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Guardia medica, sedi scoperte nel Fermano soprattutto nei festivi: ecco perché

LA CARENZA dei professionisti, con il Covid ancora prepotentemente in circolazione, attanaglia sia la medicina territoriale che gli ospedali. Un esempio: l'eliminazione delle Usca, le uniche insieme al Pronto Soccorso che potevano prescrivere alcuni farmaci contro il Coronavirus, si perdono possibilità di cura. Si attende ora l'attivazione delle "Nuove aggregazioni funzionali territoriali"

 

La sede di guardia medica di Porto Sant’Elpidio

 

di Maria Nerina Galiè

Medici introvabili per la continuità assistenziale, che potrebbe rappresentare una valvola di sfogo alla pressante richiesta di cure mediche, in questa torrida estate caratterizzata dal dilagare del Covid: l’Area Vasta 4 non è un caso isolato. La carenza di personale sanitario è tale da impattare negativamente sia sulla medicina territoriale che negli ospedali di tutte le Marche. Dell’intera Nazione si potrebbe dire, senza tema di smentita.

Due le concomitanze: un’intera classe medica in pensione e nessun ricambio generazionale, poi le Usca disattivate dal 30 giugno. Le conseguenze sono continui disagi per la popolazione ed il Pronto Soccorso, con pochi medici e infermieri, che scoppia.

 

Basti pensare alla difficoltà nel prescrivere i farmaci anti Covid, come spiega il dottor Paolo Misericordia, medico di famiglia di Sant’Elpidio a Mare, segretario provinciale Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale): «Il Paxlovid, può essere prescritto dai medici di medicina generale. Il Molnupiravir, rivolto a pazienti con insufficienza renale per i quali è preclusa l’assunzione di Paxlovid, potevano darlo le Usca, che però adesso non ci sono, oppure il Pronto Soccorso. Ecco che questo si va ad appesantire di utenti. E, poiché la terapia deve essere preceduta da appositi controlli e iniziata entro una determinata fascia temporale dall’insorgenza dei sintomi, si rischia di andare fuori tempo. Si stanno perdendo preziose opportunità di cura».

 

Il problema non è certo risolto dalla guardia medica, che come il medico di famiglia può prescrivere solo il Paxlovid, ma sarebbe di certo un bell’aiuto per scaricare il Pronto Soccorso.

 

Nel Fermano, se ancora si riescono a coprire i turni notturni infrasettimanali, ci sono grossi problemi per i prefestivi ed i festivi. La spiegazione è dietro l’angolo ed è simile al gatto che si morde la coda: è vero che i medici di continuità assistenziale prendono qualcosa di più ad ogni turno, fino ad un massimo di 40 euro l’ora. Ma questi soldi sono “sudati” in quanto proporzionati al carico di lavoro.

 

Dalle ore 20 alle 8, da lunedì a venerdì, le 9 sedi sono più o meno coperte. Quindi il medico di guardia deve rispondere per il territorio coperto da quella determinata sede.

Le sedi, lo ricordiamo, sono: Amandola, Santa Vittoria, Petritoli, Fermo – che dopo il Covid è stata distaccata a Porto San Giorgio, dove ce n’è anche un’altra – Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, Montegranaro e Montegiorgio. Prevedendo una copertura di tutti i turni, sarebbe necessario un organico di 36 medici: al momento ce ne sono 6. 

 

Nel weekend,  i turni da coprire sono di più ore (comprendono due giorni h24 e quindi richiedono più medici in campo) ma, proprio per il fatto che c’è meno disponibilità, chi è di turno può dover rispondere a chiamate di un territorio molto più vasto e che copre fino a 30.000 persone. Insomma, un lavoro davvero poco appetibile per dei professionisti che, in fondo, vista la richiesta anche nella medicina generale, possono permettersi di scegliere.

 

A minare l’offerta di professionisti c’è il pensionamento di coloro che, circa 40 anni fa, hanno preso la condotta in ragione della riforma del 1978: un’infornata di medici di famiglia, con un massimale di pazienti che, da 7.000, è stato ridotto a 1.500. Un lavoro da “prendere al volo”, per dottori freschi di laurea e che, negli anni, sono stati la spina dorsale della Sanità pubblica. Ma, appunto, sono passati 40 anni. Molti di quei professionisti sono in pensione, altri stanno per andare. Sostituti non ce ne sono a sufficienza.

 

In Area Vasta 4 è stato emanato un bando per la manifestazione d’interesse di medici in pensione disposti a restare, o tornare, al lavoro. Hanno risposto in 5 o 6. Dai medici in quiescenza ai neo laureati. Cercati con il lanternino, qualcuno accetta mentre si iscrive al corso di specializzazione che poi dovrà frequentare, dividendosi tra lo studio ed il lavoro, ben consapevoli che questo è un’ottima opportunità per accumulare esperienza oltre che qualche euro. Ma si tratta pur sempre di disponibilità occasionali, non c’è mai un calendario certo su cui poter contare per organizzare la copertura dei turni.

 

Paolo Misericordia

E’ capitato infatti che qualche domenica il Fermano ha potuto contare su un solo medico di guardia per tutta la provincia. O addirittura nessuno, per alcune ore. In questi casi, non isolati, i responsabili si sono dovuti attaccare al telefono per reperire un medico disponibile, un pensionato o un giovane professionista. 

 

Se ci sono pochissimi medici di guardia la direttiva è di prediligere le sedi dove ci sono strutture di cure intermedie: Sant’Elpidio a Mare e Montegranaro.

 

Ma il futuro è proprio così nero come sembra? «Il problema non si risolverà a breve – parla ancora il dottor Misericordia – ma uno spiraglio c’è. E si chiama “Nuova aggregazione funzionale territoriale”. Nel nuovo accordo collettivo, sottoscritto a fine aprile, è stata prevista la realizzazione di questa nuova formula di medicina territoriale. Prevede strutture alle quali fanno capo più medici che si alternano, affiancati da personale infermieristico di supporto.

Con tutta probabilità le aggregazioni incideranno nell’ambito delle attuali equipe territoriali in cui sono suddivisi i medici di medicina generale. Copriranno quindi un’utenza che va dalle 20.000 alle 30.000 persone. Alcune aggregazioni avranno un ruolo di hub, con assistenza garantita h24, altre di spoke. E’ indiscutibile che in questo modo, ci sarebbe una notevole razionalizzazione del personale».



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