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Materie prime e caro bollette, la spada di Damocle per i panettieri: «Impossibile ammortizzare i costi» (Ascolta la notizia)

CRISI - L'aumento del costo delle materie prime e delle imposte relative a luce e gas stanno mettendo a dura prova i panettieri. Intanto si attendono misure dal nuovo governo. Settimio Tassotti, presidente Apa (Associazione panificatori delle province di Ascoli Piceno e Fermo): «Situazione insostenibile, siamo allo stremo».

 

di Alessandro Luzi

“I due odori più buoni e più santi sono quelli del pane caldo e della terra bagnata dalla pioggia” affermava Ardengo Soffici, noto saggista italiano. Se il prossimo governo non riuscirà a porre un freno all’aumento delle imposte, c’è il rischio di rimanere solo con l’odore della terra bagnata di pioggia. Sì, perché il soffice odore del pane dorato attualmente è risucchiato dalla tempesta del caro gas ed energia, pertanto può essere duramente compromesso. Tutti i settori dell’economia a 360 gradi ne stanno subendo le ripercussioni, dalle famiglie alle imprese, fino ad arrivare ai settori commerciali. Intanto è arrivato anche l’allarme dei panettieri, costretti a subire i rincari sia delle bollette che delle materie prime.

Ascolta la notizia:

«Queste problematiche partono da lontano, addirittura prima dello scoppio del conflitto in Ucraina – spiega Settimio Tassotti, presidente Apa (Associazione panificatori delle province di Ascoli Piceno e Fermo, aderente alla Fippa, Federazione Italiana Panificatori di Roma) -. Al momento

Settimio Tassotti

non riusciamo ad ammortizzare i costi così onerosi. Il gas è passato dai 1.500€ ai quasi 4.000€, l’energia ha raggiunto quota 4.500€. Stiamo valutando strategie volte a diminuire i consumi ma per il nostro settore è molto difficile perché produciamo beni quotidiani di prima necessità. Per esempio potremmo lavorare a giorni alterni e su prenotazione ma non so fino a che punto è possibile. Siamo in seria difficoltà. Oltre a non riuscire a contenere i consumi, non possiamo incrementare più di tanto i prezzi perché anche le famiglie si trovano nell’occhio del ciclone. Qualche collega aveva ipotizzato di fermare l’attività per un periodo. Stiamo lavorando in perdita. A livello di federazione vogliamo mettere in luce le nostre esigenze, è quanto mai necessario in vista di un possibile intervento strutturale del prossimo governo. Ad oggi sono state adottate delle misure a riguardo ma sono briciole. Stiamo valutando di organizzare una manifestazione per far sentire la voce della nostra categoria». A questo si somma il costante aumento delle materie prime, in particolare di grano, burro e latte. Ma da cosa è causato? «In primis dalla legge della domanda e dell’offerta. In Cina la richiesta di grano è schizzata e, nonostante si riesca a soddisfare il fabbisogno, i mercati inevitabilmente risentono di questi andamenti. Inoltre il prezzo è determinato anche dalla quotazione alla borsa di Chicago, perciò è soggetto anche a bolle speculative. Qualche decennio fa il mercato del grano era a Genova, poi è stato consegnato a Chicago, quindi è soggetto a movimenti finanziari».

Questo aspetto rimane indigesto a Giorgio Corradini, vice presidente Apa: «Almeno sui prezzi di prima necessità ci dovreb

Giorgio Corradini

be essere una tutela maggiore. Sono convinto che andrebbero tolti dalla borsa altrimenti sono soggetti alle oscillazioni provocate da speculatori. Sono deluso in quanto non vedo cambi di rotta e aleggia un disinteresse diffuso verso queste problematiche. Per una maggiore consapevolezza, invito tutte le federazioni di categoria ad unirsi e mettere in moto una grande protesta; poi serve uno sciopero collettivo di tutti i commercianti a 360 gradi. Giovedì sarò a Roma alla manifestazione organizzata da #IoApro. Ho notato un certo lassismo anche tra i sindaci delle nostre città. Dovrebbero esercitare un pressing più insistente sulla giunta Regionale per arrivare poi fino al governo centrale».

Del resto, di fronte a questo scenario, la politica è chiamata ad assumersi le proprie responsabilità e rispondere adeguatamente alle ripercussioni economiche e finanziarie in atto. Agire di nuovo sulla quotidianità dei cittadini, vittime e non carnefici delle dinamiche geopolitiche e finanziarie, è fuori luogo, oltreché insufficiente a far fronte alla stabilità del Paese. Quindi da un lato occorre studiare un piano diplomatico per porre fine al conflitto bellico, dall’altro intervenire sulla borsa verificando la presenza di eventuali bolle speculative. Intanto è quanto mai necessario impiegare degli aiuti rivolti a famiglie ed imprese.

Matteo Mosca

«Con questa situazione è impossibile fare una programmazione – afferma Matteo Mosca, gestore di Mosca Caffetteria a Porto San Giorgio – le bollette sono triplicate e la reperibilità delle merci scarseggia. Di conseguenza c’è una gestione dei magazzini più guardinga in quanto i prodotti rischiano di deteriorarsi. Ci stiamo avvicinando a novembre, mese dei morti, che richiede una produzione di dolci tradizionali, ma con questa situazione riusciremo a proporli? È tempo anche di organizzare gli approvvigionamenti di materie prime per il Natale ma quest’anno conviene fare i panettoni? Il burro è arrivato a 12 euro al chilo e non possiamo certo aumentare a dismisura i prezzi per ammortizzare i costi visto che anche le famiglie risentono di questa situazione. Stiamo camminando a vista. Vanno trovate delle soluzioni perché così non si può andare avanti».

Enrico Ciarrocchi

Enrico Ciarrocchi, del panificio omonimo, pone l’accento sul costo delle materie prime: «Le bollette sono triplicate. Di media, prima pagavo 2.800€ per l’energia, ora sono arrivato a 9.000€. A questo, oltre al grano, si sommano i costi del burro, dello zucchero e dell’olio, incrementatati rispettivamente del 100%, del 50% e 40%. A volte sento reclami sulla discrepanza tra l’aumento del pane del 13% e l’inflazione che si aggira al 9%. Sono critiche ingenerose in quanto i costi per la produzione sono schizzati alle stelle. I nostri problemi sono sostanzialmente due: lavoriamo a prezzi fissi ma acquistiamo a prezzi variabili; ci confrontiamo quotidianamente con i cittadini che stanno subendo le stesse difficoltà. Abbiamo già aumentato due volte il pane, adesso dobbiamo fermarci perché è inopportuno continuare a gravare su di loro».

Insomma, salvare “l’odore del pane caldo” è una priorità e se fino ad oggi sembrava scontato, ora non lo è più.



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