computerizzati ad alta tecnologia rileviamo alterazioni nella distribuzione dei carichi sugli arti inferiori e tra avampiede e retropiede e nel controllo funzionale statico e dinamico degli arti inferiori. Quindi valutiamo lo stato di tensione della fascia plantare e della catena posteriore, le caratteristiche del dolore (localizzazione, tempi e modalità di insorgenza, fattori aggravanti) e la presenza di atteggiamenti in pronazione o supinazione del piede. Infine, con la radiografia cerchiamo conferma della presenza della spina calcaneare.

Viene quindi strutturato il protocollo riabilitativo, che prevede:

  1. terapia fisica strumentale per eliminare dolore e infiammazione; in particolare con le onde d’urto agiamo direttamente sulla spina calcaneare per ridurne il volume e per spegnere l’infiammazione. Se il dolore è molto intenso, nella prima fase abbiniamo qualche seduta di tecarterapia
  2. terapia manuale per ridurre le tensioni della fascia plantare e correggere eventuali riduzioni della mobilità articolare di piede e caviglia
  3. esercizio terapeutico per ritrovare la corretta elasticità della fascia plantare e della catena posteriore degli arti inferiori.

Utile l’utilizzo di plantari ortopedici su misura per distribuire più uniformemente i carichi e ridurre le sollecitazioni cui il tallone è sottoposto durante la stazione eretta e la deambulazione. La durata del protocollo è individuale. Solitamente si arriva alla risoluzione della sintomatologia in circa 3 mesi . Se, invece, i sintomi persistono oltre i 9-12 mesi è necessario un intervento chirurgico per l’asportazione della spina».

Il dottor Stefano Del Gatto visita al Centro Fisioterapico Rialab di Montegiorgio in via Faleriense Est 33 ed, inoltre, è assistente fisioterapista della Fermana Football Club con la specializzazione nella terapia manuale e nei trattamenti osteopatici. Il dottor Del Gatto è anche studente dell’International College of Osteopathic Manual Medicine di Roma.

Per info: www.rialab.it

(spazio promo-redazionale)

 

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