di Matteo Malaspina
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” cantava Fabrizio De Andrè nella canzone Via del Campo. Un verso che può essere preso in prestito per spiegare come i rifiuti, oltre ad essere un grande problema per il nostro pianeta, possono essere anche una grande opportunità.
Nasce proprio da questo presupposto il progetto “Grasciari Uniti”, ovvero quello di definire nuove strategie di gestione dello scarto organico delle aziende agricole e la messa a punto di un modello sostenibile sotto l’aspetto ambientale ed economico, che contribuisca a fornire nuove prospettive di sviluppo per le aziende marchigiane e a rispettare l’ecosistema, riducendo il ricorso ai fertilizzanti chimici tradizionali. Tradotto in parole povere, ottimizzare gli scarti organici per tornare all’economia circolare dei nostri nonni che in campagna non sprecavano niente e riutilizzavano tutto secondo il paradigma ”riuso, produco e restituisco”.
Questo progetto è stato approvato dal Psr Marche 2014/2020 e nato nel 2019 dalla collaborazione tra Fondazione Opere laiche lauretane, Chimica Verde, Legambiente Marche, Oro della Terra, Università Politecnica delle Marche, Crea, Itt “G.M. Montani” Fermo, e Camera di Commercio delle Marche e con il supporto di Regione Marche e Regione Piemonte.
Questa mattina, nei laboratori dell’Itt “Montani” di Fermo si è tenuto un seminario di presentazione dove, oltre alla parte teorica, gli studenti di Chimica 5CMA hanno dato dimostrazione pratica estraendo biomolecole. «Un progetto nuovo e trasversale che dimostra come il Montani ha la capacità di portare avanti una visione innovativa, sperimenta e trova soluzioni» spiega la dirigente scolastica Stefania Scatasta a margine del suo intervento. In rappresentanza del comune fermano c’era l’assessore Maria Antonietta Di Felice e il funzionario della Regione Marche, Andrea Albanesi.
E se questa doveva essere una «prima giornata dimostrativa» come ha detto il coordinatore del progetto, Massimiliano Savoretti, la curiosità era tutta rivolta ai ragazzi dell’istituto fermano e alla loro prova pratica. Guidati dal capo dipartimento di chimica, Teresa Cecchi, gli studenti hanno estratto delle biomolecole dalle bucce di patate, utili, tra le altre cose, anche all’industria farmaceutica per produrre ormoni e farmaci. «Il recupero delle biomolecole ad altissimo valore dagli scarti alimentari è importantissimo. Non gettare via i rifiuti ma ricavarne mangimi e farmaci: è questo il nostro obiettivo, lavorando con solventi non tossici e utilizzando fonti rinnovabili – spiega la professoressa Cecchi -. Una valorizzazione della chimica cosiddetta ”verde” che rappresenta il futuro e che noi del Montani la viviamo appieno, seguendo il concetto che il sapere non si riproduce ma viene prodotto insieme ai ragazzi. Tutto questo grazie a laboratori all’avanguardia forniti di strumenti molto costosi, merito delle risorse ricevute da donazioni e partecipando a diversi bandi».
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