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Guardie mediche ridotte al lumicino: situazione limite nel Fermano, sovraccarico su 118 e Pronto soccorso (Ascolta la notizia)

IL FERMANO paga una carenza ormai cronica di medici di continuità assistenziale. Troppe volte i cittadini/pazienti ricorrono dunque alla centrale operativa 118 con telefonate 'improprie' o con accessi evitabili al Pronto soccorso. In Regione si lavora per un riassetto dell'emergenza sanitaria

di Giorgio Fedeli

Guardie mediche cercasi, disperatamente. Il problema, si sa, è noto da tempo: mancano medici per le ‘guardie’. Ma nel Fermano il fenomeno sta assumendo un carattere davvero preoccupante vuoi per la sua persistenza, ormai cronicizzata, vuoi per il numero dei camici bianchi, ridotto al lumicino. E da qui ne scaturisce tutta una serie di problemi a cascata che fanno del nodo guardie mediche paradossalmente la punta dell’iceberg in un sistema sanitario che chiede disperatamente aiuto da anni.
Ebbene, andiamo al nocciolo della questione. Stando alla conformazione sanitaria del nostro territorio provinciale, nel Fermano dovrebbero poter godere di circa dieci guardie mediche, da Amandola a Fermo, da Porto San Giorgio a Porto Sant’Elpidio, passando per Montegranaro e Sant’Elpidio a Mare, che sappiamo essere attive, da protocollo, con due turni (8-20 e 20-8 nei festivi, e di notte 20-8 nei feriali). In questi giorni invece siamo arrivati ad averne solo due o tre.

Ascolta la notizia:

E allora che si fa? Legittimo domandarselo. Beh spesso e volentieri chi ha bisogno di una guardia medica, quando non ha risposte, ricorre direttamente al 118 o se ne va al Pronto soccorso, anche autonomamente. E qui si creano altri due problemi non da poco, in una concatenazione di criticità. Il primo: troppo spesso si ricorre al personale della centrale operativa del 118 per avere informazioni o consulenze mediche, quando gli uomini e le donne del 118 sono invece chiamati ad occuparsi di altro, delle emergenze appunto. E anche in questo caso, se alle emergenze si sommano anche le consulenze e le informazioni a cui sono chiamati, è facile dedurre il sovraccarico, con telefonate diciamo così ‘improprie’ a cui i sanitari della centrale operativa sono esposti, sottoposti. Questo il primo nodo.

Passiamo al secondo, arcinoto. Stiamo parlando dell’abuso che si fa del Pronto soccorso. Un tema trattato più e più volte con tanti, troppi cittadini che si recano al reparto d’ingresso dell’ospedale Murri senza averne motivi, diciamo così, che ne giustifichino il servizio. Sì perché, sia chiaro, è un diritto sacrosanto, di chiunque, recarsi al Pronto soccorso. Ma considerando le condizioni di costante sovraffollamento, servirebbe più attenzione da parte dei cittadini nel ricorrere alle cure degli ospedalieri. A onor del vero molte volte sono gli stessi medici di famiglia a indicare la via verso il Murri ai loro assistiti. Ma ora stiamo parlando di altro, del fatto che a causa delle poche, pochissime guardie mediche sul territorio, i cittadini sono indotti a recarsi al Murri. A volte con mezzi propri, altre volte con le ambulanze delle pubbliche assistenze. E da qui all’intasamento, che per il paziente equivale ad ore ed ore di attesa, il passo è brevissimo. Ma non solo. Tanto per citare uno dei problemi che si creano a cascata, basti menzionare il caso specifico delle barelle: si arriva in ospedale per un codice non grave, si viene accompagnati in barella fin dentro al nosocomio. Ma lì i posti letto certo non abbondano. Così si resta sulla barella che rimane “occupata”. L’ambulanza ne resta così sguarnita, ed è bloccata, temporaneamente “congelata” dunque non disponibile per eventuali ulteriori emergenze, magari anche più gravi, molto più gravi. Insomma un nodo gordiano quasi inestricabile con criticità che si sommano le une alle altre gettando sale sulle ferite di una sanità già martoriata.

Ebbene, come se ne esce? Non facile trovare una soluzione, o quantomeno mettere una pezza alla carenza di medici di continuità assistenziale. Attualmente la Regione, la cui riforma sanitaria con le nuove Aziende sanitarie territoriali, entrerà in vigore fra cinque giorni, sta affrontando anche il tema del complessivo riassetto della macchina dell’emergenza territoriale e si sta lavorando anche al numero unico delle guardie mediche che si pensa possa riequilibrare gli interventi. Nel frattempo non resta che incrociare le dita e valutare di volta in volta le condizioni di salute proprie o dell’assistito, certamente con le sacrosante indicazioni del medico di famiglia, senza lasciarsi prendere troppo dall’ansia nel voler ricorrere al 118 e al Pronto soccorso. Ma in questo caso, si sa e si diceva, siamo nel campo della discrezionalità. E quando per dare risposte ai problemi della scienza resta solo il ricorso agli umori e alle decisioni soggettive non è mai una bella situazione, è il termometro di un quadro complessivo a dir poco preoccupante.


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