di Leonardo Nevischi (foto/video Simone Corazza. Regia Alessandro Luzi)
Ieri sera, negli studi di corso Cefalonia si è svolto il consueto appuntamento del giovedì con Zoom, il programma di approfondimento su politica, cronaca e attualità di Radio FM1 e Cronache Fermane. Ai microfoni, ospiti del direttore Giorgio Fedeli, sono intervenuti il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, nonché presidente della Conferenza dei Sindaci, il consigliere regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti ed il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Andrea Putzu.
Come vi abbiamo anticipato nel precedente servizio (clicca qui per leggere l’articolo), tra botta e risposta al veleno il ménage à trois non ha deluso le aspettative tenendo incollati i radioascoltatori fino al termine della trasmissione, quando i tre ospiti si sono lasciati andare ad anticipazioni – più o meno veritiere – sul loro futuro. Dal dibattito è emerso un Calcinaro che ha mascherato le proprie reali intenzioni, non disdegnando però un incarico a Palazzo Raffaello come assessore o consigliere, ed un Cesetti «pronto» a rendersi disponibile per una candidatura a sindaco di Fermo o a governatore delle Marche.
Il cuore del dibattito di quella che è stata l’ultima puntata del 2022 di Zoom, però, è stata la sanità. Il confronto è stato l’occasione per fare il punto sul nuovo ospedale di Fermo (definito da Cesetti «la più grande opera pubblica di tutte le Marche» e per il quale i lavori procedono a gonfie vele) e sulla nuova riforma regionale che dal prossimo primo gennaio suddividerà le Marche in cinque Aziende sanitarie territoriali provinciali (oltre a Inrca e Ospedale Riuniti “Torrette”). Proprio quest’ultima nelle scorse settimane era stata il fulcro di un’accesa discussione tra il primo cittadino del capoluogo di provincia e il consigliere regionale dem (leggi qui) e ieri è stato il momento del vis a vis in cui, a dire il vero, gli animi si sono un po’ smorzati. «È una riforma che mi piace – ha esordito Calcinaro – si deve partire da una perequazione di budget tra le varie province. Fermo non ha in numeri per l’Unità Operativa Complessa. Non sono campanilista, non mi interessa dove sia il primario ma piuttosto che sia operativo: mi sta a cuore che ogni nostro cittadino abbia le stesse possibilità di sopravvivenza per vicinanza di pronto intervento rispetto a chi si trova nell’ascolano o nel maceratese. Si organizzi una rete sanitaria di Marche sud e si metta un presidio affinché un cittadino della nostra provincia abbia le stesse chance. Serve un medico o un equipe che intervenga in caso di necessità, ma dove si trova il primario non mi interessa».
«Siamo persone responsabili e condivido tutto su questo – è intervenuto Cesetti -. Questo territorio sconta delle carenze che vengono dal passato ed ha bisogno di un riequilibrio in termini di posti letto, personale e reti cliniche. Io punto il dito su questa riforma che il centrodestra ha messo in campo perché tale riforma doveva essere preceduta dal varo del piano socio sanitario regionale e non seguirla. Prima si dovevano mettere tutti i territori nella stessa condizione dando autonomia economica, autonomia organizzativa, risorse, personale, posti letto ed infine autonomia gestionale e giuridica. Se si parte con una riforma senza avere un piano le disuguaglianze determineranno una competizione impari: chi è più debole non potrà competere con le altre aree vaste e così facendo si rischia di rendere ancora più claudicante la provincia di Fermo».
Per Putzu però «prima fare l’impianto e poi studiare il piano socio sanitario in base ad uno studio del fabbisogno» e dati alla mano ha spiegato: «La provincia di Fermo ha 12,5 milioni di mobilità passiva, pari al 10.97%. Prima di fare un piano socio sanitario dobbiamo dare risposte rapide perché se non ci sbrighiamo questo dato crescerà e non possiamo attendere ulteriormente». Ed è qui che il consigliere regionale di Fratelli d’Italia ha trovato l’appoggio pragmatico di Calcinaro: «Ad oggi questi numeri ci mettono in coda e dobbiamo far sì che la situazioni cambi. A me interessa che nel 2023 arrivino atti idonei a far sì che nel Fermano la musica sia diversa, poi se così non sarà l’opinione pubblica ne prenderà atto e, solo allora, le colpe si potranno addossare a chi questa riforma l’ha voluta».
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