di Claudio Maria Maffei*
La classifica è stilata in base ai dati 2021 dal Centro per la ricerca economica applicata (Crea) nel suo XVIII Rapporto Sanità. Le Marche sono più o meno l’ultima regione del centro-nord e la prima del centro-sud.
Ma come si è arrivati a questa classifica? Si usa per stilarla una lunga serie di indicatori statistici. Quello che qui ci interessa è capire che questa classifica non è fatta a caso, ma è fatta in modo da evidenziare criticità che ogni regione dovrebbe approfondire. Il “voto” viene dato con riferimento al valore massimo teoricamente raggiungibile. Il Veneto in testa è circa al 54% e le Marche circa al 35%. Una bella differenza.
Gli indicatori riguardano tanti aspetti della tutela della salute e della funzionalità dei servizi e misurano tanto per fare degli esempi la copertura della popolazione a rischio con gli screening per la diagnosi precoce dei tumori, la quota di prestazioni sanitarie che le famiglie debbono pagarsi di tasca propria, la funzionalità del Fascicolo sanitario Elettronico, la mortalità per infarto eccetera.
Quello che ci si aspetterebbe dalla politica e dai suoi tecnici è una analisi del Rapporto che spieghi perché sembrerebbe meglio essere, quando si parla di sanità, cittadini veneti o emiliano-romagnoli anziché marchigiani.
La spesa farmaceutica pro-capite è nelle Marche tra le più alte. Nelle Marche la spesa pro-capite annua nel 2021 è stata di 400 euro e in Valle d’Aosta e in provincia di Bolzano meno di 300. Per noi questa differenza ha voluto dire 150 milioni di euro in più (in rapporto al numero degli abitanti), che diventano 75 se ci confrontiamo col Piemonte.
Siccome però per una volta vogliamo chiudere con una buona notizia, tiriamo fuori dal Rapporto del Crea che confronta la mortalità evitabile tra gli 0 e i 74 anni nelle varie Regioni.
Nel 2019 (dato evidenziato in rosso) le Marche erano al quarto posto in Italia come frequenza più bassa di questo tipo di mortalità.
Vuol dire in pratica che da noi la mortalità per malattie almeno in parte prevenibili e almeno in parte curabili è in proporzione tra le più basse in Italia.
*Medico e dirigente sanitario in pensione
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