di Alessandro Luzi
Un centinaio di manifestanti questa mattina hanno partecipato alla protesta contro lo svolgimento del Jova Beach Party del 5 e 6 agosto. Il ritrovo era fissato per le 11.30 nei pressi dell’Hotel Royal e poi il corteo ha raggiunto le inferiate del cantiere in azione per l’edificazione del palco. Dunque da un lato si sta preparando l’area pronta ad accogliere circa 40mila spettatori e dall’altro le associazioni ambientaliste ed i cittadini contrari al maxi-evento. Una fotografia perfetta delle frazioni createsi attorno al Jova Beach Party.
«Il fratino ha subito intuito che per lui non c’era spazio in quest’area, infatti non si presenta più dall’ultima edizione – esordisce Eugenio Iommi, organizzatore della manifestazione -. Ormai siamo in ritardo per protestare ma era importante far sentire la voce di chi è contrario a questo concerto. Volevamo proporre un atto concreto e abbiamo voluto metterci la faccia, ringrazio quindi quanti hanno aderito, ovvero le sigle ambientaliste, il Csa Officina Trenino 211 di Porto San Giorgio e il Sisma. Era importante guardarci in faccia per creare una consapevolezza collettiva su questi temi centrali per il nostro territorio. Questo è di tutti e va rispettato. Non si possono adottare decisioni dall’alto senza valutare l’impatto ambientale ed economico». In settimana il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, aveva risposto alle critiche ricevute pubblicando due post su Facebook in cui ammoniva le sigle ambientaliste: «La difesa del sindaco fa acqua da tutte le parti – contesta Iommi -. Il danno era già stato fatto 3 anni fa. Erano state proposte quattro spiagge alternative a questa ma sono state tutte rifiutate per le ragioni più disparate. Tra queste vi era il litorale di Lido Tre Archi, sarebbe stata un’occasione per valorizzare quel quartiere e promuovere una immagine diversa da quella diffusa negli ultimi decenni. Questo evento andava spostato già 3 anni fa in quanto l’habitat naturale, una volta distrutto, non è più riconoscibile dalla fauna».
La protesta non è stata incentrata soltanto sui temi ambientali ma ha riguardato anche i lati sociali, economici e culturali: «Il comune ha investito 30.000 euro per ripristinare l’area e circa 70.000 euro per rispianarla e adibirla al Jova Beach Party. La contraddizione è evidente, così come lo sperpero di fondi pubblici. Qui in estate non c’è mai stato il problema dei ristoranti, chalet e hotel vuoti e, nonostante ciò, nei giorni a ridosso dell’evento si bloccheranno i parcheggi, chiuderanno due chalet a ridosso dell’area concerto e tutto ciò per ospitare un bacino di fan provenienti da Comuni e province limitrofi e dall’Umbria». Fa eco Paolo Pennente, rappresentante del Csa Officina Trenino 211: «La questione ambientale è stata spiegata scientificamente dalle associazioni ambientaliste, pertanto risulta evidente la frattura tra un approccio politico basato su dati scientifici e quello mirato a trarre esclusivamente un beneficio economico. In realtà il territorio non ne beneficia né dal punto di vista economico né da quello turistico. Questo evento è l’emblema del turismo “mordi e fuggi”. Gli spettatori arriveranno, consumeranno all’interno dell’area e se ne andranno. Va sottolineato come le spese per la logistica e la sistemazione dell’arenile siano a carico del Comune e non dell’organizzazione del Jova Beach Party».
Quella di stamattina è una stroncatura netta e a 360 gradi. Infatti al centro della protesta è stato posto anche il tema del lavoro: «Sono stato contattato da una agenzia di Roma per spillare birre all’interno dell’area dell’evento. Offrivano un contributo di circa 5 euro l’ora. Ovviamente ho rifiutato sia per una questione di principio, sia per la retribuzione insufficiente. La nostra è una bocciatura su tutti i fronti. Arreca disturbo ad un equilibrio ambientale, turistico, sociale ed economico e non porterà a nulla se non qualche foto suggestiva da parte degli amministratori». «Prima di dare l’ok, l’amministrazione poteva effettuare delle analisi tecniche tramite il Vinca (valutazione di incidenza ambientale) – puntualizza Ruben Baiocco, insegnante di Urbanistica presso Unimi (Università degli Studi di Milano) – uno strumento efficace per valutare la fattibilità di questi maxi-eventi nelle aree naturalistiche».
Sulla questione ambientale è intervenuta Valentina Iesari, delegata Lipu di Macerata: «È vero che nel 2019 non si registravano più in via ufficiale degli esemplari di fratino, tuttavia era stato tentato di ripristinare l’area per favorire il suo ritorno. Era importante che si riformasse la duna e integrare il sistema di vegetazione per creare un ecosistema ambientale adeguato. Per raggiungere questo risultato era necessario attendere qualche anno ma questo, ad oggi, non è possibile in quanto le ruspe sono di nuovo entrate in azione e tutto il lavoro svolto fino ad ora è venuto meno».
Il Jova Beach Party ha creato dissapori anche all’interno del Wwf, infatti l’organizzazione nazionale – la quale tramite il tour ha avviato una raccolta fondi per la pulizia delle spiagge – ha effettuato i sopralluoghi sella zona dello svolgimento dell’evento. A seguito di ciò la sezione del Wwf di Fermo ha deciso di sciogliersi. Su questo è entrata in merito Iesari: «Le loro analisi sono veritiere perché l’area effettivamente era ancora troppo pianeggiante. Però la formazione della duna è stata impedita da questa nuova edizione del Jova Beach Party. Alla natura occorre tempo per ripristinarsi. I concerti di queste dimensioni vanno svolti in ambienti idonei e non in siti naturalistici».
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