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Tutte a bordo della dragonboat, il progetto di riabilitazione per donne operate al seno. Al via la prima squadra nel Fermano (Videointervista)

FERMO - Il progetto Dragonboat consiste nella riabilitazione fisica attraverso l'atto di pagaiare in sincrono. Unisce sport, natura e condivisione per migliorare il benessere psicofisico delle donne che hanno subito un intervento chirurgico al seno. È promosso da Marcangola ed è stato spiegato a Radio Fm1 da Stefania Teodori, responsabile del progetto Dragonboat, Emiliano Pasquini, presidente dell’associazione Asd KayakPicenum di Pedaso, e Gentilina Recchi, dragonessa della squadra di Falconara Marittima
Progetto Dragon Boat

 

di Alessandro Luzi

Anche nel Fermano è in fase di allestimento la prima squadra di dragonesse, formata da donne che hanno subito un intervento chirurgico al seno. A comunicarlo sono stati Stefania Teodori, responsabile del progetto Dragonboat, Emiliano Pasquini, presidente dell’associazione Asd KayakPicenum di Pedaso, e Gentilina Recchi, dragonessa della squadra di Falconara Marittima, intervenuti ai microfoni di Radio Fm1. L’attività è sostenuta anche da Marcangola, associazione di volontariato attiva in ambito oncologico, fondata dalla prof.ssa Rossana Berardi e dal dottor Renato Bisonni. «Il progetto è volto alla riabilitazione delle donne operate al seno – ha esordito Pasquini -. Le attività della squadra partiranno a primavera ma già si sta formando la prima squadra. Deve essere costituita da 12 elementi. Durante il periodo invernale si svolgeranno degli incontri e degli allenamenti a terra per farsi trovare pronti a primavera, quando la dragonboat sarà pronta a solcare il mare. L’approccio alla pagaiata è molto semplice, è sufficiente apprendere i movimenti basilari. Le istruzioni fond

Emiliano Pasquini

amentali verranno esposte da uno staff apposito».

Di fatto è un percorso di riabilitazione di gruppo e promuove la condivisione sia dal punto di vista sportivo che da quello emotivo. «In questa attività si unisce natura, sport e riabilitazione – ha spiegato Teodori -. Si è scelto di attivare questo progetto in quanto il movimento della pagaiata favorisce la riabilitazione dopo l’intervento. Inoltre si crea un contesto di benessere psico-fisico in cui si condivide lo stesso percorso con altre donne. Pertanto si crea una sinergia sia fisica, necessaria per far muovere l’imbarcazione, sia emotiva. È un percorso utile anche a migliorare il loro status. Abbiamo approfittato dell’ottobre rosa per promuovere il progetto e già sono arrivate le prime adesioni. La sede degli allenamenti è proprio presso la Asd KayakPicenum a Pedaso. L’iniziativa nasce per le donne operate al seno ma la partecipazione è consentita a tutte. Questo è importante proprio per non arroccarsi nella propria condizione ma aprirsi ad altri contesti».

Stefania Teodori

Ma che cos’è la dragonboat? «Il nome deriva proprio dalla struttura dell’imbarcazione. A prua svetta la testa di drago invece a poppa si trova la coda. È di origine cinese ed era utilizzata durante alcuni riti propiziatori. Nel 1976 venne riconosciuta come disciplina agonistica e nel 1996 si formò la prima squadra di dragonesse».

Recchi ha raccontato la sua esperienza e ha posto in evidenza l’importanza di questa attività fisica per la riabilitazione: «Avevo partecipato al progetto pilota Dragonboat e faccio parte della squadra di Falconara Marittima dal 2018. Si è sviluppato grazie alla Fondazione Ospedali Riuniti e alla clinica oncologica della prof.ssa Berardi. Il mezzo è messo a disposizione dalla Lega navale cittadina. Questa attività ha un fondamento scientifico. È basata sugli studi effettuati dal medico canadese Don McKenzie nel 1996. Il suo motto era “le donne operate al seno non devono rimanere a braccia conserte ma stare in movimento”. Così ha iniziato a far pagaiare le sue pazienti e ha riscontrato dei risvolti benefici. Questo progetto è fondamentale perché uno degli obiettivi consiste nel riappropriarsi del proprio fisico. L’operazione al seno può creare disagi psicofisici non indifferenti.

Gentilina Recchi

Questo sport aiuta a vivere delle esperienze di gruppo e contribuisce al benessere fisico. Inoltre l’esperienza coinvolge anche i partenti e familiari delle dragonesse per cui si estende la rete di relazioni personali. Ciò contribuisce a consolidare l’equilibrio psicologico. Insomma, ci sono tanti risvolti positivi». Ha concluso il suo intervento ricordando quali sono le principali competizioni: «Molte sono nel nord Italia. Un torneo decisamente prestigioso è il trofeo nazionale Lilt. Abbiamo già partecipato due volte, a Treviso e a Sabaudia, a giungo sarà la volta di Falconara perciò sono molto contenta e non vedo l’ora di gareggiare. C’è una sana competitività che per noi è una spinta emotiva».


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