«Diversi giorni fa le nostre associazioni sono state messe al corrente della questione legata alla rappresentazione teatrale della Traviata a cura del regista Baracchini, opera già vincitrice di un concorso indetto da Opera Lombardia, la quale vede Violetta, la protagonista, come una donna trans.
A seguito di questa vittoria inoltre lo spettacolo è andato in scena in numerosi teatri lombardi, rappresentazioni che hanno visto partecipare minori e adulti e che non hanno creato alcuno scalpore, anzi, in ogni occasione l’opera ha visto buonissimi risultati e acclamazioni. Ci sorprende quindi l’estremo pregiudizio che ha dettato il secco “no” da parte dei sindaci di Fermo ed Ascoli Piceno». E’ il punto dell’Arcigay Comunitas Ancona, con il suo segretario generale Matteo Marchegiani, e l’Arcigay Agorà Pesaro-Urb con il presidente Giacomo Galeotti, che oggi, con una nota stampa, rispondono ai sindaci che, a loro dire, hanno «censurato» la rappresentazione teatrale della Traviata del Regista Baracchini.
«Siamo invece lieti che vi siano amministrazioni comunali, come il Comune di Fano, che hanno invece supportato la pregevole iniziativa facendo partecipare le scuole. E siamo ben più lieti di apprendere che proprio a Fano l’opera abbia riscosso un enorme successo, proprio tra i più giovani, categoria che secondo alcuni rischierebbe di essere “traviata” dall’opera di Baracchini. Pur nascondendosi dietro poco credibili spiegazioni, chi ha vietato la rappresentazione integrale di quest’opera è allegramente inconsapevole dell’attualità dell’opera e dell’assoluta coerenza con l’opera originale di Verdi, autore decisamente trasgressivo la cui opera originale, ricordiamo, attirò a sé critiche e destò scalpore, ma di cui oggi stiamo ancora discutendo. Come associazioni riteniamo questa scelta legata ad un’enorme inconsapevolezza di ciò che succede nel mondo e di profondo scollamento da parte di chi si trova ad amministrare queste città con le persone più giovani».
«Troviamo avvilente che ragazzi e ragazze – continuano – vengano sempre pensati come esseri da proteggere tout court da cose che invece conoscono già o che sarebbe bene che conoscessero attraverso il bello, come l’arte può essere, e non attraverso la volgarità e la disinformazione selvaggia che spesso arriva loro in maniera casuale, dai social, dall’internet in generale, dalla tv. Questo tipo di politica vuole allontanare i giovani da ciò che è complesso perché pensa che le nuove generazioni siano uguali a loro, eliminando così l’ennesima opportunità di riflessione e di crescita. E siamo decisamente sconfortati dal fatto che la protagonista dell’opera, una donna trans, venga vista come qualcosa di scabroso, da vietare ai minori. In questo tipo di dinamica vediamo una profonda mancanza di conoscenza culturale e scientifica, oltre ad un enorme pregiudizio, motivo per cui le nostre associazioni si rendono da sempre disponibili ad accompagnare le amministrazioni comunali, le scuole ed ogni altro tipo di realtà sociale/associativa verso un approfondimento di questi temi. Temi senz’altro complessi, ma che proprio grazie a strumenti come il teatro, possono diventare maggiormente comprensibili. Potranno anche cancellare una rappresentazione teatrale, ma non potranno cancellare la vita di numerose persone trans che continueranno ad esistere, anche stavolta, senza rappresentazioni che le riguardino. La nostra speranza per il futuro è che anche queste amministrazioni comunali possano ricredersi ed aprirsi verso le nuove generazioni ed i temi che tengono ad approfondire, evitando quest’atteggiamento che può solo ed unicamente arrecare danno a chi si tenta di “difendere”».
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