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Elezioni, l’affondo di Interlenghi: «Il Fermano ridotto a una politica ‘intra moenia’». Critiche a Calcinaro

FERMO - Il capogruppo di #FermoFutura Fermo Capoluogo: «Il sindaco della città capoluogo si lamenta, ed è ciò che gli riesce meglio, del fatto che i cittadini non abbiano colto il suo consiglio di votare un candidato del “territorio”. Dimentica che c’è stata una forza politica la quale, magari con una trovata politica, è riuscita a garantire una presenza parlamentare»

Renzo Interlenghi

«L’esito, scontato, della tornata elettorale ha certificato l’inconsistenza politica del centrodestra della città di Fermo e dell’intero territorio provinciale». Inizia così, con queste parole, la riflessione politica, sull’esito della recente tornata elettorale, di Renzo Interlenghi, di #FermoFutura, capogruppo Fermo Capoluogo.

«Purtroppo, anni di chiusura e campanilismi hanno fatto piombare la nostra realtà in una surreale situazione dal carattere medievale, dove l’economia si svolgeva all’interno delle mura cittadine. D’altro canto, dinanzi alla debolezza dei partiti, che sono quelli che contano alla fine, in queste occasioni, ha preso piede un civismo di corto respiro dove governare è sinonimo di benessere autoreferenziale.

Si fa tutto e soltanto per la propria città, o paese che sia, per il quartiere, per il condominio, senza sforzarsi (non per volontà ma per carenza di mezzi) di guardare più lontano dal proprio naso.

Ecco, allora, che il sindaco della città capoluogo si lamenta, ed è ciò che gli riesce meglio, del fatto che i cittadini non abbiano colto il suo consiglio di votare un candidato del “territorio”, a prescindere che egli rappresenti una chiara connotazione politica di destra, leghista, lontana anni luce da un’idea di allargamento sociale, di crescita e di scambio socio culturale e multietnico. Non è una critica a chi ritiene che quella sia la strada da seguire ma a chi, dall’alto di un ruolo istituzionale, ritenga che i problemi del “territorio” si risolvano avendo un “Santo in Paradiso” che, poi, un tempo i “Santi” erano tali perché riuscivano a garantire risorse reali per i propri concittadini, oggi si ha l’impressione che siano un po’ tutti spuntati, poco incisivi perché non riconosciuti e non rispettati all’intero delle loro stesse comunità partitiche. Quel sindaco della città capoluogo, poi, dimentica che c’è stata una forza politica la quale, magari con una trovata politica, è riuscita a garantire una presenza parlamentare. Il tanto bistrattato Partito Democratico, con tutti i suoi problemi, i limiti, le critiche che, soprattutto a Fermo, gli sono piovute addosso e la nostra sconfitta alle elezioni comunali ne è la riprova, riesce a garantire un germoglio di speranza all’interno di un ristretto ambito parlamentare (considerato che il Senato è stato ridotto a 200 unità oltre ai senatori a vita).

Il Partito Democratico, con la scelta della riconferma del senatore Francesco Verducci cui vanno la mia stima e le più vive congratulazioni, ha dimostrato di avere a cuore la nostra terra ma, allo stesso tempo, spero che egli sappia cogliere il senso della responsabilità che lo aspetta d’ora in avanti, unica voce delle istanze del Fermano, che saprà declinare con quelle dei nostri connazionali piemontesi che lo hanno eletto.

Un esempio di apertura, che dovrà essere enfatizzato per riportare tutta la provincia di Fermo all’epoca in cui essa era rigogliosa, fiera, pluralista, e in grado di svolgere un ruolo per il bene di tutta la collettività. I cittadini comprendano che il voto al centrodestra fermano è stato del tutto inutile, se ne facciano una ragione, ma il centrosinistra deve ritrovare la forza di risorgere unitariamente per non lasciare morire il nostro territorio».

 



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