Arte è donna, omaggio a un’eroina del passato: Artemisia Gentileschi

LA RIFLESSIONE in occasione della festa della donna, della pittrice Maria Teresa Eleuteri sul genio creativo di Artemisia Gentileschi

“Donna velata” di Maria Teresa Eleuteri

di Maria Teresa Eleuteri *

Vi voglio parlare di una grande Artista: Artemisia Gentileschi, figlia di  Orazio Gentileschi (noto pittore) nata l’8 luglio 1593 a Roma e morta a  Napoli nel 1653, donna forte e volitiva che visse in un’epoca maschilista, subì uno stupro, a soli 17 anni, affrontò un processo, venne  sottoposta alla “feroce” prova dello schiacciamento dei pollici, ne uscì  vittoriosa ma il processo fece scandalo, fu costretta all’esilio, era il 1624 quando andò a Firenze dove fu la prima donna ammessa all’Accademia, poi a  Londra per lavorare con suo padre. La sua testimonianza era in quell’epoca, periodo della Controriforma, “troppo audace”, la donna allora doveva vivere tra le mura domestiche. 

Artemisia si formò alla Scuola del padre, valente pittore, non poté  frequentare altre Scuole di Pittura o Accademie perché le donne non erano accettate ma nonostante tutto Artemisia riuscì ad emergere per il  suo talento. Mi hanno colpito molto due opere dell’artista: “Giuditta e Oloferne” e “Susanna e i vecchioni”. Artemisia mette in luce nei suoi dipinti non solo la bellezza esteriore ma anche quella interiore che un osservatore attento sa individuare; i suoi personaggi ammaliano e seducono su più fronti, toccano l’anima nel  profondo.  Giuditta si prostituisce con Oloferne per amore del suo popolo, poi con  determinazione lo uccide, è un’eroina che è a sua volta vittima, ha coraggio, è una donna forte e generosa. Artemisia la vedo come una  sacerdotessa pagana che immola “l’agnello (che dorme nel suo letto dopo aver appagato i sensi) ma lupo feroce nella realtà (quando come generale di un esercito potente uccide spietatamente). E’ come se volesse trasportare sul dipinto il suo “orrore” per lo stupro subito. Bellissima, anche se essenziale è la composizione, ben bilanciata, il contrasto netto tra luce e ombra mi fa pensare che sicuramente avrà conosciuto Caravaggio. “Susanna e i Vecchioni” è un dipinto molto interessante, la bella Susanna accende i sensi di due “vecchioni” e i loro spiriti. Artemisia raffigura i due “vecchioni” come manichini senz’anima che guardano con cupidigia la bellissima Susanna, sono “spiriti del male” vicini alla donna ma lontani “anni luce” da lei. Questa grande artista mi ha sempre affascinato, sia nel periodo della  giovinezza quando frequentavo l’Accademia, sia nel periodo  dell’insegnamento, sia come pittrice perché chi ama l’arte deve alzare lo sguardo verso una nuova dimensione che va oltre la realtà. L’arte per un pittore è fatta di sogni, sacrificio ed impegno, va interpretata come lirica trasposizione di una realtà riletta tramite una personale e  sensibile visione. L’immagine deve essere elegante e risolta con grazia compositiva, il colore deve essere luminoso e unire spontaneità grafica e capacità comunicativa. Di fronte alla grandezza e l’intraprendenza di Artemisia io mi inchino e lei, come disse più tardi il grande De Chirico, “è riuscita a creare opere d’arte  immortali perché ha superato i limiti dell’umano senza preoccuparsi né del buon senso né della logica”Chissà cosa direbbe Artemisia del mio Angelo? O della mia donna velata?»

* pittrice


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