E’ stata approvata a maggioranza (19 favorevoli, 8 contrari, due astenuti) ieri sera al termine di una maratona di tre giorni in aula la riforma sanitaria presentata dal governatore Francesco Acquaroli e dalla sua Giunta, primo tra tutti l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini.
«Abbiamo raccolto gli input che i marchigiani davano da 19 anni – ha commentato il presidente della Regione– Maggiore potere organizzativo e decisionale ai territori. E’ una legge che semplifica, che dà certezze, che punta a ricostruire sanità del territorio smontata negli anni. Qui ora nascono cinque aziende, in passato si accavallavano più soggetti che nell’ambito degli stessi territori e facevano anche concorrenza tra di loro».
Cinquanta articoli che ridisegnano l’assetto complessivo nelle Marche e che nel corso della discussione sono stati accompagnati da 170 emendamenti (nella quasi totalità presentati dalle opposizioni e respinti in fase di votazione).
In sintesi, saranno Enti dello stesso servizio le nuove Ast (Aziende sanitarie territoriali) di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Pesaro – Urbino; l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche e l’Inrca di Ancona. Ciascuna Ast si articolerà in distretti, dipartimenti (tra cui quello di Prevenzione) e uno o più presidi ospedalieri.
«Una sanità a misura di territorio, a filiera corta nelle decisioni non più centralizzate e che salvaguarda le peculiarità di ciascuna provincia delle Marche. Questa la Riforma degli Enti della sanità marchigiana fortemente voluta da tutta la maggioranza di centrodestra, a partire dal presidente Francesco Acquaroli, che nasce per andare incontro alle reali esigenze dei marchigiani a prescindere da dove risiedano». Questo il commento di Elena Leonardi, consigliere di Fratelli d’Italia al Consiglio regionale delle Marche, presidente della IV Commissione consiliare Permanente Sanità, del capogruppo Fdi Carlo Ciccioli e del consigliere regionale, nonché componente della commissione Sanità Nicola Baiocchi.
«Siamo stati coerenti nei confronti dei nostri elettori, della maggioranza dei marchigiani che ha appoggiato la nostra piattaforma programmatica portandoci alla guida della Regione. Una nuova filosofia in campo sanitario rispetto al passato che – il commento di Elena Leonardi – si è rivelato fallimentare anche alla luce della crisi sanitaria dovuta al Covid. Si elimina l’Asur in favore di 5 Aziende Sanitarie Territoriali che sapranno meglio intercettare i reali e concreti bisogni dei cittadini. La campagna di ascolto effettuata prima della stesura della Legge e durante le audizioni in Commissione ci ha consentito di poter migliorare la stessa. È il primo pilastro che, nei prossimi mesi, sarà affiancato dal secondo pilastro: il nuovo Piano Socio Sanitario».
«Il binomio territorio-sanità rappresenta la stella polare di questa Riforma. La velocità nelle decisioni – ha dichiarato Carlo Ciccioli – garantirà una risposta rapida non burocratica, con maggiore sinergia tra ospedali e strutture, distretti e medici sui territori. Su queste basi andremo ad affrontare i tre argomenti ancora aperti: l’emergenza-urgenza sanitaria per la quale ancora non c’è una risposta sufficiente; gli atti aziendali; piano socio-sanitario per redigere il quale abbiamo affidato, per la prima volta, all’Università di Ancona un Piano di fabbisogno. Infine, si avrà una nuova governance, dove non tutto il vecchio è da buttare via, ma avere un rinnovamento con apporti anche da fuori regione può rappresentare una solida base sulla quale ripartire».
«Accentrare in ospedali unici, spogliando di servizi costituzionalmente garantiti larga parte di territori, ha determinato una progressiva perdita di prestazioni e un’eccessiva mobilità passiva, soprattutto nel pesarese. I fatti – ha concluso il consigliere Nicola Baiocchi – imponevano un cambiamento di rotta verso una sanità capillare, con centri di eccellenza e strutture che facciano da filtro agli affollamenti dei pronto Soccorso. Inoltre, gli interventi avviati dalla Giunta per sopperire alle problematiche nazionali di carenza di medici e personale sanitario rappresentano un unicum a livello di Regioni italiane: stanziati 1.750.000 euro per almeno 110 borse di specializzazione per medici di Medicina Generale; incrementati da 5 a 42, i contratti di formazione per medici specialisti».
