di Maurizio Petrocchi *
In un messaggio su Telegram l’ex presidente russo Medvevdev ha esortato i cittadini europei che si approcciano al voto a «chiamare i governi a rendere conto» e poi ha continuato dicendo che alle urne «vorremmo vedere i cittadini europei non solo esprimere il malcontento per le azioni dei loro governi, ma anche dire qualcosa di più coerente. Ad esempio, che li chiamino a rendere conto, punendoli per la loro evidente stupidità».
Il messaggio è chiaramente rivolto all’unico paese europeo in campagna elettorale ovvero l’Italia. L’ex presidente che ha esultato per la caduta del governo Draghi in passato aveva insultato i leader di Francia, Germania ed Italia definendoli «mangiatori di rane, salsicce e spaghetti». Nonostante le colorite espressioni dell’ex delfino di Putin non va affatto sottovalutata la minaccia derivante dalle misure attive che la Russia è solita mettere in pratica per destabilizzare o cercare di influenzare le intenzioni di voto dei paesi occidentali con l’obiettivo di espandere la sua sfera di influenza. Ci sono stati negli ultimi anni diversi tentativi da parte di regimi autoritari come quello russo di condizionare le democrazie liberali e i suoi processi elettorali con strumenti di guerra ibrida.
La Russia, e non solo, da diversi anni ha scatenato nei confronti dell’occidente una vera e propria guerra permanente, ricordiamo quando nell’aprile del 2007 Tallinn fu colpita da un’ondata di violenze, successivamente verso la fine di maggio tutto il paese fu paralizzato da un attacco informatico. Il blocco e le sommosse sarebbero state sostenute del Cremlino, anche se questo a causa della complessità della rete non fu possibile accertare con esattezza.
Nel 2008 toccò alla Georgia essere attaccata. In quell’occasione la Russia non utilizzò solamente attacchi hacker, ma anche mezzi corazzati; mentre nel 2014 il bersaglio dei russi fu l’Ucraina. Nel 2016 cyber attacchi sovietici furono utilizzati per condizionare le primarie e il voto americano. Il personaggio politico americano maggiormente danneggiato nella sua credibilità dalla campagna cyber russa – come sostenuto dal procuratore speciale Robert Mueller – fu senza dubbio Hillary Clinton la quale perse la corsa alla presidenza degli USA contro il candidato repubblicano Donald Trump.
Nel rapporto del 2019 del procuratore Mueller è emerso che gli hacker nel marzo-aprile del 2016 avevano penetrato la rete informatica elettorale di circa 500.000 elettori della Georgia, dell’Iowa e dell’Arizona. Inoltre erano riusciti attraverso dei malware ad esfiltrare dati sensibili e documenti di messaggi di posta elettronica della candidata democratica per la presidenza degli Stati Uniti. La campagna di disinformazione Russa ha come obiettivo la penetrazione ed il controllo interno in altri paesi tra cui l’Italia che è un paese target. Già nel mezzo dell’emergenza pandemica le agenzie di intelligence italiane – come riferisce un report del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica – hanno rilevato che la «Dezinformacija» russa era intervenuta in Italia per far credere che il vaccino Sputnik fosse efficace e i sistemi totalitari fossero maggiormente adeguati per contrastare la pandemia.
Subito dopo, con lo scoppio del conflitto russo-ucraino, la propaganda e la disinformazione del Cremlino ha mutato repentinamente l’oggetto delle sue misure attive riposizionando la propria attività, da quella No-Vax a quella di sostegno all’invasione russa e di discredito verso le reazioni del mondo occidentale e verso la Nato, a cui i russi addossano la responsabilità di aver provocato ad esempio l’escalation militare in Ucraina o di aver imposto sanzioni che hanno indebolito l’economia o causato l’insicurezza alimentare globale.
Analisti di intelligence ritengono con una giustificata preoccupazione che l’Italia sia piuttosto vulnerabile e permeabile dall’influenza russa, e questa preoccupazione è legata soprattutto anche alle imminenti elezioni politiche.
La Russia ed altre potenze straniere da decenni investono ingenti risorse nell’infowar, questo ha permesso loro di stringere intense relazioni sia con alcuni organi di stampa.
Ciò ha portato ad una disinformazione prodotta ed ideata da attori stranieri che come obiettivo hanno quello di disseminare volontariamente informazioni o notizie non vere o fuorvianti per ingannare il cittadino italiano.
