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Bollette sempre più care, “La Veneta” chiude temporaneamente: «Con questi costi difficile andare avanti» (Ascolta la notizia)

FERMO - Ad annunciarlo è stato il titolare Massimiliano De Santis attraverso un cartello affisso sulla vetrata che si affaccia in Piazza del Popolo: «Chiusura tecnica causa bollette, si riapre fiduciosi a Natale». Nella nostra intervista ha spiegato le ragioni che lo hanno condotto ad abbassare le saracinesche: «La corrente costa il triplo rispetto ad un anno fa e la speculazione sulle materie prime ha raggiunto le stelle»

 

di Leonardo Nevischi

«Alla luce del momento attuale ho deciso di prendere una pausa e abbassare la saracinesca. Il caro bollette per noi incide e tanto: la nostra attività si basa prevalentemente sull’uso della corrente, a prescindere dal fatto che i nostri prodotti si vendano o meno». A parlare è Massimiliano De Santis, titolare della storica gelateria “La Veneta” situata in Piazza del Popolo a Fermo, la quale da qualche giorno su una delle vetrate del locale presenta un cartello piuttosto eloquente che recita: «Chiusura tecnica causa bollette, si riapre fiduciosi a Natale».

Ascolta la notizia:

La decisione di sospendere temporaneamente l’attività, legata ai rincari dei costi energetici sempre più pesanti, ha avuto una grande risonanza in città. «Una scelta fondamentalmente maturata dal mio commercialista – ha spiegato De Santis -. Lo scorso 4 dicembre mi sono ammalato di Covid ed ho tenuto chiuso fino al giorno dell’Epifania. In quel mese non sono potuto tornare in negozio e, esclusa la lavastoviglie, è rimasto tutto acceso: macchina del caffé, frigoriferi e luci. Così ho pagato 550 euro di spese fisse di corrente. A questa cifra, quando tenevo la saracinesca alzata, si aggiungevano circa 150 euro di ulteriori consumi. Dunque il costo dello stare aperto incideva meno di un terzo rispetto al prezzo fisso. Ora invece la bolletta è triplicata e sono arrivato a pagare una base di 1500 euro di bollette e facendo due conti non mi conviene. Ad esempio – ha illustrato numeri alla mano – a luglio di un anno fa ho consumato qualche kilowatt in più rispetto a quello scorso ed avevo pagato circa 1000 euro di corrente contro i 3300 di quest’anno. Andando avanti così nei mesi in cui spendevo mediamente 700 euro andrei ad affrontare una spesa di circa 2100 euro».

A queste cifre da capogiro si aggiunge anche una questione etica. «La mia attività di base consuma più di dieci famiglie: se mi portasse un guadagno potrebbe essere giustificato ma, se si continua così, questo inverno si dovrà razionalizzare la corrente e non posso permettermi di toglierne ad altri per rimetterci io stesso. Se i costi fissi di gestione della corrente rimarranno a questi livelli la gelateria dovrà tornare come un tempo ad essere un’attività prettamente estiva, perché solo con la vendita si riesce ad ammortizzare le bollette».

Di fatto è da questo che deriva la scelta della chiusura temporanea, in vista di mesi come quelli invernali in cui già normalmente l’attività si riduce e bollette sempre più care rischierebbero di gravare sui conti in maniera insostenibile. «Tolti gli eventi del weekend, il lavoro a Fermo è già scemato parecchio rispetto all’estate. In passato, escluso il periodo in cui ho contratto il Covid e quello legato all’emergenza pandemica, non avevo mai chiuso neppure per ferie ma ora mi vedo costretto. Avevo anche pensato di togliere i gelati nei mesi invernali però questa è una gelateria storica che va avanti dal 1968 e non mi andava di fare una scelta così drastica e impulsiva. Ho preferito chiudere nella speranza che il costo della corrente si abbassi».

Il caro energetico, però, non è la sola difficoltà che De Santis ha dovuto affrontare in questi mesi: «Molta gente non sa che le gelaterie usano zuccheri che si usano nella farmaco-terapia come il destrosio e il glucosio. Tali zuccheri servono per ottenere un gelato più spatolabile e con valori glicemici più bassi e pertanto costano di più rispetto a quelli normali (tra 1,30 e 1,50 euro al kg, ndr). Ora, però, con l’aumento della vendita di farmaci come il “Brufen” (usato per contrastare i sintomi del Covid) le ditte farmaceutiche hanno fatto razzìa di tali zuccheri tanto da renderli raramente disponibili sul mercato o, in tal caso, a costi esorbitanti. Tuttavia ad un’azienda che produce il Brufen – che costa 500 euro al kg – pagare il destrosio 10 euro al kg non incide molto, ma viceversa una gelateria – che vende il suo prodotto a 16 euro al kg – viene messa in difficoltà. Questo è solo un esempio, ma anche materie prime come la nocciola ed il pistacchio sono diventate difficili da reperire. Per non parlare del latte che nel mese di luglio ha subito 4 aumenti pari al 30% complessivo. Poi come lo spiego al cliente che anche io dovrei aumentare il costo del gelato del 30%? Non sarebbe eticamente giusto perché non posso gravare sul consumatore. Già quest’anno avevo aumentato del 10% ma non si è dimostrato sufficiente per coprire le spese».

Una chiusura che però lascia anche una speranza per il futuro. «A Natale ho deciso che riaprirò anche se dovessi andare a rimetterci: lo farò per la mia clientela e per dare un servizio alla città di Fermo che sotto il periodo festivo si riempirà. Mi prenderò questi due mesi per cercare di fare delle modifiche al locale e capire dove poter risparmiare per evitare sprechi energetici e spese inutili».

Dunque “La Veneta”, seppur temporaneamente, ha dovuto chiudere, ma come vi avevamo raccontato in un precedente servizio (clicca qui) è solo l’ultimo dei locali del Fermano a dover fare i conti con le difficoltà attuali legate ai costi dell’energia elettrica.

 

 

 

 

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