di Claudio Maria Maffei*
Alcuni giorni fa la trasmissione di Riccardo Iacona “Presa Diretta” su Rai3 è stata dedicata alla crisi della sanità pubblica italiana. In studio a parlarne è stato invitato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che ha illustrato quanto emerge da una sintesi dei risultati delle verifiche ministeriali annuali che sono state fatte dal ministero della Salute sulle sanità regionali nel periodo 2010-2019. Sullo sfondo è comparsa una figura con le diverse Regioni colorate in modo diverso a seconda del punteggio accumulato in quel decennio in occasione di queste verifiche. Nella figura si vede guardando bene che le Marche sono colorate di verde e che il rosso si concentra per lo più nelle Regioni del sud.
Guardiamo un po’ meglio la tabella che ha originato questa elaborazione grafica. Dalla tabella si vede che le Marche sono risultate in questa classifica al settimo posto dietro le grandi Regioni del centro-nord e subito dopo l’Umbria. Peraltro nella classifica del solo 2019 siamo collocati al sesto posto. Questi punteggi sono calcolati in base ad un sistema di oltre 20 indicatori che riguardano sia la prevenzione (e quindi ad esempio le coperture vaccinali), che l’assistenza territoriale (come ad esempio gli anziani seguiti in assistenza domiciliare) e ospedaliera (come ad esempio la percentuale di anziani con frattura del femore operate entro due giorni).
Insomma, pur essendo discutibile, questa classifica qualcosa ci dice. Ci dice ad esempio che pur non avendo convinto i cittadini, che infatti non l’hanno rivotata, la Giunta Ceriscioli proprio un disastro non ha fatto. Almeno non secondo il ministero della Salute. Adesso vedremo i risultati della Giunta di centrodestra. I motivi di preoccupazione sono molti: la sanità marchigiana è in crisi come tutte le altre, ma con almeno due problemi in più. Primo problema: la sanità marchigiana non ha più una guida da mesi e per diversi altri mesi non ce l’avrà. Infatti, cinque aziende su sette non hanno un direttore, come non ha un direttore né il Dipartimento Salute né l’Agenzia Regionale Sanitaria.
Secondo problema: le 5 Aziende sanitarie territoriali nate dall’Asur non hanno un bilancio perché ancora la liquidazione dell’Asur è in alto mare. Se teniamo presente che quando si parla di sanità delle Marche, ci sono in ballo la salute di un milione e mezzo di persone, il benessere lavorativo di oltre 20.000 dipendenti e la gestione di un bilancio ben oltre i tre miliardi l’anno, si capisce bene perché questo vuoto di governo debba preoccupare i cittadini.
*Medico e dirigente sanitario in pensione
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