di Alessandro Luzi
Ieri sono stati puntati i riflettori su un fenomeno drammatico. Infatti i dati diramati ieri dal questore Rosa Romano illustrano un panorama preoccupante: i reati da “Codice rosso” rispetto al 2021 sono scesi da 46 a 42, ancora decisamente troppo alti; 126 sono state le richieste di intervento in ambito familiare; gli atti persecutori sono più che raddoppiati, si è passati da 11 a 24; i reati di violenza sessuale sono rimasti stabili a 4. L’incremento è dato anche da una maggiore predisposizione delle donne a denunciare i soprusi ma i numeri sono decisamente troppo elevati per una provincia con circa 170mila abitanti. Dopo le attenzioni di ieri dedicate a questo fenomeno, il timore è che da oggi questo scenario torni nell’ombra. Anche perché le denunce sono fondamentali per contrastare la violenza di genere, ma è altrettanto importante lavorare sulla prevenzione.
L’introduzione delle giornate internazionali volte a sensibilizzare la popolazione su dei temi specifici di rilevanza mondiale dovrebbero essere degli stimoli ad agire concretamente per invertire un determinato trend negativo. In qualche modo dovrebbero dare il La a progetti, riforme, disegni di legge, iniziative su cui lavorare durante l’anno. Viceversa, con le modalità attuali, sembrano più degli strumenti per lavarsi la coscienza collettiva. In questo caso specifico lo dimostrano i dati in costante peggioramento. Insomma, dedicare soltanto un giorno all’anno a questa tematica non è sufficiente. Dal punto di vista legale si stanno introducendo nuovi strumenti di tutela e di supporto alle vittime. Ne è un esempio il D.L. 38/2009: prevede una misura monitoria che nasce con lo scopo di garantire alla vittima una tutela rapida ed anticipata rispetto alla definizione del procedimento penale poiché finalizzata a far recedere dal proposito criminoso lo Stalker; pertanto, assume grande rilevanza nell’ambito della repressione degli atti persecutori. C’è poi l’articolo 3 della legge 119/2013 che ha esteso l’ammonimento ai casi di violenza domestica, prevedendone l’applicazione quando sussiste violenza fisica, psicologica con l’aggiunta della nuova fattispecie della violenza economica. Accanto a tali normative, vanno considerate le azioni quotidiane delle forze dell’ordine, costantemente impiegate sul campo nella lotta a queste tipologie di crimini.
Invece sono quanto mai necessari interventi culturali costanti e capillari. Del resto la violenza di genere è spesso frutto di una matrice unica: l’istinto distorto del possesso. Per cui è possibile invertire la rotta solo attraverso un cambiamento dell’idea collettiva di donna e quindi avviare un processo di reale emancipazione culturale. In questo senso si batte Soroptimist International Italia accanto a tante altre associazioni. Una lotta ancora impari quella delle Cpo locali e regionale. Nonostante le varie campagne di sensibilizzazione, probabilmente si trovano costrette ad operare con la lancia spuntata per via dei pochi fondi pubblici messi a disposizione.
Una reale emancipazione culturale potrebbe avvenire attraverso un potenziamento della rete di Cpo, associazioni territoriali e forze dell’ordine, e una loro collaborazione in sinergia con le scuole e le università. Una iniziativa che va in questo senso è “La realtà della tratta, dello sfruttamento sessuale e della prostituzione”, appuntamento promosso dalla Cpo di Porto Sant’Elpidio e sarà presente il dirigente della Squadra Mobile. Il giorno seguente, a Fermo, presso una scuola secondaria superiore, in occasione del convegno “Relazioni tossiche foriere di violenza”, interverrà il personale qualificato della Questura per illustrare gli aspetti pericolosi delle relazioni sentimentali e i percorsi da intraprendere per chiedere aiuto. La Giornata internazionale contro la violenza sulle donne è un simbolo ma, senza un coordinamento organico per intavolare progetti concreti volti a mutare la sensibilità popolare, è destinato a rimanere un vacuo e fioco vessillo in una notte senza stelle.
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