di Andrea Braconi
Gazebo pieni sin dal mattino e cittadini in fila per screening di primo livello e consulenze gratuite. Non poteva iniziare meglio la Giornata del Malato Reumatico delle Marche, con la piazza del Popolo di Fermo che per tutto il fine settimana vedrà alternarsi volontari dell’Amar (Associazione Malati Reumatici delle Marche) e personale dell’Area Vasta 4.
«Dal 2017 è cambiato il mondo della cronicità – ha affermato Roberto Grinta, direttore dell’Area Vasta 4, in occasione di un’interessante tavola rotonda tenutasi nella Sala dei Ritratti – ed il Piano nazionale della cronicità si concentra su due focus: il macroprogetto ed il microprogetto. E proprio in quest’ultimo è stata individuata anche l’artrite reumatoide. Oggi le aziende devono tradurre questi obiettivi in un percorso di assistenza al paziente, ma serve soprattutto un modo nuovo di pensare delle stesse aziende sanitarie. Sui costi diretti per l’artrite reumatoide il valore è di 15.000 euro all’anno, con l’80% che è determinato dall’assistenza farmaceutica e solo un 8-10% dalla specialistica ambulatoriale. Fondamentali, quindi, sono la diagnostica, la capacità di agire e di individuare le patologie».
«È un bel segno vedere gazebo pieni di persone – ha sottolineato il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro – ed è un percorso importante di incontro tra la popolazione e la nostra sanità. Con Grinta ci siamo confrontati varie volte sulla nuova prospettiva della sanità regionale. Sulla determinazione dei territori sono sempre d’accordo, ma devo sottolineare un aspetto importante: una madre ad un certo punto lascia camminare da soli i propri figli, ma c’è qualcuno di loro che zoppica. Prima lo si cura e poi lo si lascia camminare insieme agli altri fratelli. Perché è troppo facile dire ”vi diamo autonomia, ora andate da soli’: prima bisogna cercare di neutralizzare qualche gap fondamentale, poi si può camminare in solitudine. E qui ci sono professionisti che meritano questo maggiore sostegno. Anche per questo come amministrazione ci siamo puntati per ottenere il corso magistrale di Infermieristica».
Andrea Vesprini, direttore sanitario dell’Inrca di Fermo, ha parlato di malattie che hanno un impatto sociale importantissimo. «Sono invalidanti e creano disabilità, se non prese per tempo. Dobbiamo iniziare dalla prevenzione primaria e regolarizzare i nostri stili di vita, dando importanza all’alimentazione ed a una regolare attività fisica. Poi c’è la diagnosi precoce: ai minimi sospetti il medico di medicina generale deve inviare il paziente agli specialisti. Occorre allontanare le complicanze di questa malattia, che prevedono una terapia non solo farmacologica, ma anche chirurgica e riabilitativa quando la malattia esiste. Ed è importante anche il supporto psicologico e sociale, in un approccio multidisciplinare e multiprofessionale».
Ogni volta che c’è un’esperienza di aggregazione, questa è sempre da incoraggiare, così come ogni iniziativa formativa nei confronti del pubblico: è il riassunto del pensiero di monsignor Rocco Pennacchio, arcivescovo di Fermo, che ha tenuto a ribadire come le persone abbiano bisogno di essere avvicinate come persone e non come malati. «Quando sono stato preso in carico io per un problema all’indice di una mano, di cui ho discusso con un amico reumatologo, ho imparato a convivere con la malattia: non mi dispero, sto bene, so che devo soffrire qualche giorno ma vado avanti. Aiutare le persone ad affrontare il limite della vita credo sia il compito di medici, infermieri e di chi lavora in questo campo».
Numerosi gli stimoli colti durante quella che la dottoressa Antonella Farina, dirigente medico di Medicina Interna (ed operativa anche all’interno dell’Ambulatorio Reumatologico), ha definito «una chiacchierata tra specialisti».
«Con questa iniziativa vogliamo avvicinare tutta la popolazione per sensibilizzarla sulle malattie reumatiche. Un aspetto fondamentale è la multidisciplinarietà, con il paziente sempre al centro. Tutti i professionisti cercano di gestire al meglio patologie che sempre più emergono e che rappresentano dei costi per la nostra società».
Per Stefano Angelici, direttore di Medicina interna al Murri di Fermo, il concetto di multidisciplinarietà non è nuovo. «L’essere umano è fatto per stare insieme e nelle Marche c’è una rete reumatologica fortissima. Stiamo imparando a vivere sempre di più questa multidisciplinarietà».
«La P di prevenzione la si fa tutti insieme – ha rimarcato Pietro Scendoni, responsabile dell’Unità Operativa Recupero Funzionale e Reumatologia dell’Inrca – Noi abbiamo il privilegio di avere riabilitazione e reumatologia che convivono, un modello che viene d’Oltralpe. Alla multidisciplinarietà aggiungere la multiprofessionalità, con la necessità di valorizzare le professioni. Per questo abbiamo creato la figura del Case Manager e per questo riteniamo che ci sia un discorso manageriale che la sanità deve fare nell’immediato presente. A Fermo abbiamo due centri che si occupano di reumatologia, ma occorre mettere tutto al posto giusto ed efficientare quello che si ha».
