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Verducci torna al Senato: «Eletto in Piemonte ma continuerò a lavorare per il Fermano» Ascolta l’intervista a Zoom

ROMA - Per il rieletto senatore parola d'ordine "lavoro". E poi la ricostruzione della sua candidatura: «Dinanzi all'impasse nelle Marche, Letta mi ha chiesto di candidarmi in Piemonte. Ho sempre detto però che avrei continuato a rappresentare il mio territorio di origine perché la maggior parte del mio lavoro politico è legata proprio al Fermano»
L'intervista al senatore Francesco Verducci ai microfoni di Radio FM1

Il senatore Francesco Verducci con il papà Carlo, ieri a Palazzo Madama, davanti al busto di Leopardi: «Tre marchigiani al Senato»

 

di Francesco Silla

Ai microfoni di Zoom, programma di approfondimento di Radio FM1, ieri sera ospite Francesco Verducci, senatore del Partito Democratico. Proprio nella giornata di ieri c’è stata l’elezione del Presidente del Senato, Ignazio La Russa. Si è parlato quindi della nuova legislatura, delle sfide che aspettano il senatore, e del doppio ruolo di rappresentante del Piemonte, dove Verducci è stato eletto, e del Fermano, luogo di origine del senatore.
Nuova puntata di Zoom, la trasmissione di approfondimento di Radio FM1, quella andata in onda ieri alle 19. Ospite della puntata, intervistato da Giorgio Fedeli, direttore di Cronache Fermane e Radio FM1, il senatore del partito democratico Francesco Verducci che si è soffermato sull’elezione di ieri del nuovo presidente del Senato, La Russa, allargando poi il discorso alla nuova legislatura e alle sfide che il Partito Democratico dovrà affrontare nei prossimi anni di opposizione. Non sono mancati spunti di riflessione e proiezioni sulle Marche e sulla poca rappresentanza del Fermano, che vede tra i nuovi parlamentari ‘indigeni’ il solo Verducci, originario della provincia di Fermo, eletto però in Piemonte.

Verducci ieri è, dunque, tornato a Palazzo Madama accompagnato dal padre Carlo. E con lui scatto davanti al busto di Leopardi: «Tre marchigiani al Senato» sorride il senatore. Poi le emozioni della prima seduta.

«L’emozione di tornare a Palazzo Madama è grandissima, sento il peso della responsabilità e ho la consapevolezza di avere un ruolo importante in un momento difficile. Oggi più che mai è la politica a dover fare la differenza e a dover dare risposte – spiega Verducci, passando poi a raccontare il legame che ha con Liliana Segre, presidente del senato pro-tempore, che ieri ha ricevuto un toccante tributo da Palazzo Madama prima di passare il testimone a La Russa – Ho avuto il grande onore di lavorare con Liliana Segre, ci uniscono i valori della solidarietà, del contrasto alla discriminazione, e della memoria. Da quando ci siamo conosciuti è nata una collaborazione; l’ho portata a Servigliano a visitare l’ex campo di prigionia, che poi è diventato monumento nazionale. Sono onorato di essere stato vicepresidente della commissione straordinaria contro le discriminazioni. Abbiamo fatto un lavoro fantastico e questa commissione è un unicum a livello mondiale. Il nuovo presidente del Senato, La Russa, nonostante le distanze dalle mie posizioni, ha detto una cosa molto significativa, salutando la Segre come la “Presidente morale” del nostro senato».
Parlando poi delle prime frizioni interne al centrodestra in Senato durante la votazione, Verducci crede che siano state lo specchio «di un inizio pessimo, di una spaccatura in maggioranza. Naturalmente io non ho votato La Russa e mai lo avrei votato per la distanza di vedute che ci separa. Ma rispetto la democrazia, c’è una maggioranza che ha vinto le elezioni e che ha il diritto e il dovere di governare. Un pessimo inizio più che per la scelta, per le spaccature che ci sono state sia in maggioranza che in opposizione, con Forza Italia che non ha votato La Russa e componenti dell’opposizione che comunque hanno appoggiato l’elezione del nuovo presidente. Il mio partito ha votato scheda bianca. La speranza era che le opposizioni, finite le elezioni trovassero la quadra per collaborare, ma la strada non sembra quella giusta. Noi siamo pronti a fare un’opposizione dura e senza sconti. La maggioranza era divisa prima del voto, si è riunita per le elezioni e ora sembra nuovamente divisa. Il Partito Democratico deve dare forza ai temi che già ha affrontato in campagna elettorale, come il lavoro e il precariato. Rimettersi in sintonia e fare opposizione è il nostro obbiettivo».
Si passa poi al Fermano, e a Verducci certo non si sottrae nel dare delucidazioni sulla sua candidatura in Piemonte: «In questi anni credo di aver fatto un lavoro importante, un lavoro che mi è stato riconosciuto, che ho portato avanti con umiltà. Mi sono sempre occupato del territorio, come ad esempio nei casi Whirlpool e scuole dell’entroterra. Questo si è legato anche ad un ruolo nazionale. Le due cose stanno insieme in politica. E questo ruolo nazionale, di fronte all’impasse nelle Marche, ha portato il segretario Letta a chiamarmi chiedendomi di candidarmi fuori regione, a Torino. Ho sempre detto però che qualora fossi stato eletto, avrei continuato a rappresentare il mio territorio di origine perché la maggior parte del mio lavoro politico è legata proprio al Fermano. Naturalmente ho anche un vincolo di responsabilità e professionalità nei confronti di Torino e del Pd di Torino. Ma il mio focus è sempre sulle Marche e sui bisogni del territorio. Non a caso i primi disegni di legge che oggi ho presentato riguardano l’internazionalizzazione delle imprese artigiane e il credito d’imposta per i campionari delle aziende del Made in Italy. Seguirò anche le istanze che provengono da Torino ma non smetterò il mio lavoro per il nostro territorio».


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