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«L’agrivoltaico non s’ha da fare». Regione, Provincia e Comuni uniti sul ‘no’ all’impianto a Belmonte

AMBIENTE - Questa mattina alla Sala Consiliare di Belmonte Piceno i sindaci delle aree interne ed i consiglieri regionali Jessica Marcozzi e Fabrizio Cesetti hanno sottolineato la necessità di fermare il progetto dell'agrifotovoltaico. La Regione ha avanzato dei vincoli legati all'assetto archeologico della zona

 

di Alessandro Luzi

«L’impianto agrivoltaico non può sorgere in questa zona per dei vincoli idrogeologici, paesaggistici, archeologici, turistici e agro-alimentari». Questo è stato il leitmotiv ripetuto all’unisono durante la conferenza stampa di questa mattina presso la Sala Consiliare del comune di Belmonte Piceno. Un’opera che vede tutti contrari, a partire dai sindaci dei Comuni interessati, Ivano Bascioni e Marco Rotoni, sindaci di Belmonte e di Servigliano, fino alle forze politiche regionali di Palazzo Raffaello. Presenti infatti anche Jessica Marcozzi, capogruppo regionale di Fi, e il consigliere regionale dem, Fabrizio Cesetti. Hanno fatto sentire il loro supporto alla causa i sindaci dei comuni limitrofi, Alberto Antognozzi di Grottazzolina, Fabrizio Vergari di Santa Vittoria in Matenano, Marco Fabiani di Monteleone di Fermo, Giovanni Carelli di Montottone, Mauro Ferranti di Montappone, Gilberto Caraceni di Massa Fermana. In rappresentanza del comune di Falerone c’era l’assessore alla cultura, Leonardo Stortoni. Ha partecipato anche il vicesindaco e consigliere provinciale, Stefano Pompozzi. Tutti uniti, compatti, pronti a impiegare tutte le forze necessarie per fermare l’iter amministrativo riguardo l’installazione di un impianto agrivoltaico di 40 ettari sulle colline tra Belmonte Piceno e Servigliano.

«Secondo la normativa vigente la zona non è idonea per la situazione archeologica dell’area – ha puntualizzato Marcozzi – C’è la necropoli di Belmonte Piceno risalente al VI secolo a.C. e il parco archeologico aperto al pubblico di Falerone. Per dimostrare, con ragioni certe e concrete, l’inadeguatezza dell’area ai fini dell’agrifotovoltaico, la Regione prende in considerazione l’art. 20 del D.lgs 199/2021 che disciplina l’individuazione di superfici e zone idonee per l’installazione di centrali a fonti rinnovabili. Il comma 8 indica che sono considerati adeguati quei siti con caratteristiche localizzative abbandonate, marginali o in situazioni di degrado ambientale quali ad esempio ex cave e/o miniere, aree dei siti oggetto di bonifica, zone limitrofe alle autostrade o aeroporti. Inoltre per gli impianti fotovoltaici a terra, sono da considerarsi idonee le aree agricole in assenza di vincoli di cui al D.lgs. 42/2004, e ricomprese in un ambito di 500 metri dalle zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di bonifica cave e miniere, zone adiacenti la rete autostradale. In particolare, la lettera C dello stesso D.lgs definisce adatte le aree in cui non sono compresi beni di carattere culturale. C’è quindi una componente paesaggistica archeologica da tutelare. I territori interessati dall’intervento sono caratterizzati da una evidente vocazione agricola e presentano i caratteri di pregio propri della collina marchigiana. Elemento di forte criticità è costituito dall’intervisibilità del sito di intervento dai borghi storici circostanti e dalla catena dei Monti Sibillini. La proposta di mitigazione tramite mascheramento arboreo, anche in relazione alle pendenze del versante, non sembra poter conseguire risultati concreti, tenuto conto anche dell’estensione dell’impianto industriale».

