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Avis provinciale, in calo le donazioni nel 2022: «Chiusure centri e Covid i motivi principali»

DATI - Sono 388 le sacche di sangue in meno rispetto all'anno precedente. Maglia nera per le sezioni di Sant'Elpidio a Mare (-157) e Montegiorgio (-88) che più hanno risentito delle chiusure dei centri di raccolta. La presidente Simoni: «Con l'arrivo di nuovi dottori la situazione si è regolarizzata. Resta da risolvere il problema per la sede di Amandola».

di Matteo Malaspina

Una «piccola flessione ma in ripresa negli ultimi mesi» la definisce la presidente dell’Avis provinciale di Fermo, Elena Simoni, quella che si è registrata riguardo le donazioni di sangue nell’anno corrente. Un obiettivo di programmazione mancato per poco ma che comunque consente alla provincia fermana di essere in uno stato di autosufficienza, cosa che invece preoccupa a livello nazionale.

I DATI

Il report del 2022, al 27 dicembre, dice che le sacche di sangue raccolte sono 6112, mentre quelle di plasma 1104, per un totale di 7226 donazioni. Nel 2021 le donazioni totali erano state 7614 (di cui 42 di plasma Covid) e la differenza è di -388. A pesare su questi dati sono le donazioni nelle sedi comunali di Sant’Elpidio a Mare che ha fatto registrare un -157 e di Montegiorgio -88. Numeri positivi solo a Fermo (+7), Monte San Pietrangeli (+9), Torre San Patrizio (+6) e Monte Urano che addirittura fa registrare +15 donazioni. 85 sono state le chiusure dei centri di raccolta nel 2022, a fronte delle 29 nel 2021. Per quanto riguarda il numero di donatori attivi sono 4135 in tutta la provincia, con 45 soci non donatori.

«Numeri che sorprendono perché, in base ai miei dati, i conti non tornano» lamenta Raffaele Calvitti, presidente della sezione di Sant’Elpidio a Mare -. Il nostro centro di raccolta comunale è stato vessato da molti giorni di chiusura e questo sicuramente ha influito ma -157 donazioni sono troppe, anche perché abbiamo fatto un gran lavoro per recuperare i donatori inattivi riportandone a donare 20».

Chiusure per mancanza di personale che lamenta anche il presidente della sezione montegiorgese, Marco Armellini : «19 chiusure più 7 festive sono un dato che deve far riflettere. Sono curioso di capire in base a quale criterio vengono fatte».

«Le cause di questa flessione sono le numerose giornate di chiusura dei centri periferici causate dal Covid e dalla mancanza di medici a causa dei pensionamenti. Nel mese di aprile, però, sono arrivati nuovi dottori (5 dottoresse e un medico) e la situazione si è regolarizzata – spiega Simoni -. Nel corso dell’anno si è molto risentito dei contagi ancora attivi e della paura che c’è da parte dei donatori». Altra problematica è la contrazione dei donatori, con l’età media che si è notevolmente alzata e la mancanza di ricambi giovanili.

Mentre la provincia di Fermo regge, preoccupante invece la situazione nell’anconetano e nel pesarese, come fa notare il vice presidente regionale, Giovanni Lanciotti: «Ad Ancona e Pesaro c’è stato un tracollo di 1500 sacche di sangue in meno e ad incidere è la carenza dei medici e la contrazione dei donatori che sono sempre più vecchi. La salvezza dell’Avis sono i giovani e i nostri appelli e le nostre iniziative sono rivolte a loro. Inoltre, a livello regionale abbiamo formato un gruppo insieme ai medici per mettere in piedi un protocollo affinché il sangue raccolto venga ben utilizzato».

la presidente Avis provinciale Elena Simoni

Un Avis attiva, quella fermana, che nel 2022 ha proposto molte iniziative: dall’accreditamento per il servizio civile nelle sedi di Fermo e Porto San Giorgio con i ragazzi che verranno destinati all’accoglienza (attiva dal 2024), alle camminate nei centri storici, fino all’organizzazione di tornei di padel, calcio balilla umano, concerti, rappresentazioni teatrale e convegni, fatti in colaborazione con Admo e Aido. «Obiettivo del 2023 è tornate nelle scuole per riprendere il contatto con i giovani ed è in programma di concludere la mappatura di penetrazione nel territorio con l’apertura di nuove sedi comunale a Servigliano e Grottazzolina – dice la presidente -. Inoltre, lotteremo per dare dignità al centro di raccolta di Amandola, che dal 2016 fa donazioni in un container».

La situazione di Amandola è difficile da diverso tempo, con i moduli pre-donazioni compilati all’esterno del container al freddo e le tante promesse fatte su una nuova sede sempre puntualmente disattese. «La carenza di donazioni ad Amandola (-50) è dovuta principalmente alla difficoltà logistiche della donazione – dice il Dottor Franco Rossi -. Per noi la soluzione migliore sarebbe quella dei locali nella nuova struttura di Medicina ma ci sono delle situazioni burocratiche che dovranno essere superate».


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