Gioisce il gruppo consiliare della Lega: «Avevamo promesso ai marchigiani una nuova sanità e abbiamo mantenuto la promessa. Con l’approvazione della riforma dell’organizzazione regionale sanitaria facciamo il primo, storico passo verso la risoluzione concreta dei problemi ereditati dalle giunte di sinistra: centralizzazione delle decisioni, aumento della mobilità passiva, programmazione approssimata e totalmente lontana dalle reali necessità del territorio. Un ringraziamento all’Assessore Filippo Saltamartini che, con professionalità, pazienza e con il supporto in primis del vicepresidente Carloni e dell’assessore Latini, ha lavorato a una vera e propria cura per la sanità delle Marche. Prova ne è che il Pd ha esercitato in Aula solo un’opposizione pregiudiziale fatta di ostruzionismo poiché priva di idee e prospettive per il futuro».
«Come sempre accade quando si scrivono pagine di storia e si dà vita a cambiamenti epocali, ci saranno tante sfide da affrontare non prive di insidie, di difficoltà e di scelte che dovremo compiere nei prossimi mesi – conclude in sintesi il commissario della Lega Marche Riccardo Augusto Marchetti – Ma siamo convinti che il cambio di passo che ci hanno chiesto i marchigiani deve essere il nostro obiettivo e la nostra forza. Procediamo fieri e orgogliosi di aver rispettato uno dei principali impegni assunti in campagna elettorale: i marchigiani toccheranno con mano la qualità del lavoro fin qui svolto».
Si unisce al coro Jessica Marcozzi di Forza Italia: «L’Asur unica non ha funzionato e noi ci giochiamo tutto su questa riforma che riporterà sui territori risorse, decisioni, passaggi ma anche responsabilità. Noi ci crediamo e da gennaio inizieremo a vedere i primi passaggi fondamentali. Partiamo dal ruolo dei direttori che diventano veri e propri manager. Anche i sindaci si troveranno al centro del procedimento, potranno valutare l’operato dei direttori generali e avranno voce in capitolo nelle scelte che si faranno sempre nell’interesse dei cittadini. Il ruolo dei sindaci sarà fondamentale, saranno loro le voci dei cittadini, loro diranno se il direttore generale avrà fatto le scelte giuste».
Il Partito Democratico ha invece boccia la proposta di riorganizzazione della sanità regionale. «Ancora una volta – afferma il consigliere Romano Carancini, relatore di minoranza della proposta di legge n. 128 – siamo costretti a fare i conti con un intervento legislativo irricevibile. Affermare come fa la giunta regionale che attraverso l’istituzione di cinque aziende territoriali dotate di personalità giuridica si definisce un modello sanitario più vicino ai cittadini, più efficiente, più produttivo e più economico, è una “bestemmia laica” contro i principi della Costituzione e, soprattutto, contro il diritto universale alla salute. A differenza di quanto vuol far credere il centrodestra, il potenziamento della sanità territoriale è ben altra cosa, e lo si farà non certo grazie a questa pseudo riforma, ma alle risorse stanziate dalla missione Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il quale definisce in modo puntuale gli ospedali di comunità, le case della comunità e i centri operativi territoriali che il governo, attraverso l’Europa, finanzierà integralmente con oltre 20 miliardi, di cui il 2,5% ricadrà in questa regione. La verità, invece, è che l’attribuzione della personalità giuridica scatenerà la concorrenza tra le singole Ast, acuendo inevitabilmente le disparità territoriali tra le singole province marchigiane». Carancini insiste poi sulla necessità di un confronto più approfondito: «Una legge come questa non poteva e non doveva essere approvata in 15 giorni».
«Purtroppo – conclude il capogruppo Maurizio Mangialardi – le preoccupazioni che avevamo maturato durante il percorso in commissione, sono divenute certezze. La proposta con cui la giunta Acquaroli intende ridisegnare il modello sanitario marchigiano è in realtà una vera e propria controriforma, sia sul piano amministrativo che culturale, lontana anni luce dalla necessità di ripensare la sanità regionale dopo la drammatica esperienza vissuta con la pandemia. Ciò non ci stupisce, perché questa maggioranza in effetti è stata pienamente coerente con la propria matrice ideologica che anziché dare risposte orizzontali ai territori li mette in competizione tra loro eliminando l’Asur e attribuendo personalità giuridica alle Ast».
(Redazione Cm)
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