«Durante la campagna elettorale è capitato più volte di leggere affermazioni del sindaco di Fermo che attribuiva a me la responsabilità della mancata fusione delle società partecipate di gas e luce. Stessa narrazione è stata riproposta in sede istituzionale durante l’ultimo Consiglio comunale fermano. Niente di più falso, solo un’ingiustificabile attività denigratoria inserita in un’antistorica operazione a cui i nuovi amministratori sangiorgesi si porgono supinamente e ridenti». Dopo aver ‘incassato’ il pungolo del sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro che ha affermato che la trattativa sulla Solgas, con lui, a fine del suo mandato, si era stoppata, l’ex sindaco Nicola Loira, rieletto in assise come consigliere comunale di opposizione, passa al contrattacco. Lo fa senza mezzi termini partendo da una sua ricostruzione dei fatti. E non mancano le stilettate al suo successore, Valerio Vesprini.
«Dopo anni di lavoro, che aveva già subito uno stop in occasione delle elezioni fermane del 2020, alla fine di marzo sembrava che i due Comuni fossero arrivati alla migliore definizione dello statuto e dei patti parasociali secondo gli obiettivi prefissati: blindare e tutelare al massimo la presenza pubblica nella nuova società partecipata.
Essendo fermamente convinto, da sempre, che la fusione sia non solo opportuna ma strategicamente inevitabile se i Comuni di Porto San Giorgio e Fermo vogliono ancora mantenere un rapporto con i propri cittadini nella vendita del gas e della luce, avevo dato mandato agli uffici comunali competenti di concentrare tutti gli sforzi per poter discutere della fusione nell’ultimo consiglio comunale disponibile (45 giorni prima della data fissata per le elezioni). Nel frattempo il socio privato aveva chiesto – racconta Loira – alcune modifiche allo statuto, nel senso di rendere meno incisiva la presenza pubblica all’interno della newco, circostanza che aveva determinato un ulteriore approfondimento da parte dei Comuni e dei loro consulenti.
Soltanto nel corso di una riunione del 28 marzo il Comune di Fermo ha accennato alla volontà di inserire una clausola di opzione di vendita delle quote a prezzo prestabilito, cosiddetta Put. Una clausola che più che guardare ad una strategia industriale della nuova compagine manifesta la volontà di vendere appena possibile tutte le proprie quote pubbliche al privato.
Nelle discussioni che ne sono seguite, nei primi giorni di aprile, è emerso che la Put prevedeva una diversa valutazione delle quote dei due Comuni: nel caso di vendita le quote di Fermo sarebbero valse di più di quelle di Porto San Giorgio pur essendo quote della stessa società. Alla luce di ciò, non comprendendo come ciò potesse essere possibile, seguirono ulteriori discussioni ed intanto si approssimava sempre di più la data di convocazione dell’ultimo consiglio utile per l’approvazione della fusione, previsto per il 27 aprile, ma le bozze definitive dello statuto e dei patti parasociali non erano ancora a disposizione perché in corso di aggiornamento.
Il 12 aprile si è tenuta un’assemblea dei soci della San Giorgio Energie dove l’amministratore unico ha informato sullo stato di avanzamento del progetto di fusione precisando tuttavia, che a quella data, sia lo statuto che i patti parasociali non erano ancora definitivi e non potevano quindi essere portati all’esame della commissione competente del Comune di Porto San Giorgio né tantomeno del Consiglio comunale. Tenuto conto che l’introduzione della clausola Put doveva essere portata, insieme al resto del progetto, all’attenzione della maggioranza rappresentando una forte novità rispetto a quanto in discussione da anni, che lo statuto e i patti necessitavano di ulteriori approfondimenti e modifiche, ho preso atto che non c’erano più i tempi tecnici per sottoporre alla Commissione ed al Consiglio comunale il progetto, tanto più modificato nei termini richiesti dall’introduzione della clausola Put. Ho valutato pertanto che fosse più giusto investire della questione la nuova amministrazione comunale che, nel pieno dei poteri, si sarebbe insediata di lì a poco. Questo è lo stato dell’arte.
Adesso rimane la curiosità di sapere se Vesprini e i suoi accetteranno che nella nuova società le quote di Fermo valgano di più di quelle di Porto San Giorgio. A meno che questo non sia previsto nel rapporto tra le parti».
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