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Brand della riviera fermana, per Gatti l’idea è vincente: «Il territorio ha un grande potenziale ma deve prepararsi al meglio sull’accoglienza»

COSTA - Il presidente di Villaggi Marche sul progetto di brandizzazione: «Si crea una linea di continuità con la Riviera delle Palme e del Conero. Le Marche si vendono nella loro interezza. Il Fermano dovrà trovare un suo prodotto di riferimento. Con un brand potrà riallinearsi e, anzi il Fermano ha tutte le carte in regola per spiccare il volo»

Daniele Gatti

di Giorgio Fedeli

Dare una linea di continuità sulla costa, tra la Riviera delle Palme e quella del Conero per avere una base solida anche sul fronte della destagionalizzazione. E’ questa, di fatto, una delle direttrici virtuose del progetto di creazione di un brand della riviera fermana, per Daniele Gatti, presidente di Villaggi Marche. Lui, in qualità di esperto in materia di turismo e ricettività, ha infatti preso parte alla prima riunione indetta dall’assessore al turismo di Fermo, Annalisa Cerretani, presenti i sei Comuni della costa (Fermo, Porto San Giorgio, Pedaso, Altidona e Campofilone. Porto Sant’Elpidio, seppur non presente, ha dato l’ok al dialogo, ndr) per iniziare a dialogare proprio di una brand identity per la costa fermana. E Gatti non può che avallare l’idea. Per carità, siamo ancora alla fase embrionale. Ma l’inizio è buono. Insomma per il presidente di Villaggi Marche, una realtà associativa che vanta 24mila posti letto e che ad ogni colpo fa registrare oltre 1,5 milioni di presenze, questa è la strada giusta. Anzi, per molti versi, quasi obbligata se si vuole realmente rilanciare il nostro territorio partendo da quello che è senza ombra di dubbio, uno dei suoi pilastri: il mare, ovviamente, che oltre che ad attrarre migliaia di turisti ogni anno è sicuramente una colonna portante in termini economici e occupazionali.

E giusto per avere dei riferimenti statistici, nel Fermano, lo scorso anno le 17 strutture ricettive associate a Villaggi Marche hanno fatto registrare 1 milione 52.243 presenze. Scontato, quasi pleonastico, esigere una totale modernizzazione delle infrastrutture, conditio sine qua non per garantire a un territorio, quello fermano, il sacrosanto diritto di essere “accessibile” e “sicuro”. E ovviamente il riferimento è, in primis, all’autostrada, finita di nuovo sotto i riflettori della cronaca nera per due tragedie consumatesi nell’arco di pochi giorni.

«E’ buona l’operazione di dare una linea di continuità su un tratto di costa ancora non ben identificato – spiega Gatti – che si trova geograficamente tra la Riviera delle Palme e quella del Conero che dalla loro rappresentano forti indicatori con un appeal in termini turistici, per l’accoglienza e la promozione territoriale. Nel Fermano ci sono molte strutture  e villaggi che pesano in maniera significativa sull’indotto, a 360 gradi, dunque è facile avviare un potenziamento della promozione anche perché i privati sono già all’opera, su questo fronte, da anni. Su quest’argomento la sinergia tra pubblico e privato è fondamentale».

Ma il Fermano, a partire dalla sua costa, è veramente pronto a interfacciarsi col turismo nazionale e internazionale sulla scia di una brandizzazione? Sistematicamente c’è chi solleva qualche critica sullo stato di qualche struttura ancora troppo arretrata o di qualche operatore di settore non al passo con i tempi in termini di disponibilità, di preparazione all’accoglienza. C’è anche chi, appena percepisce la fine della stagione estiva, abbassa le serrande. «Certamente il territorio si deve preparare al meglio ad essere accogliente – replica Gatti – se si investe per destagionalizzare, innanzitutto col restare aperti. Sia chiaro, quando si parla di destagionalizzazione è errato pensare a 12 mesi all’anno, un’utopia. Per il Fermano, allungare la stagione estiva dal primo maggio al 30 settembre, sarebbe già un buon risultato. Sul discorso della preparazione all’accoglienza però c’è anche da dire che le strutture marchigiane hanno dimostrato una grande resilienza, che in questo caso fa rima con voglia di andare avanti e di prepararsi al futuro: nei periodi di pandemia sono stati fatti molti investimenti. E poi abbiamo strutture eccellenti che non hanno nulla da invidiare a quelle di altre mete, nel bacino di stakeholders a livello nazionale siamo piuttosto alti».

La Riviera delle Palme e del Conero hanno delle identificazioni ben precise, le portano nelle diciture. E il Fermano? «Vero, il Fermano dovrà lavorare con esperti di settore nell’individuare un prodotto di riferimento. Si lavora molto sulle ciclovie, sul bike outdoor, sui borghi, sull’enogastronomia, tanto per fare alcuni esempi – spiega Gatti – la via da seguire, a mio avviso, è quella di creare e potenziare un brand che sia anche aggregante. Le Marche sono “aperte” con tanti servizi attivi e si vendono nella loro interezza. Rappresentano un mercato molto apprezzato per servizi e strutture lungo tutta la costa ma, diciamoci la verità, se vogliamo parlare del caso specifico il Fermano non è ancora una destinazione turistica di eccellenza. E questo è l’obiettivo».

Bene, ma in termini di immagine siamo indietro rispetto alle “Palme” o al “Conero”. Il brand serve per riportare il Fermano a livello delle altre località o si può sperare in qualcosa di più? «Sicuramente può contribuire a far riallineare il Fermano ad altre mete. Ma a mio avviso qui c’è anche una conformazione morfologica che consente anche di fare il salto di qualità. Insomma nel Fermano percepisco un valore aggiunto».

Certo, si diceva, siamo alla fase embrionale del progetto. Ora bisognerà fare tutte le valutazioni del caso, a partire da uno studio di fattibilità. Servirà, si diceva, scegliere il tema portante del brand, individuarne il contenitore giuridico, trovare le risorse anche per la campagna promozionale. Insomma non certo aspetti che si risolvono in poco tempo. Ma, a voler dare un giudizio sull’idea, per Gatti i Comuni della costa sono sulla strada giusta.

Il brand della costa fermana muove i primi passi: al tavolo sei Comuni (Ascolta la notizia)

 


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