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Una targa e una festa alla Croce Verde Fermo: «Questi angeli mi hanno salvato da una morte certa»

Durante una partita di calcetto un arresto cardiaco lo aveva ridotto in fin di vita: oggi ha voluto festeggiare il compleanno con i suoi benefattori per ringraziarli, ma anche per sensibilizzare la popolazione sull’importanza dei corsi di primo soccorso: «Sono stato miracolato, qualcuno da lassù li ha voluti sul mio cammino. Anche noi persone comuni dovremmo imparare le tecniche di salvamento per scongiurare tante tragedie». Il presidente Del Moro: «Questa per noi la più bella delle ricompense e può essere d’aiuto e di ispirazione a molta gente». La storia di Betto, infatti, ricca di strane coincidenze , è estremamente curiosa e … motivante!

 

di Silvia Remoli

FERMO  – E’ visibilmente commosso e felice Benedetto Capriotti, Betto per gli amici, nel riabbracciare il presidente della Croce Verde di Fermo Emanuele Del Moro e con lui anche il centralinista, l’autista, gli operatori ed i volontari che insieme lo hanno strappato ad un epilogo fatale.

Questo «il primo compleanno della mia nuova vita», lo definisce sorridente accanto alla sua famiglia, che rischiava di non stringerlo più a sé dopo l’infarto che lo colpì la scorsa primavera,  mentre giocava a calcetto con gli amici. 

La sua storia ha dell’incredibile, è un susseguirsi di combinazioni più uniche che rare, che funzionando alla perfezione come un ingranaggio ben oleato, hanno trasformato un giorno nefasto in uno di vera e propria rinascita. Ma procediamo con ordine.

Il protagonista:

Classe 1974,  Benedetto Capriotti lavora a Pie’ di Ripa per una concessionaria di automobili, è sambenedettese di nascita ma fermano d’adozione. Qui a Fermo è giunto 20 anni fa per amore: infatti, insieme a Katiuscia, è genitore di due splendidi ragazzi, Cristian ed Alessia, rispettivamente al primo ed all’ultimo anno di scuole superiori. 

Il fatto:

Era il 9 giugno scorso quando Betto si aggregava agli amici per la consueta partita di calcetto. 

Il resto lo facciamo raccontare a lui : «Trascorsa la mezz’ora di gioco iniziai a sentire un forte disagio, dolore fitto al petto, una sudorazione eccessiva, una spossatezza invalidante  che mi bloccava in primis le gambe. Mi bloccai e dissi loro che non me la sentivo di continuare e che mi sarei diretto all’auto, che per fortuna avevo parcheggiato non nella via di sopra (Via Crollalanza, ndr) ma nel piazzale antistante al CONI, e che da proprio sull’ingresso della Croce Verde, anche perché ricordo che da quel posteggio mi sarebbe stato più rapido ed agevole rientrare a casa, visto che ero stato via tutto il giorno. Gli amici in quell’istante non si preoccuparono  più di tanto perché mi videro uscire dal campo sulle mie gambe, e vigile, con il borsone in spalla, lamentandomi solo di una presunta contrattura muscolare. Inoltre sono anche donatore Avis, quindi ho dapprima minimizzato il tutto, pensando che quel malore fosse colpa del caldo, della stanchezza e della mancanza di allenamento dovuto ai mesi di stop per pandemia e che quindi bastasse ritrovare calma e ristoro nelle mura domestiche. Invece, mentre raggiungevo l’auto a piedi, e quindi facendo altri pochissimi passi, avvertivo che il malessere al petto e alla schiena non cessava ed anzi peggiorava. Davanti a me il cancello di entrata della Croce Verde. E’ stato come un segno. Io che poco prima ero convinto di fare la doccia a casa e di cenare con la mia famiglia, d’istinto ho varcato al soglia di ingresso e chiesto aiuto, e subito mi è venuto incontro il centralinista Guerriero (Cocci) , che ha capito immediatamente la situazione, mi ha invitato a sedermi, e mi ha detto di star tranquillo che da lì in avanti si sarebbero attivati tutti i soccorsi necessari». Ma l’auto parcheggiata proprio dinanzi alla Croce Verde di Fermo è solo la prima delle tante circostanze curiose della storia di Betto. Da qui in poi ecco il susseguirsi di eventi che, per fortuna, Betto, oggi narra con serenità. 

