di Alessandro Luzi
Continua la mobilitazione della politica locale per impedire l’installazione dell’impianto agri-fotovoltaico a Belmonte Piceno e Servigliano. Una distesa di circa 40 ettari che, secondo progetto, andrà a coprire il crinale di una collina. La richiesta è arrivata dalla Tep Renewables Srl, un’azienda promotrice di fonti di energia rinnovabile. Entro il 28 febbraio gli amministratori locali potranno avanzare delle osservazioni per convincere il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica a interrompere l’iter. Al fianco dei comuni interessati dalla struttura si è schierata anche la Regione. Dai banchi dell’opposizione, il consigliere dem Fabrizio Cesetti, presenterà una mozione proprio sul tema in questione. Anche l’amministrazione regionale, a detta dell’assessore alla tutela del paesaggio Stefano Aguzzi, lotterà per contrastare la costruzione dell’impianto. Insomma, il mondo della politica per una volta sembra coeso: la centrale agri-fotovoltaica non s’ha da fare.
«Come per l’impianto di Cartoceto, abbiamo già espresso al Ministero il nostro parere negativo con la motivazione di salvaguardare l’area archeologica situata in quella zona – ha affermato Aguzzi -. Cerchiamo di fare di tutto per limitare queste situazioni, tuttavia la regolamentazione nazionale ha delle enormi lacune che rende impotenti le amministrazioni locali. Proprio a causa di questi vuoti stanno fioccando le richieste di installazione di centrali agro-fotovoltaiche. La normativa fu approvata dal governo Draghi e detta delle indicazioni molto generiche sul tema. Entro giugno del 2022 sarebbero dovute arrivare delle linee guida agli uffici regionali per emanare dei provvedimenti interni ma così non è stato».
Insomma, sia i Comuni che la Regione hanno un campo di azione decisamente ristretto. Potranno far sentire la propria voce soltanto attraverso delle osservazioni che rischieranno di non essere recepite. Tutto ciò a discapito del patrimonio paesaggistico e delle attività commerciali locali. Infatti, a detta di Bascioni e Rotoni, anche i titolari delle aziende del posto di certo non gradiscono la presenza di una distesa di pannelli fotovoltaici. «Non so quanta forza avrà il nostro parere perché tutto è assoggettato alle procedure ministeriali – ha ammesso Aguzzi -. Purtroppo non abbiamo dei parametri oggettivi precisi per dimostrare l’inadeguatezza del progetto. Con questa modalità le nostre obiezioni diventano molto labili e non hanno valenza di legge. Secondo la normativa, da 1 a 10 kilowatt le autorizzazioni sono a carico dei Comuni, mentre lo screening di via spetta alla Provincia. Invece sopra la soglia dei 10 kilowatt quest’ultimo è emesso dal Ministero e l’autorizzazione è in mano alla Provincia». Si attende allora la convocazione della conferenza dei servizi da parte del presidente della provincia di Fermo, Michele Ortenzi. Intanto gli uffici tecnici hanno inviato un documento al Ministero, alla Regione e ai comuni di Belmonte e Servigliano per richiedere delle integrazioni e delle osservazioni relative all’iter amministrativo in corso.
«Innanzitutto vorremmo conoscere la dichiarazione del progettista riguardo i vincoli vigenti sull’area interessata dall’impianto – ha puntualizzato Ortenzi -. Dopodiché sarà necessario tenere conto dell’estensione della centrale in quanto non deve interessare aree considerate non idonee. Inoltre sul preliminare del contratto di diritto di superficie non è indicato chi si occuperà dell’attività agricola nel sito oggetto di intervento. Rimarrà un suolo incolto? Ricordo che, secondo normativa vigente, l’agri-fotovoltaico dovrebbe incentivare anche l’attività agricola. Infine, gli uffici tecnici della Provincia hanno notato una difformità del progetto con i Prg dei comuni di Belmonte Piceno e Servigliano. Stiamo attendendo le delucidazioni dal Ministero su queste questioni».
Ma cos’è l’agri-fotovoltaico? Sostanzialmente consiste nella possibilità di produrre energia rinnovabile attraverso l’installazione di pannelli solari senza sottrarre terreni produttivi all’agricoltura e all’allevamento. Su tale sistema Aguzzi ha avanzato delle perplessità: «Di fatto viene considerata una spinta alla diffusione di sistemi di produzione di energia rinnovabile e allo stesso tempo deve favorire le attività agricole. Ma come è possibile coltivare sotto una distesa di pannelli fotovoltaici? In passato la loro installazione era stata limitata perché consumavano suolo agricolo. Ad oggi cosa è cambiato? L’agricoltura è ugualmente compromessa. Mi sembra che l’agri-fotovoltaico sia un modo per bypassare i vecchi vincoli sul fotovoltaico. È importante promuovere l’energia pulita ma allo stesso tempo dobbiamo salvaguardare l’integrità dei nostri paesaggi, fonte anche di turismo. Le nuove strutture di questo tipo possono essere collocate in zone già antropizzate come autostrade o distretti industriali. Non è possibile distribuirle su un terreno agricolo».
Impianto agro-fotovoltaico a Belmonte, il no convinto del Coordinamento Ambientalista
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