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Il no di Calcinaro a “La Traviata” transgender per le scuole scatena l’opposizione: «Questa è censura»

FERMO - «Le forme censorie in generale, ovvero il controllo preventivo sulla cultura, sulla comunicazione o di qualsivoglia approccio all'arte, evocano scenari rispetto ai quali non vorremmo ritrovarci né oggi né mai»

«La democrazia e l’esercizio democratico, specialmente se in seno alle istituzioni, non sono esclusiva prerogativa di organi monocratici, come può essere un sindaco. Le forme censorie in generale, ovvero il controllo preventivo sulla cultura, sulla comunicazione o di qualsivoglia approccio all’arte, evocano scenari rispetto ai quali non vorremmo ritrovarci né oggi né mai». E’ la dura presa di posizione di #FermoFutura (Pd Città di Fermo, Fermo Capoluogo, Fermo Coraggiosa, Agire Locale), Giovani Democratici Comune di Fermo, Pd Federazione di Fermo, Articolo Uno e Giovani Democratici Provincia di Fermo, sul no del sindaco Paolo Calcinaro alla rappresentazione de “La Traviata” con Violetta in versione transgender per i ragazzi delle scuole di Fermo.  

«È notizia ormai riportata dai maggiori organi di stampa nazionale e locale, oltre che oggetto di interrogazione  parlamentare e comunale, la decisione dei due sindaci di Fermo ed Ascoli Piceno di impedire la rappresentazione in forma di opera delle due anteprime riservate alle scuole dell’allestimento de “La  Traviata” di Giuseppe Verdi con la regia di Luca Baracchini. L’opera, promossa dalla Rete Lirica  delle Marche, è risultata vincitrice di un bando internazionale per artisti under 35, promosso da quest’ultima assieme al circuito Opera Lombardia e Opera Europa. Le ragioni che avrebbero portato i due primi cittadini ad imporre il divieto sarebbero da ritrovare, a loro dire, nel carattere scabroso, a sua volta derivante dal fatto che la rielaborazione  proposta da Baracchini identifica la protagonista con una donna transgender che, vivendo le medesime vicende esistenziali di Violetta Valery, afferma la propria identità di genere sconfiggendo  stereotipi e pregiudizi figli del proprio tempo. L’imposizione della censura da parte di Calcinaro, derivante a nostro avviso da ragioni puramente ideologiche, impedirà alle studentesse e agli studenti del territorio di accedere alla completa fruizione di un  prodotto culturale che avrebbe potuto rivestire un’importante funzione formativa in termini di  trasmissione dei valori dell’inclusione e del rispetto delle differenze, attualizzandone la portata in  relazione a tematiche il cui rilievo è profondamente avvertito in questo tempo, soprattutto dalle  generazioni più giovaniVa sottolineato come il sindaco avrebbe potuto richiedere la dislocazione dell’evento presso un’altra  città, ma questo avrebbe comportato un rimborso cospicuo di soldi da parte del Comune a chi già  aveva acquistato i biglietti. Quindi si è preferito ricorrere alla censura come metodo per ovviare al problema. Quest’ultima però sarebbe vietata da decreto legislativo (8 gennaio 1998 n. 3), quindi oltre  il danno anche la beffa.   Decisione presa, oltretutto, in totale autonomia mantenendo all’oscuro la commissione per le pari opportunità di Fermo che ne ha potere consultivo, mostrando una preoccupante mancanza di rispetto verso le istituzioni. Per questo attendiamo il prima possibile da parte della commissione il parere su  questa incresciosa vicenda. Gravi inoltre le dichiarazioni di Calcinaro e allora qui ci viene spontaneo chiederci: i ragazzi di Fano, invece, dove l’opera verrà trasmessa sono invece più preparati?  Vogliamo, infine, ricordare a questa destra che la decisione finale sull’educazione dei figli, in Italia,  non spetta a un primo cittadino ma sempre e solo a chi ne ha la potestà genitoriale. La democrazia e  l’esercizio democratico, specialmente se in seno alle istituzioni, non sono esclusiva prerogativa di organi monocratici, come può essere un sindaco, un presidente di regione o del consiglio dei ministri,  né di organi collegiali di governo in quanto tali, che anzi ne tutelano, sul dettato costituzionale, ogni premessa collettiva di garanzia. Le forme censorie in generale, ovvero il controllo preventivo sulla cultura, sulla comunicazione o di qualsivoglia approccio all’arte, evocano scenari rispetto ai quali non vorremmo ritrovarci né oggi né mai». 

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