La mission di Amar Marche, ha spiegato la presidente Stella Rosi, dal 2011 si divide in due rami. «Da un lato lavorare con le istituzioni sui tavoli regionali e sanità affinché vengano garantiti il minimo assistenziale ed i diritti dei malati reumatici vengano rispettati. Dall’altro collaborare con centri di reumatologia e organizzare iniziative come queste. Inoltre, portiamo ai nostri associati delle convenzioni per sgravare loro i costi indiretti di queste patologie: ad esempio, l’Ordine degli Psicologi delle Marche offre a prezzo calmierato i propri servizi. Riguardo alla gestione della sanità, voglio dire che nelle Marche abbiamo tantissime e meravigliose delibere, ma che in realtà le reti funzionano perché c’è la buona volontà dei medici: tutto va avanti per le virtù di qualche centro, ma quanto previsto su carta spesso non viene messo in pratica».
«Spesso sono le relazioni che ci rendono vicini e ci permettono di affrontare al meglio il nostro lavoro – ha proseguito Farina – Noi specialisti ambulatoriali cerchiamo di accogliere i pazienti e questo determina quasi sempre una presa in carico, fondamentale per capire se il farmaco riesce a funzionare o se deve essere modificato. Un elemento fondamentale è il supporto, con l’infermiere che filtra e chiama l’ambulatorio, così come è importante creare operatori sanitari che permettano in qualche modo di gestire il paziente».
«I miei medici fanno oltre 10.000 visite all’anno – ha evidenziato Angelici – ed hanno un rapporto con la popolazione molto stretto. Ogni giorno 2/3 medici fanno ambulatorio ed il nostro è il sistema più forte con cui possiamo rispondere per ridurre il numero degli accessi in ospedale. Inoltre, abbiamo opportunità in casi più avanzati di necessità di ricovero, report aggiornati in continuazione ed ottimi rapporti con i migliori centri specialistici. Quindi il cittadino di Fermo è più avvantaggiato e noi cerchiamo di offrire sempre il massimo. I miei medici sono un gruppo, si parlano e sono in buoni rapporti anche con altri reparti».
Un dovere delle aziende è contestualizzare ciò che è scritto e renderlo poi pratico, ha aggiunto Vesprini. «Il nostro impegno è tradurre tutto questo in pratica. Corriamo sempre dietro alle liste di attesa e alle prestazioni, ma sono certo che possiamo riorientare le risorse in cose che servono, come dare più tempo ai professionisti per trattare con il paziente».
«Come Inrca – ha spiegato Scendoni – un primo approccio lo abbiamo fatto, utilizzando una stanza di reparto come sala educazionale che utilizziamo un’ora il pomeriggio per pazienti e caregiver. Abbiamo visto come il gradimento di questa operazione sia alto, soprattutto da parte dei familiari».
Sull’importanza della comunicazione si è soffermata anche la presidente dell’Amar Marche, Stella Rosi. «Fondamentale è che il paziente sappia quale è patologia, quale il farmaco e molto altro ancora. Purtroppo il medico in 20 minuti di visita non riesce a fare miracoli e per questo noi come associazione cerchiamo sempre di formare ed informare».
Ma c’è un grande problema che, secondo il dottor Scendoni, incombe: il cosiddetto “campo degli imbonitori online”, dove persiste una grande disinformazione sia dal punto di vista medico che sociale.
A sollecitare un’ultima riflessione sulla diagnosi precoce l’arcivescovo Pennacchio: «Come malato chi mi deve indirizzare? Quale rapporto deve esserci tra il medico di famiglia e chi dovrà gestire il complesso di alcune malattie?» ha domandato.
«La diagnosi precoce è un problema di quasi tutti i settori – ha risposto Angelici – I due grandi poli dove siamo impegnati come medici sono cronicità e acuzie. E sulle acuzie stiamo fallendo, avendo piegato le ginocchia sotto la spinta del Covid. C’è una carenza di organico ed è difficile preparare i colleghi, che così fanno fatica ad essere il primo step di un malato serio e a volte molto grave».
«La medicina di base si sta rimodulando – ha voluto aggiungere Scendoni – perché così come è organizzata non è più attuale. Per quanto ci riguarda, noi stiamo sperimentando con la Politecnica e l’Area Vasta un progetto che aiuta il medico di base da un punto di vista multidimensionale, una sorta di hub per valutare tramite professionisti il paziente a 360 gradi. Una nuova frontiera, chiamata Smart Village, che non si fa in ospedale ma a Monte Vidon Corrado. Oggi è un progetto di ricerca su circa 100 casi, di cui presenteremo i risultati tra circa due mesi, ma possiamo già dire che la malnutrizione nel 60% delle persone esaminate è l’elemento più incidente».
Un esempio quello dell’Inrca, ha rimarcato Farina, che dimostra un legame strettissimo tra paziente e territorio e che come modello potrebbe essere replicate in altri territori.
«Quando si parla di sanità – ha concluso il consigliere regionale Andrea Putzu – bisogna sempre pensare ai pazienti e a tutti gli operatori. L’amministrazione Acquaroli ha voluto prendere un impegno e rispettarlo, e fare diverse aree territoriali è stata una scelta coraggiosa. Come sanità fermana dobbiamo essere consapevoli di come la provincia di Fermo non possa restare indietro, ma anche della grave criticità rispetto alla mancanza di medici evidenziata dall’emergenza Covid-19. Su questo punto, aggiungo che il presidente Acquaroli ha stanziato fondi per aumentare le borse di studio per evitare di rimanere scoperti. Infine, voglio ringraziare le associazioni, che sono sempre in prima linea e sono molto importanti per i tanti pazienti grazie al loro supporto».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati