Sanità fermana, ecco le proposte che arrivano dal blocco di sinistra e M5S
FERMO - A distanza di poche ore dall'inizio della Giornata delle Marche dedicata alla sanità, Articolo Uno, Fermo Futura (Pd Città di Fermo, Fermo Capoluogo, Agire Locale, Fermo Coraggiosa), M5S Fermo - Pd Federazione FM – Sinistra Italiana Provincia di Fermo, lanciano le loro proposte
«Apprendiamo dalla stampa che il 10 dicembre un nutrito stuolo di personalità, tra cui il Ministro della salute Orazio Schillaci ed il Presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, saranno al Teatro dell’Aquila di Fermo per l’esclusivo evento “La Giornata delle Marche”. Una kermesse di vertice che verterà per lo più sul cruciale tema della sanità. Ovviamente la presenza di personalità non può che onorarci, ciononostante non ci siamo potuti non domandare le ragioni di una tale scelta, in considerazione che ciò avviene nel territorio, quello della provincia fermana, dove la sanità risulta maggiormente in affanno rispetto a tutta la Regione Marche». Inizia così la lunga disamina sul fronte sanitario di Articolo Uno, Fermo Futura (Pd Città di Fermo, Fermo Capoluogo, Agire Locale, Fermo Coraggiosa), M5S Fermo – Pd Federazione FM – Sinistra Italiana Provincia di Fermo, in vista della Giornata delle Marche che si celebrerà domani al teatro dell’Aquila.
«Se il motivo dovesse essere di riportare l’attenzione in un contesto di notevole criticità ed avere il coraggio di aprire ad un reale confronto disposto a recepire istanze, benissimo. Se invece, fosse il tentativo di presentarsi in luoghi che scongiurino il contraddittorio, poiché adombrante il pensiero d’essere al cospetto di una città territorio, compresa la Provincia, in mano agli amici del centrodestra e della destra, ci si sbaglia. Se volessimo andare dritti al punto, ci basterebbe stigmatizzare il peccato originale prodotto dalla Giunta di Palazzo Raffaello, ovvero la riorganizzazione localistica e semi autarchica della sanità senza sollevare la fondamentale questione che è nel disomogeneo budget pro-capite del cittadino marchigiano».
«A seguito di una campagna elettorale estremamente allegra – incalzano da sinistra e M5S – in quanto a soluzioni e dove si promise che sarebbero stati riaperti tutti i piccoli ospedali ed ogni sorta di ben d’iddio, la Legge regionale 19 dell’8 agosto 2022, ha sancito il passaggio dalle Asur (Azienda Sanitaria Unica Regionale, con le note 5 aree Vaste) alle Ast (Aziende sanitarie territoriali, di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Pesaro Urbino che incorporerà l‘Azienda ospedaliera “Ospedali Riuniti Marche Nord”: tutte con personalità giuridica). Ciascuna avrà un direttore socio-sanitario oltre che un direttore generale, si articoleranno in distretti e dipartimenti, nei quali, tra gli altri organismi, saranno presenti Case della Comunità, Ospedali della Comunità, Centrali operative territoriali e Unità di continuità assistenziale (Uca) eredi delle Usca. A nostro avviso, però, si esacerberanno le incongruenze della rete ospedaliera marchigiana rispetto agli standard qualitativi e quantitativi definiti dal DM 70-15, sdoganando una più aspra competizione tra aziende sanitarie territoriali che, col medesimo budget, o quantomeno con la stessa proporzione, finiranno, in chiave ancor più manageriale (modello lombardo) ed in autosufficienza gestionale localistica, per condurre ad ulteriore sofferenza i territori più piccoli.
Proposte
Anzitutto occorre aprire un serio confronto sia con le comunità locali sia con le forze sociali e di rappresentanza del mondo del lavoro per stabilire criteri ed assetti al fine di appianare le incongruenze della rete ospedaliera marchigiana. E che l’organizzazione nonché la gestione anche del privato nei servizi ausiliari di appalto, che pertanto generano utili, non vadano a discapito di lavoratori ed utenti.
Su una situazione di carenza di dotazione organica di personale, (il 31 dicembre 2022 ben 400 contratti saranno in scadenza) occorre una immediata pianificazione per nuove assunzioni con l’obiettivo non solo di colmare il deficit organico che si andrà a generare, ma con l’occasione condurre una rimodulazione, armonica, che riequilibri ed implementi le situazioni di maggior carenza.
