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«Castelli da candidato non può gestire i soldi pubblici» Cesetti e Biancani chiedono lo stop della commissione Bilancio

CRITICA - Il consigliere regionale Pd Cesetti: «Non si comprende come il presidente Acquaroli abbia potuto consentire che quattro assessori regionali su sei abbiano svolto fin dall’inizio il loro ruolo con l’evidente e malcelato obiettivo di candidarsi alle elezioni politiche, permettendo loro oggi di restare al proprio posto per fare campagna elettorale. Questo sarebbe il famoso modello Marche che Giorgia Meloni e tutto il centrodestra intendono proporre al Paese?»

Fabrizio Cesetti

«In questi primi due anni la giunta Acquaroli non ha certo brillato per etica, dando più volte prova di scarso senso istituzionale. Ma a tutto c’è un limite: che l’assessore al Bilancio Guido Castelli continui a espletare le proprie funzioni nel pieno della campagna elettorale che lo vede candidato come capolista nella corsa al Parlamento è politicamente inopportuno e dimostra ancora una volta come la destra non esiti a piegare le istituzioni ai propri interessi, incurante delle più elementari regole del confronto democratico. Per questo abbiamo formalizzato la richiesta che la prima commissione sospenda i propri lavori fino a quando Castelli, così come tutti gli altri assessori candidati, non avranno comunicato almeno l’astensione da ogni attività istituzionale fino al termine della campagna elettorale».

Così i consiglieri regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti e Andrea Biancani tornano a stigmatizzare «il comportamento della maggioranza, e in particolare dell’assessore al Bilancio Guido Castelli, durante la discussione in prima commissione sull’assestamento di bilancio del triennio 2022-2024».

«L’assessore Castelli – spiega Cesetti – a due anni dal suo insediamento non è riuscito a varare un bilancio regionale che possa definirsi tale, nonostante la drammatica situazione delle famiglie e delle imprese marchigiane. Oggi, invece, contestualmente alla sua candidatura, ha pensato bene di varare una manovra ad hoc. Chiunque dotato di onestà intellettuale comprende come con tale provvedimento si crei per l’assessore un conflitto tra ruolo istituzionale e candidatura. Ricordo che alle elezioni politiche del 2013 un assessore della giunta Spacca si candidò e con ben altro stile e certamente maggiore responsabilità si sospese dal suo incarico per affrontare alla pari con gli altri candidati il passaggio elettorale. Al tempo, tra l’altro, non era neppure vigente l’attuale disposizione relativa all’incompatibilità tra la carica di assessore e quella di consigliere. Una lezione di democrazia che oggi farebbero bene a ricordare anche Castelli, Carloni, Latini e Aguzzi, se non altro per scrollarsi di dosso la densa coltre di opacità calata sulle loro spalle, la quale mina anche la credibilità della Regione Marche».

«Non si comprende come il presidente Acquaroli – conclude Cesetti – abbia potuto consentire che quattro assessori regionali su sei abbiano svolto fin dall’inizio il loro ruolo con l’evidente e malcelato obiettivo di candidarsi alle elezioni politiche, permettendo loro oggi di restare al proprio posto per fare campagna elettorale. Questo sarebbe il famoso modello Marche che Giorgia Meloni e tutto il centrodestra intendono proporre al Paese?».

 


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