L’ultima parola ora spetterà al Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica. Intanto, in assenza delle linee guida governative in materia, a novembre Fi aveva presentato una proposta di legge contenente dei criteri per individuare le aree più adeguate al fotovoltaico. Lo stesso aveva fatto il presidente Luca Zaia per il Veneto, a cui il governo non aveva presentato obiezioni di alcun tipo. Tuttavia, in assenza di una regolamentazione ad hoc, per l’impianto di Belmonte Piceno e Servigliano la Regione ha dovuto avanzare dei criteri oggettivi per impedire la prosecuzione dell’iter.

A Palazzo Raffaello maggioranza e opposizione sono sulla stessa linea. «Su questo tema non c’ è nulla di politico ma è una questione istituzionale – ha chiarito Cesetti – Tali installazioni sono da criticare dal punto di vista ambientale. Il 17 febbraio abbiamo discusso una questione simile ed è stata votata all’unanimità. Sono contrario al fotovoltaico e agri-voltaico nelle zone agricole. Sono convinto che gli impianti devono essere installati su edifici industriali e artigianali, su edifici pubblici e su aree dismesse. Solo se non si raggiungono obiettivi europei, allora possiamo ragionare se utilizzare il suolo rurale. Su questa vicenda di Belmonte Piceno e Servigliano la Regione non è una protagonista ma la protagonista. Infatti l’art 117 comma 2 lettera S prevede che l’ambiente è di competenza esclusiva dello Stato, ma la valorizzazione dei beni ambientali spetta alle Regioni. Pertanto quest’ultime devono provvedere a individuare le aree idonee. Nella mozione del 13 febbraio chiedo che vengano sostenute proposte di legge che vadano in questa direzione. Il governo sta tardando nell’emissione delle linee guida per individuare le zone più adeguate all’installazione degli impianti fotovoltaico e agrivoltaico, quindi chiedo l’intervento della Regione. Non possiamo attendere ancora. Queste colline sono un patrimonio da tutelare».

Da sx Jessica Marcozzi, Ivano Bascioni, Fabrizio Cesetti

Bascioni è preoccupato per l’impatto che l’opera potrebbe avere sul territorio: «Questa zona è ancora vergine, sempre assolata e bellissima. L’impianto potrebbe causare dei seri danni idrogeologici, archeologici, paesaggistici e turistici. Ci siamo messi subito in moto per presentare le osservazioni al Ministero di competenza. Sia chiaro, nessuno è contrario al fotovoltaico o all’agrivoltaico in linea di principio. Ci rendiamo conto che l’energia derivata dai combustibili fossili costa sempre di più ed è fondamentale avere un’alternativa green. Piuttosto siamo spaventati dall’impatto che avrà in quell’area. Siamo soddisfatti del sostegno anche di tutta la politica locale, a partire dai Comuni limitrofi, fino alla Regione. Tutti ci stanno accompagnando in questo percorso volto ad impedire la prosecuzione dell’iter amministrativo».

«Sarà intaccata la competitività turistica ed economica del nostro territorio – ha rimarcato Rotoni -. Oggi tocca a noi ma in futuro potrebbe interessare altri nostri colleghi. In questo momento di transizione normativa chiedo che Regione e Provincia siano al nostro fianco. Il progetto presentato dall’azienda promotrice ha le gambe fragili. Sono state avanzate tante obiezioni da parte degli organi di competenza locali, tra cui la Soprintendenza. Il Ministero non potrà soprassedere su tali procedure, molto lacunose e carenti. Dobbiamo essere uniti e fermi sulle nostre posizioni per far sentire la nostra voce. Quest’opera non s’ha da fare e Servigliano è in prima linea».

Ha concluso l’appuntamento Pompozzi: «Dopo la pandemia c’è stata una riscoperta dei piccoli borghi e oggi siamo tutti intenzionati a valorizzarli. Questo impianto stride con tale visione. Si stanno investendo milioni di euro per riqualificare le zone interne, l’agrivoltaico vanificherebbe ogni sforzo fatto fino ad oggi».

L’area dove dovrebbe sorgere l’impianto agri-fotovoltaico a Belmonte Piceno

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