di Alessandro Luzi
Fermo, ormai da più di dici anni, ospita le facoltà dell’Univpm di ingegneria gestionale, infermieristica e logopedia. Pertanto il rapporto con l’Università è ormai consolidato e le varie amministrazioni hanno sempre curato questo prestigioso legame. Ma il capoluogo di provincia ha lo status di ‘città universitaria’? I numeri illustrano uno stato di salute ottimo: i nuovi iscritti sono più di 800 e le matricole tra magistrale e triennale raggiungono quota 200. Un quadro sicuramente roseo per la realtà fermana. Tuttavia la presenza degli studenti richiede un contesto adeguato alle loro esigenze. Fermo offre una rete di servizi in grado di rispondere alle loro esigenze? È un luogo adatto allo studio? Ha infrastrutture idonee? Quante occasioni di convivialità e aggregazione propone? A rispondere sono stati direttamente gli studenti fuori sede Chiara Pranzo, Emanuele Cerchiè e Simone Taddei, rispettivamente di Fano, Leini (Torino) e Roseto degli Abruzzi.
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SOCIALITÀ «Sicuramente è un luogo tranquillo e dai ritmi di vita più rilassati rispetto alla mia zona di provenienza – ha esordito Emanuele -. Leni è un piccolo comune sulla cintura di Torino quindi ero già abituato a realtà di tali dimensioni, comunque lì il polo attrattivo è il capoluogo piemontese. Qui la tranquillità a volte diventa eccessiva perché mancano le occasioni di svago e intrattenimento. È un posto ottimo per concentrarsi nello studio e nelle attività universitarie, però dal mio punto di vista credo sia necessario aumentare le occasioni di incontro ricreativo tra noi ragazzi. Comunque in questi anni ho trovato degli ottimi amici e sono soddisfatto del rapporto con i miei coetanei». «Ho raggiunto Fermo per studiare e sotto questo punto di vista è un’ottima realtà – ha rimarcato Chiara -. Per quanto riguarda i legami tra noi studenti, è fondamentale cercare una coesione all’interno dell’università. Nelle classi siamo pochi quindi si respira un clima sereno ed è ideale per fare nuove conoscenze. Ho trovato molto tranquilli anche i ragazzi locali quindi mi trovo bene». Caso diverso per Simone: «Ero iscritto a Bologna, la città universitaria per eccellenza, però l’ho trovata molto caotica e frenetica, invece Fermo è totalmente differente. Mi sono ambientato subito e partecipo con interesse alle tante attività di aggregazione proposte dal Gulliver, associazione culturale universitaria. Propongono degli eventi molto coinvolgenti, motivanti e contribuiscono a stimolare l’interazione tra studenti. A volte però preferiamo riunirci a casa con gli amici piuttosto che frequentare la piazza perché spesso è praticamente deserta». C’è anche un fattore ulteriore che rende difficile instaurare dei legami saldi tra gli universitari: la prossimità. Infatti la stragrande maggioranza proviene da paesi limitrofi, pertanto il giovedì o il venerdì lasciano la città per ritornare dai propri familiari. «Per questo spesso si stenta a creare una convivialità al di fuori delle mura universitarie – hanno affermato -. Nel weekend rimangono in pochi quindi è raro ritrovarsi per un appuntamento, evento o consumare qualcosa in un pub. Paradossalmente spesso ci sono più iniziative durante la settimana».
TRASPORTI I fuori sede spesso non sono muniti di un veicolo di proprietà, perciò diventa fondamentale avere a disposizione una rete di trasporti efficiente per muoversi agilmente tra i vari Comuni della provincia fermana. Invece la mobilità sembra proprio non essere così agevole. «Quando ero a Torino addirittura non ho avuto la necessità di prendere la patente perché ci si spostava benissimo con i mezzi pubblici – ha raccontato Emanuele -. L’ho presa quando mi sono trasferito perché qui muoversi non è così agevole. L’unica città che si può raggiungere in poco tempo è Porto San Giorgio». «Arrivando dall’Abruzzo non riscontro particolari criticità perché una volta sceso alla stazione sangiorgese, prendo l’autobus scendo a Fermo – ha sottolineato Simone – tuttavia al di fuori di questa tratta è un po’ più complicato spostarsi. Inoltre l’ultimo mezzo è disponibile alle 21 quindi potrebbero essere estesi gli orari». Il neo dei trasporti pubblici riguarda tutta la regione. Infatti nonostante Chiara provenga da una cittadina collocata sulla riviera delle Marche, dunque interessata dalla ferrovia, arrivare in città sembra un’impresa: «Occorrono circa due ore e mezza perché devo attendere la coincidenza ad Ancona, arrivare a Porto San Giorgio e poi prendere l’autobus. Invece con la macchina è sufficiente un’ora per compiere questo tragitto». Dalle testimonianze di fatto emergono due macroaree distinte, una tra Ancona e Pescara, l’altra invece si estende a nord e si allaccia alla riviera romagnola. Invece, per quanto riguarda gli autobus, l’unica tratta a misura di studente è Fermo-Porto San Giorgio.
AGEVOLAZIONI Con i recenti rincari per molte famiglie diventa più oneroso sostenere le spese universitarie. Per questo sarebbe opportuno favorire almeno gli studenti. Il capoluogo di provincia è appetibile dal punto di vista economico? «In generale il costo della vita è sostenibile – hanno affermato -. Ci sono degli sconti per palestre e attività culturali, tra cui gli spettacoli al teatro dell’Aquila. Invece ciò non avviene nei pub, per il settore dell’abbigliamento o per gli alimentari. Ci aspettavamo qualche agevolazione per la piscina Municipale, invece gli abbonamenti sono a prezzo pieno anche per noi. Tempo fa era stata creata un’app dove erano inserite tutte le attività commerciali che offrivano la merce in sconto agli studenti ma poi è venuta meno per inutilizzo». «Addirittura una volta avevo chiesto la riduzione ad una commessa – ha raccontato Emanuele – lei era rimasta sorpresa perché non l’aveva mai utilizzata nessuno. Probabilmente c’è un deficit nella promozione di queste iniziative». Nel frattempo incrociano le dita per le prossime bollette che devono ancora arrivare.
PERCHÉ FERMO? «A Bologna non ero soddisfatto né del percorso di studi e né della città, allora ho deciso di iscrivermi in una sede universitaria più vicino casa – ha spiegato Emanuele -. L’Univpm è molto valida, i professori sono preparati e il contesto è molto più tranquillo». Lo stesso vale per Chiara: «Inizialmente frequentavo la facoltà di ingegneria meccanica poi ho cambiato percorso. Ho scelto di rimanere nel circuito di Univpm perché il trasferimento era più agevole». Discorso diverso per Emanuele: «Una volta terminate le superiori ho sostenuto il test d’ingresso in un altro ateneo, però, rimanendo troppo in basso nelle graduatorie, probabilmente non sarei entrato. Allora, dato che i miei nonni abitano tutti nelle Marche, ho optato per Fermo».
Insomma, dalla descrizione degli studenti, emerge una città sicuramente ospitale e adatta allo studio, ma carente dal punto di vista aggregativo e infrastrutturale. Dunque c’è una buona base di partenza, su cui però è importante lavorare per rendere Fermo, così come tutta la provincia, più accogliente e a misura di giovane. Per rispondere al quesito iniziale, per ora Fermo rimane una città con l’Università. Per trasformarla in una città universitaria è fondamentale creare una rete di servizi in grado di collegare tutta la provincia, a partire dai Comuni limitrofi, perché le facoltà fermane non appartengono solo del capoluogo, ma a tutto il territorio.
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