di Alessandro Luzi
Per tornare sull’argomento ‘Contratto di fiume’ dobbiamo riavvolgere il nastro fino al 2 dicembre, quando alla sala Rita Levi Montalcini a Palazzo Sagrini, si era tenuta una riunione promossa dalle delle associazioni del territorio dedite alla cura dell’ambiente. L’intento era di invitare gli enti pubblici e le amministrazioni locali a siglare l’accordo volto alla tutela e alla gestione dell’Ete Vivo. Vuoi per una sensibilità più acuta ai cambiamenti climatici, vuoi per il ricordo ancora fresco della tragedia nel Senigalliese, i presenti si sono dimostrati disponibili ad avviare i lavori. Il presidente del circolo Legambiente Fermano Terramare, Federico Spagnoli, era stato chiaro: come primo passo occorre trovare un ente capofila che assuma il ruolo di coordinatore tra i comuni e le associazioni. Al termine dell’incontro, dopo i sorrisi, le strette di mano e gli auguri di Natale, i protagonisti si erano congedati con la promessa di riaggiornarsi dopo le feste. Intanto siamo giunti quasi alla metà di gennaio e non ci sono novità sostanziali sul Contratto di fiume Ete Vivo. A farlo sapere è stato proprio Spagnoli: «In questa ultima settimana ci siamo confrontati con le varie amministrazioni i cui comuni sono interessati dall’attraversamento del fiume ma non abbiamo ricevuto grandi input. Nel frattempo ho letto l’iter è gradito anche dal prefetto di Fermo, Michele Rocchegiani».
Del resto, uno dei punti centrali del suo mandato è proprio l’attenzione e la tutela del patrimonio naturalistico. Durante la sua ultima intervista ai microfoni di Radio Fm1 aveva annunciato di avviare le procedure per aggiornare la mappatura del territorio e in un secondo momento, intervenire per mettere in sicurezza le aree più critiche. Sicuramente l’Ete Vivo merita un occhio di riguardo. Sono già capitati episodi in cui le acque hanno tracimato e, considerando la violenza dei recenti fenomeni atmosferici derivati dal cambiamento climatico, è quanto mai necessario adoperarsi per mitigare l’impatto di eventuali esondazioni. Tra l’inquinamento, la penuria di acqua e la violenza delle piogge, non si prospetta un futuro roseo per i bacini fluviali. Il Contratto di Fiume potrebbe essere il primo passo per far fronte a tali dinamiche. Intanto nel Fermano, in collaborazione con la Regione, si sta lavorando al Contratto di Fiume Aso. «Siamo fiduciosi che si possa arrivare all’accordo anche per l’Ete Vivo – ha sottolineato Spagnoli -. Nell’ultimo incontro tutte le amministrazioni hanno espresso un parere favorevole, a partire dai più popolosi come Fermo e Porto San Giorgio. Ora manca compiere un passo, ovvero trovare un ente capofila in grado di coordinare i lavori. A breve, insieme alle altre associazioni, torneremo a sollecitare gli enti pubblici e capire se effettivamente c’è la volontà di proseguire. Mi auguro che ci siano novità. Nel giro di qualche giorno contiamo di riunirci e stipulare il documento con gli enti che hanno partecipato alla riunione del 2 dicembre. Vogliamo portare la questione al centro dell’attenzione».
Fermo, in quanto capoluogo di provincia, potrebbe assumersi la responsabilità di attivare il tavolo di coordinamento. Tuttavia il compito è aperto anche ad altri organi pubblici. Il Contratto di Fiume sarebbe un’importante occasione per avvicinare alcuni dei Comuni della provincia, troppo spesso restii al dialogo reciproco e alla collaborazione. «Speriamo che anche questa volta non risentiamo della scia dei campanilismi – ha concluso – troppo frequentemente influenza negativamente il nostro territorio. Noi vogliamo favorire la partecipazione a questo processo. Ci auguriamo che ci sia entusiasmo anche tra gli altri enti pubblici. L’accordo è importante anche per intercettare i finanziamenti pubblici. Ormai vengono elargiti non più ai singoli Comuni, soprattutto se di piccole dimensioni, ma ai progetti avanzati in sinergia. Solo attraverso la collaborazione si possono ricevere dei fondi ingenti per mettere in sicurezza il territorio».
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