L’opera di misinformation e disseminazione di fake-news riconducibili alla Russia si rivolge al nostro Paese, anche soprattutto nell’ambito dei canali di informazione attraverso soggetti che vengono ospitati con l’intento di veicolare la disinformazione con il tentativo di condizionare o comunque inquinare il processo di formazione delle libere opinioni che è un caposaldo delle società democratiche.
La «Dezinformacija» di Mosca fa uso anche di agenzie da essa controllate che pubblicano i propri contenuti in diverse lingue – compreso l’italiano – con decine di milioni di visualizzazioni, dove nella maggior parte dei casi i destinatari sono i giovani.
Sostenitori e finanziatori di questi siti di propaganda sono ignoti ed inoltre non forniscono le evidenze dei fatti narrati, ma riescono a rendere virali le fake da essi riportate inquinando l’informazione e l’opinione pubblica.
Gli attori che prendono parte a questo tipo di guerra ibrida possono appartenere a differenti livelli: possono essere autorità con un’evidente responsabilità di tipo politico; soggetti russi aventi forme di collaborazione con le autorità russe; soggetti italiani che si adoperano come agenti di influenza e di disinformazione e che vantano rapporti con canali della Federazione Russa.
In questo delicato momento storico dove si stanno ridefinendo gli assetti delle relazioni internazionali di molti Stati è in gioco anche la reputazione e la credibilità dell’Italia che ha espresso con forza la propria collocazione euroatlantica e che in questo frangente così drammatico si è dimostrato un alleato responsabile ed affidabile il cui ruolo è stato riconosciuto, anche in occasione della grave crisi apertasi con il conflitto in Ucraina.
L’Italia, per la sua storia e collocazione geografica, può quindi rappresentare il grimaldello con cui forzare l’atlantismo europeo, indebolendo anche la sua proiezione mediterranea al fine di favorire la crescente presenza strategica russa nel quadrante nordafricano, del Sahel e dei Balcani. Infatti focolai di instabilità politica hanno ripreso vigore in Bosnia, Serbia e Kosovo mettendo a rischio i fragili accordi di Dayton.
I timori di possibili riflessi sulla sicurezza nazionale dell’Italia sembrano essere avvalorati alla luce delle indicazioni acquisite: risulta ad esempio emblematica la coincidenza tra l’intensità delle campagne di disinformazione pianificata o l’eco di specifici interventi di soggetti all’interno di trasmissioni di approfondimento informativo con momenti rilevanti di discussione politica e parlamentare che vertono sulla posizione e le strategie che il nostro Paese è chiamato ad assumere di fronte al conflitto in corso. Accanto alla guerra di tipo convenzionale che si combatte sul terreno e le linee di confine esiste una guerra parallela, a bassa intensità, che si consuma da anni su un campo conosciuto, ma altrettanto strategico per gli interessi nazionali. Si tratta, come in precedenza illustrato, di una guerra ibrida che si muove all’interno del dominio cibernetico e che giustifica l’adozione di ogni misura volta alla protezione del nostro apparato digitale su cui l’Italia si è adoperata con ritardo e, per molto tempo, senza un approccio strategico.
La disinformazione è un veleno inodore e insapore, sfuggirle è impossibile, poiché si diffonde con l’aria che respiriamo, ed è parte di noi. Le sue caratteristiche sono l’essere impalpabilità, subdola, volta a creare la maggior confusione possibile e non avere mai un momento di tregua.
Potenze come la Russia e la Cina sono impegnate un’opera di disinformazione e manipolazione su più fronti, e ciò risponde ad una precisa strategia militare, per questi Stati attaccanti l’obiettivo da colpire è l’Occidente. Mentre durante la Guerra Fredda l’URSS sosteneva in larga parte gruppi marxisti-lenisti, oggi invece il Cremlino può tranquillamente sostenere contemporaneamente gruppi di destra, di sinistra, ambientalisti, no global ed élite finanziarie. Naturalmente l’obiettivo è quello di esacerbare le divisioni e creare una cassa di risonanza a supporto di Mosca. E’ proprio in questo contesto che vanno collocati i contatti con alcuni partiti italiani ed anche con alcuni in Grecia.
Le Agenzia di intelligence italiane ravvisano la necessità di mantenere alto il livello di allerta da parte di tutte le istituzioni su possibili ingerenze da parte di potenze straniere onde evitare eventuali condizionamenti elettorali sul voto del 25 settembre, tramite operazioni ibride, disinformazione e attacchi cyber. Queste forme di ingerenza con molta probabilità si intensificheranno a ridosso del voto.
* Ricercatore Università di Macerata – esperto in violenza politica conflitti e terrorismo – presidente Acli Fermo
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