Un mix di ingredienti giusti: buon senso, fortuna e… qualche risata tra le lacrime

Il racconto prosegue per bocca dei soccorritori, visto che Betto nel frattempo versava in condizioni critiche. «Ho chiamato subito Silvia Borraccini ed Alessia Giustiniani che sono sopraggiunte in un attimo» dice Guerriero Cocci; «Noi lo abbiamo disteso su una barella ed allertato la centrale operativa al fine di predisporre l’ambulanza, che, con a bordo Luca Marchetti e Gabriele Lanciotti, per fortuna  erano pronti a rientrare qui dal pronto soccorso dell’ospedale di Fermo, dove avevano appena lasciato un paziente. Quindi come in un disegno dalla tempistica perfetta la catena dei soccorsi si è attivata senza pause». Luca e Gabriele hanno assistito coi loro occhi all’ulteriore aggravio di Betto ed hanno provveduto al massaggio cardiaco ed alle prime scariche di defibrillatore in attesa dell’arrivo dell’auto medica con a bordo il Dott. Brugnoni, anch’esso subito conscio della criticità della situazione, della quale voleva informare i familiari.

E qui, col senno di poi, può scaturire qualche risata: Daniele Ricci, l’operatore della Croce Verde che proprio in quei minuti subentrava nel turno in corso, ha pensato bene di prendere il cellulare di Betto, che nel frattempo subiva continui tentativi di rianimazione, per cercare di raggiungerne i congiunti. Ma per accedere al telefonino doveva inserirne la password, allora, come primo e fortunoso tentativo da apprendista detective ha pensato bene di inserire la data di nascita che Guerriero aveva trascritto durante la registrazione di Benedetto ed è riuscito a sbloccarlo. Così ha cercato il primo nominativo nel registro telefonico con lo stesso cognome (Capriotti) ed ha risposto la sorella di Betto la quale non ha creduto alle allerte né di Daniele né del medico che invece cercava di convincerla che non era uno scherzo, tanto da essere costretto a chiudere la comunicazione, concentrarsi sul paziente e procedere successivamente ad ulteriori telefonate. Poco dopo infatti riprovano con un altro contatto, quello corrispondente ad una chiamata non risposta, effettuata da uno dei compagni di calcetto, l’ingegnere Luigi Mercanti, che a fine partita aveva cercato Betto proprio per sincerarsi se stesse bene. Ecco finalmente che la moglie Katiuscia ed i figli Cristian ed Alessia venivano informati che Benedetto stava per essere trasportato all’ospedale di Ascoli, a bordo della ambulanza del turno successivo, con a bordo Daniele, Laura Bordò ed alla guida Luca Sgariglia. 

Il motivo della festa di oggi: un grazie ai salvatori ed un appello alla popolazione

«Era da tempo che avevo in mente questo giorno», dice Betto con gli occhi lucidi consegnando una targa con dedica nelle mani del presidente della Croce Verde Emanuele Del Moro, «ho atteso la coincidenza del mio compleanno (Benedetto infatti compie 48 anni), che oggi festeggio all’ennesima potenza, e il quasi-anniversario di quel giorno, che ora ricordo con grande felicità, come fosse la ricorrenza di un miracolo. Ho voluto che ci fossero tutti i miei angeli per consegnare loro questa targa con incisi i loro nomi perché non li dimenticherò mai, e volevo cogliere l’occasione per fare un appello a tutta la popolazione: dovremmo tutti fare un corso di prima soccorso, per saper diagnosticare subito i sintomi e per attivarsi a fare le prime manovre utili in attesa dei professionisti. Dobbiamo renderci conto che non ci si può improvvisare ma, frequentando un corso ad hoc, che è davvero è alla portata di tutti, oltre che gratuito, potremmo davvero scongiurare tantissime tragedie, ed essere a nostra volta gli angeli di altri fortunati come me». 

Le parole del Presidente e del Vice Presidente della Croce Verde di Fermo:

Emanuele Del Moro: «Le parole di Betto sono per noi la più bella risposta alla passione che riponiamo nel nostro lavoro: riuscire a fare un massaggio cardiaco dovrebbe essere nel bagaglio di conoscenza di tutti i comuni cittadini. Noi facciamo corsi di primo soccorso, BLSD, in continuazione durante l’anno, e la finalità è proprio di estendere a più persone possibile la capacità di essere potenziali salvatori in momenti di criticità».

Aggiunge il vice Fabrizio Ciccola: «A luglio effettueremo inoltre un corso di primo soccorso pediatrico, PBLSD, fondamentale per apprendere tutta la procedura di disostruzione delle vie respiratori e per la prevenzione di tutti gli incidenti di tale natura. Sul nostro sito trovate sempre aggiornati tutte le info ed i contatti utili per poter partecipare».

In questa storia a lieto fine quindi, col sorriso in volto e con i calici in alto, potremmo leggere anche una morale esemplare, che riempie di speranza: il bene che si riceve lo si può rendere prima di quanto si pensi, e non solo con una festa o con una targa, ma forse il modo migliore e più efficace per esprimere la propria riconoscenza è  proprio imparare a fare tutto ciò che gli altri hanno saputo fare nel salvarci la vita. 


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