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Impianto agro-fotovoltaico, Bascioni e Rotoni a spada tratta: «Fronte del ‘no’ coeso. Vogliamo fermare l’iter»

AMBIENTE - I sindaci di Belmonte Piceno e Servigliano, Ivano Bascioni e Marco Rotoni: «Con la Provincia, la Regione Marche e la Soprintendenza stiamo effettuando i rilievi per dimostrare l'inadeguatezza dell'opera».

 

di Alessandro Luzi

La notizia dell’installazione di un impianto agro-fotovoltaico di circa 40 ettari su un crinale tra Belmonte Piceno e Servigliano ha mandato su tutte le furie i sindaci Ivano Bascioni e Marco Rotoni. A riguardo si sono già mobilitate le sigle ambientaliste del Fermano che con un comunicato hanno stigmatizzato il progetto. Le ragioni? Troppo impattante dal punto di vista paesaggistico e ambientale, inoltre produrrebbe una quantità di energia decisamente superiore a quella del fabbisogno delle aziende e località locali. Insomma, bene la ‘rivoluzione green’ ma non in questi termini. La transizione energetica deve tenere conto delle peculiarità territoriali, altrimenti rischia di causare degli squilibri non indifferenti.

Ivano Bascioni

«Sono d’accordo con il fotovoltaico ma non a un’opera di queste dimensioni – ha esordito Bascioni – non c’è niente di bello e armonico nel vedere una enorme distesa di pannelli solari sulle nostre colline. Un impianto così vasto è inopportuno. Purtroppo fa parte di un accordo raggiunto tra privati e non c’è l’obbligo di chiedere una autorizzazione al Comune. Tuttavia i Comuni hanno la facoltà di avanzare delle osservazioni. Il periodo utile è fino al 28 febbraio. Intanto si stanno effettuando dei rilievi tecnici con la collaborazione degli organi della Provincia, della Regione, della Soprintendenza. Anche il Ministero dei Beni Culturali si sta mobilitando. C’è una convergenza sul ‘no’ e nessuno si è preso la briga di affermare che è una cosa sensata. Si sono dichiarati contrari anche molti titolari di attività commerciali e agricole della zona. Non sono contrario al fotovoltaico per principio ma dipende da dove e come si vuole realizzare. Costruire una struttura di circa 40 ettari su una collina dove non c’è nulla è assolutamente fuori luogo. Inoltre la quantità di energia prodotta è ampiamente al di fuori delle esigenze del comune di Belmonte. L’impianto è sovradimensionato».

A fare eco alle parole di Bascioni c’è il ‘compagno di banco’, il sindaco Marco Rotoni. Infatti una parte della struttura agro-fotovoltaica si estenderà anche sul suolo del comune di Servigliano. «È evidente che l’impianto, per grandezza e potenza, impatta in maniera significativa su un crinale esteso, quindi si richiede una tutela paesaggistica e storica. È necessario avanzare una proposta diversa. Non condividiamo questa soluzione energetica così impattante collocata in quella posizione. Dobbiamo costituire un fronte comune per far capire che il paesaggio della media Valtenna deve essere tutelato. Abbiamo trovato una corrispondenza per la nostra causa anche dagli uffici della Provincia, dalla Soprintendenza e dalla Regione Marche. Anche i Comuni limitrofi sono sulla stessa lunghezza d’onda. Mi auguro che questa convergenza possa essere utile a fermare l’iter e proporre delle diverse soluzioni da adottare. È raro che tanti organi istituzionali siano sulla stessa lunghezza d’onda su un tema così complesso».

Il sindaco Marco Rotoni

Come sottolineava Bascioni, essendo un accordo tra privati, la possibilità di intervento dei singoli Comuni è molto limitata. Sembra paradossale che gli organi pubblici non possono impedire la costruzione di un’opera di tale entità. Eppure come accade per le antenne telefoniche, il campo d’azione degli amministratori locali è molto ristretto. «È importante adoperarsi per mitigare e colmare un vuoto normativo riguardo queste tematiche. Per gli impianti di questa capacità energetica viene avanzata una procedura ministeriale, quindi i Comuni non hanno molto margine di intervento. Soluzioni di tale entità non sono in linea con il nostro territorio pertanto non devono essere consentite. Tuttavia gli uffici tecnici della Provincia e la Soprintendenza hanno espresso un parere unanime sulla proposta avanzata dalla Tep Renewables Srl, quindi chiediamo una sua rivisitazione e una modifica sostanziale del sito o, quantomeno, una significativa riduzione dell’impianto. L’iter vigente va fermato. Quel crinale non può essere dedicato a questo tipo di iniziative energetiche e deturpato da una costruzione sproporzionata e inadeguata alle caratteristiche del terreno. Sono favorevole alle fonti di energia pulite ma bisogna valutare minuziosamente i luoghi più idonei su cui installare queste strutture. In questo caso ledono il patrimonio agricolo ed il paesaggio circostante. Tra l’altro c’è un’evidente sperequazione tra il fabbisogno energetico delle attività agricole locali e la capacità produttiva dell’impianto. Siamo favorevoli all’agri-voltaico ma non in questi termini. È una soluzione energetica non praticabile nel nostro territorio».


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1 commento

  1. 1
    Sandro Concetti il 14 Febbraio 2023 alle 19:49

    Il minimo è fermare l’iter, pubblicherei le generalità di quel team di (…) che hanno pensato a questo (…) progetto.

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