Sulla rete dell’emergenza-urgenza, il cui sistema investe dai 118 ai Pronto Soccorso, tutta la Regione sconta più o meno gravi problematicità. Anzitutto le AST più ridotte come quella fermana e l’interno del territorio. Nel Fermano siamo in presenza – unici nelle Marche – di un unico nosocomio e di un unico Pronto soccorso per un bacino di 180.000 utenti. Occorre immediatamente costituire due punti di Pronto soccorso attrezzati, a Fermo e nell’interno, immediatamente efficientare e potenziare il sistema di trasporto di emergenza e soprattutto immediatamente assumere personale a contratto pubblico.
Affrontare ed elaborare una progettazione di congrua ed omogenea distribuzione delle Case di Comunità, individuate nel numero di 75 ma solo per una trentina finanziate, che rappresentano il presidio fondamentale di maggior prossimità al quale l’assistito può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria.
Per giungere all’altrettanto sentito problema dei tempi di attesa per visite, esami diagnostici e ricoveri, criticità che si spingono al punto da far sì che molti marchigiani non riescano più ad accedere alle prestazioni del Sistema Sanitario Nazionale, usufruire di un sacrosanto diritto, quella alla salute. «Se l’AV4, come osservano i sindaci – si legge nella nota – che è fortemente sofferente rispetto ad altri territori, tanto da essere l’ultima in Regione, se i ricoveri ospedalieri registrati della popolazione residente in AV4 è di circa 26.000/anno e dall’analisi dei flussi si registra che il 37% genera mobilità passiva intraregionale e l’11 % circa genera mobilità passiva extraregione, ciò vuol dire che rimangono ricoveri in AV4 per circa 52%, pari quindi a 14.000 utenti. Ne risulta che 12.000 cittadini del Fermano migrano per curarsi fuori territorio, sia perché scarseggiano posti letto sia per la mancanza di servizi fondamentali che disegnino un percorso più complesso e completo di cura, l’assenza di Emodinamica, Medicina Nucleare, Terapie Oncologiche e Chirurgia specifica di tipo oncologico (come pancreas, mammella) ed altro. Che fare allora? Come abbiamo già accennato occorrono congrue risorse nell’equa distribuzione e quindi capacità di pianificazione ed organizzazione in tutta la filiera – Stato, Regione, Territori. Altro tema, l’accudimento domiciliare. Una duplice prospettiva, quella della possibilità dell’accudimento domiciliare con i propri cari e quella residenziale socio-sanitaria che debbono trovare entrambe le condizioni di risorse e di organizzazione per un welfare capillare e rispondente a tutte le esigenze della popolazione.E poi il grande tema della prevenzione. La sua funzione primaria riguarda campagne di informazione, educazionali, un approccio insomma di carattere culturale collettivo teso ad ostacolare l’insorgere della malattia; la secondaria, nella individuazione precoce della malattia, specialmente ad alto rischio con anche le imprescindibili politiche sanitarie di screening; e la terza fase di intervento, rivolta a ridurre la gravità e le complicazioni di patologie già istauratesi. Si stima che alla Regione Marche manchino investimenti per quasi 50 milioni di Euro al fine di solo colmare il livello assistenziale rispetto agli standard previsti.Si ritiene quindi confermare, sulla scorta dei dati post-pandemia, l’urgente necessità di un deciso investimento su Ospedali di Comunità, Case della Comunità, presidi poliambulatoriali ed Rsa, in modo da rafforzare l’assistenza Territoriale di Rete, occorrono interventi di recupero su una realtà territoriale già seriamente sofferente.
– La missione 6 del Pnrr, con i fondi finalizzati, è una occasione unica per riequilibrare e recuperare le situazioni di sofferenza all’interno del territorio regionale, senza scostare o nulla sottrarre rispetto alle risorse storiche assegnate ad altri territori, ma indirizzando i fondi europei laddove si registrano la palesi criticità.
Occorre quindi un lavoro congiunto di tutti sindaci, con il coinvolgimento delle rappresentanze sociali, delle forze politiche, delle associazioni del socio-sanitario affinché con una sinergia di contributi si possa superare la frammentazione e la mancanza di omogeneità dei servizi sanitari da offrire in tutto il territorio regionale».