di Luca Patrassi
Asur, addio. Ci sono altri sei mesi per i saluti, poi, dal primo gennaio 2023, entreranno in funzione le Ast, una per ogni provincia, poi ci saranno l’azienda universitaria e l’Inrca. Nessuno, almeno per ora, sembra volersi stracciare le vesti per il dolore e in molti attendono per verificare gli esiti della legge di riforma appena varata dall’esecutivo a guida Acquaroli. Oggi pomeriggio i contenuti della riforma sono stati presentati, nel corso di una conferenza stampa in Regione, dal presidente Francesco Acquaroli, dall’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini e dal dirigente regionale di settore Marco Gozzini.
Ad aprire i lavori il governatore Acquaroli: «E’ stato svolto un lavoro lungo e complesso, abbiamo varato una riforma importante, con questa proposta andiamo a superare l’Asur, nata nel 2003 quando le esigenze erano diverse, di accorpamento, ora la regione è cambiata enormemente, l’entroterra ha perso abitanti, c’è la denatalità. Quello che vogliamo per i prossimi anni è recuperare il rapporto tra la rete ospedaliera e il territorio, maggiore collaborazione e l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e economiche. Ad esempio noto il grande numero di codici bianchi e verdi che arrivano nei Pronto Soccorso e che invece dovrebbero avere risposte nei territori ora sguarniti. Il piano indica chi fa cosa, dove lo si fa e come lo si fa, c’è lo studio del fabbisogno per individuare le carenze nell’erogazione dei servizi e rispondere alle richieste dei cittadini, un approccio pragmatico, scientifico alla sanità, scientifica. Abbiamo definito un lavoro iniziato mesi fa, all’indomani della prima ondata pandemica». Il riferimento alle risorse umane, medici in particolare: «Siamo riusciti – ha evidenziato il governatore Acquaroli – ad implementare le borse per i medici di medicina generale, 110 quest’anno, 42 per gli specializzandi, il maggior numero possibile che l’università può metterci a disposizione: la carenza di personale rischia di portare a una desertificazione negli ospedali nei prossimi dieci anni, bisogna tener presente che per una borsa di medicina generale occorre aspettare un anno di corso, tre per gli specializzandi ma è l’unica strada percorribile. Nei Pronto Soccorso si sono persi trenta medici dal dicembre 2020 ad oggi, siamo consapevoli delle difficoltà dei cittadini e degli sforzi che i medici stanno facendo, oggi siamo ad un punto di partenza, ad una versione di tendenza, per la prima volta c’è una numero di borse più alto dei medici che andranno in pensione, un modello che sarà costruito con il personale necessario e l’aggiornamento tecnologico».
L’assessore Filippo Saltamartini è partito dall’evidenziare «un grandissimo ritardo tecnologico, pochissimi marchigiani hanno il fascicolo elettronico, dobbiamo procedere a un rapido aggiornamento, saranno costituite sette aziende con due pilastri chiavi legati ad efficienza e economicità e all’autosufficienza. Le aziende – assicura Saltamartini – dovranno rispondere alla domanda di prestazioni sanitarie, i distretti sanitari dovranno commisurati con gli ambiti territoriali sociali, applicazione della medicina del territorio, tutto questo ci impegnerà nelle case di comunità e nelle centrali 118, Il gradimento dei servirsi sanitari sarà oggetto di valutazione, apertura totale alla conferenza dei sindaci che avrà un ruolo fondamentale e dirimente, si esprimerà con un parere non vincolante ma importante, esprimerà un giudizio sul direttore generale, noi rimettiamo al centro la forza delle autonomie locali».
La conclusione dell’assessore: «Misurare la produttività delle aziende, ci sarà una fase di verifica, la ristrutturazione degli Uffici relazioni con il pubblico perché i cittadini devono avere delle risposte, ci deve essere qualcuno che risponde al telefono, non è ammissibile che nessuno risponda, bisogna dare ai cittadini risposte che oggi il sistema non offre, un ruolo importante dovranno averlo i medici e i dirigenti iniziando da medici di medicina generali e pediatri, dare forza agli ospedali di comunità e postacuzie».
Tecnico l’intervento del dirigente Marco Gozzini che ha illustrato i passaggi e i contenuti della nuova organizzazione sanitaria regionale: «Quello che sento di sottolineare è che le esigenze sono cambiate, la sanità è cambiata moltissimo, il piano è centrato sul territorio. Accesso ai servizi, innovazione tecnologica, la partecipazione dei cittadini, la valorizzazione dei profili professionali, l’intersezione di sanità, sociale e sociosanitaria sono tre facce di una stessa medaglia. La vera novità è nella direzione strategica con figure nuove come quella del direttore sociosanitario, i territori delle Ast non sono stati modificati, funzionano bene, poi ci sono i distretti sanitari, i cot , dunque la sanità a domicilio, la sanità che va verso il bisogno» Dal punto di vista tecnico è prevista la centralizzazione degli acquisti in sinergia con la Suam e il coordinamento del Dipartimento Salute della Regione.
Quanto alla voce in capitolo dei sindaci – la conferenza esprime un parere non vincolante sui bilanci e sugli atti di programmazione, un giudizio sull’azione del direttore generale – il governatore Acquaroli chiarisce le dinamiche: «Quando ero sindaco di Potenza Picena venne da me un funzionario dell’Area Vasta 3 a dirmi che chiudevano il poliambulatorio, ecco sarebbe opportuno un confronto, non decisioni calate dall’alto».
C’è sempre il rischio che arrivi un sindaco che ti scarichi sul piazzale della Regione camion di neve, certo con il caldo di questi giorni sarebbe l’ideale, ma di neve non ce ne è più e a Cingoli adesso va tutto bene.
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