di Antonietta Vitali
Le scoperte più interessanti avvengono per caso, è così che funziona la maggior parte delle volte. Succede, magari, mentre ti trovi a partecipare ad un evento, ascolti un intervento o una conversazione, ti arriva quella informazione che stuzzica la tua curiosità e non puoi fare a meno di andare a scoprirne di più. È quello che è accaduto domenica scorsa a Pedaso, nel corso dell’evento tenutosi da Roccamadre. Ad un certo punto Filippo Massacci, uno dei presenti, manager per professione, letterato e storico per passione, racconta di una santa sepolta a Bologna, che rappresenta un raro caso di corpo incorrotto dopo la morte (Secondo le Chiese cristiane cattolica e ortodossa, l’incorruttibilità è il fenomeno di origine divina che impedisce ad alcune salme, in particolar modo dei santi, di essere soggetti ai naturali processi di decomposizione). E se, ascoltando, sai già che dopo tre giorni sarai di passaggio a Bologna, sai anche già per certo che andrai a farle visita.
Caterina De Vigri nasce l’8 settembre del 1413 a Bologna, la sua famiglia appartiene al patriziato ferrarese, il padre, Giovanni De Vigri è dottore in legge al servizio del marchese Niccolò III d’Este. A nove anni viene mandata alla corte estense come dama di compagnia di Margherita, figlia naturale di Niccolò III e Laura, detta Parisina, Malatesta, seconda moglie del Marchese di Ferrara. Parisina è giovane, molto più giovane del marito, ha 21 anni meno di lui e durante le lunghe assenze di Niccolò a corte, intreccia una relazione amorosa con Ugo, il primo figlio del marito avuto dalla sua prima moglie. Niccolò scopre la relazione e fa decapitare i due amanti. Siamo nel 1425 e Caterina resta sconvolta da questo accaduto, lascia la corte estense per dedicarsi a una vita di vocazione e di fede. Morirà il 9 marzo nel 1463, invocando tre volte il nome di Gesù e nel corso di questi suoi ultimi 38 anni la sua vita sarà completamente dedicata a Dio, alla sua missione di semplice clarissa prima, di prima badessa del primo monastero delle clarisse del Corpus Domini di Bologna poi. Scrittrice e pittrice, alcuni fatti straordinari la videro protagonista già quando era in vita, come il miracolo del pane o l’episodio della scodella di San Giuseppe.
Nel primo, accadde che Caterina aveva appena infornato del pane quando giunse al monastero un predicatore che lei voleva assolutamente ascoltare. Allora, rivolgendosi al pane disse “ti affido a Cristo” e andò ad ascoltare il sermone che durò per circa quattro ore. Quando fu di ritorno al forno trovò il pane ancora nel suo interno, cotto a puntino e non bruciato. La scodella, invece, fu un pellegrino a lasciarla a Caterina un giorno che bussò alla porta del convento, dicendole che da essa aveva bevuto Gesù quando era ancora un bambino. Caterina era sicura che a donargliela fosse stato San Giuseppe e la scodella venne esposta al pubblico ogni anno il 19 marzo facendo molti miracoli ai fedeli che andavano a pregarla. Ma i fatti più stupefacenti che la riguardano si riferiscono a dopo la sua morte. Diciotto giorni dopo la sepoltura, avvenuta senza bara come vuole la regola delle clarisse francescane, venne riesumata e trovata intatta e profumata, soltanto il viso e il naso risultavano un po’ schiacciati ma presto ripresero la loro forma naturale. Per anni, a Santa Caterina sono cresciuti unghie e capelli, che le suore dovevano regolarmente tagliare e ancora oggi il suo corpo trasuda un liquido profumato, che bagna le vesti che le suore devono cambiarle periodicamente.
Tale liquido è stato raccolto dalle clarisse e riposto in un’ampolla che, ogni anno, viene esposta nella chiesa del Corpus Domini a Bologna durante l’ottavario a lei dedicato che viene celebrato dall’8 al 16 marzo. Dal 1529 è seduta sulla sedia all’interno della piccola cappella dove è possibile vistarla, nella stanza di fianco sono visibili il suo letto e una sua veste, sulle pareti vicine al suo trono la viola che lei amava suonare e il breviario con le miniature da lei stessa realizzate. Il corpo è asciugato dal tempo, la pelle è scurita dal calore e dai fumi delle torce e delle lampade che un tempo venivano accese all’interno della cappella, ma il suo corpo è uno dei rari casi di corpi incorrotti, che rappresentano ancora un mistero sia per la scienza che per la Chiesa. Santa Caterina non si è mai spostata dalla tua terra di origine, della quale, nonostante i suoi lunghi e rigorosi digiuni, amava moltissimo la cucina, ma è riuscita a venire comunque nelle Marche. Un dipinto che la raffigura si trova ai Musei Civici di Pesaro dove è giunto grazie a Gioacchino Rossini, che ricevette il ritratto di Caterina, insieme ad altre 37 opere, dalla famiglia Hercolani, Principi di Bologna, come pagamento di un debito che il nobile casato aveva sottoscritto con il celebre compositore. Rossini morendo lasciò tutti i suoi beni in donazione alla sua città, Pesaro, comprese queste 38 tele.
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