L’ultimo saluto a Rocco Servodio: «Buon viaggio grande amico dal sorriso contagioso»

FERMO - Cordoglio questo pomeriggio per la scomparsa dell'agente 49enne deceduto all'alba di domenica mattina. Don Sebastiano Serafini: «Hai lasciato un vuoto enorme». I colleghi: «Ti sei integrato sin da subito, diventato un fratello per tutti: proteggici anche da lassù»

 

 

 

di Leonardo Nevischi

In centinaia oggi pomeriggio nella chiesa di San Tommaso di Canterbury per dare l’ultimo saluto a Rocco Servodio, il poliziotto di origini pugliesi scomparso all’alba di domenica mattina all’età di 49 anni.

Dalla Volante di Ancona nel 2020 si era trasferito alla polizia di Senigallia, ma la sua perdita ha fatto calare un velo di profondo dolore e costernazione sull’intera comunità fermana, nella quale viveva insieme alla moglie Monica, le figlie Nicole e Asia, il fratello Franco, la sorella Angela ed il suocero Gabriele.

Rocco Servodio

Tanti occhi lucidi, gonfi di pianto, davanti a quella bara con sopra il suo berretto della Polizia di Stato e quegli inconfondibili occhiali da sole con cui si era soliti incontrarlo. Una tragedia inspiegabile che ha lasciato un profondo senso comune di smarrimento. «Hai lasciato un vuoto enorme – ha esordito commosso don Sebastiano Serafini, parrocco della chiesa di San Tommaso, nella sua omelia semplice ed essenziale, con la quale ha espresso tutta la vicinanza della parrocchia ai suoi cari, ricordando come il dolore possa essere fonte di unione -. Questo momento di devastante lacerazione dovrà essere trasformato in consolazione. Grazie a Dio, anche dall’alto Rocco saprà essere marito, padre, fratello e collega. So che è difficile, ma dovremo allietare la sua mancanza, il suo ricordo ed il silenzio che porta con sé attraverso la fede e la speranza di una vita eterna».

Cordoglio e commozione da parte della famiglia tutta, ai quali non è mancata la vicinanza da parte dei colleghi e delle autorità. Dal questore Rosa Romano, al comandante provinciale dei Carabinieri di Fermo, Gino Domenico Troiani, passando per quello della compagnia di Fermo, Nicola Gismondi, fino ad arrivare ai militi della Guardia di Finanza, nessuno è voluto mancare per dare un ultimo saluto a Rocco Servodio. «Dal momento in cui sei arrivato in caserma ti sei integrato sin da subito, diventato un fratello per tutti – lo ricorda un collega attraverso una lettera -. Siamo sgomenti, smarriti, la tua perdita ci ha lasciato senza parole. Ci siamo visti la sera prima della tua scomparsa e mi hai salutato con il tuo solito sorriso, quello che ci mancherà più di ogni altra cosa. Vorrei tanto che questo fosse uno dei tuoi soliti scherzi, ma purtroppo non è così. Eri una persona buona, sempre pronto a sostenere il prossimo anche quando non indossavi la divisa. Sono sicuro che anche da lassù troverai il modo di aiutarci in questo momento tanto difficile quanto straziante».

«Eri l’amico a cui confidare tutto – prosegue un’amica di famiglia -. Ti facevi in quattro per dare una mano al prossimo, quella mano che questa volta nessuno è riuscito a porgere a te perché, da grande uomo, ti eri creato una corazza per proteggere le persone a te più vicini. Ci devasta il pensiero di non esserci accorti che quel sorriso che mostravi sempre in realtà serviva a nascondere la tua sensibilità. Buon viaggio grande amico dal cuore fragile». Infine l’appello alle istituzioni: «Non abbandonate questi uomini, aiutateli: il fatto che indossino una divisa non li rende dei supereroi. Loro tornano a casa la sera e sono degli uomini con le nostre stesse fragilità. Lo Stato deve essere loro vicino».

 


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