A seguito del fatto dell’infartuato amandolese, salvo solamente perché, mentre era disteso a terra nella piazza principale del paese, sul posto, casualmente, era presente una cardiologa, l’ex sindaco di Amandola, Riccardo Treggiari, dopo la lettera inviata a Saltamartini la scorsa settimana, ritorna sul tema e fa una proposta che riguarda il servizio Potes.
«Sfiorata la tragedia, non sarebbe stato il primo caso, da Fermo ci si giustifica dicendo che l’organizzazione dell’emergenza sanitaria rispetterebbe i parametri previsti dalla legge . Noi ribadiamo che non è assolutamente così. L’emergenza prevede tempi di intervento massimi di otto minuti in città e venti minuti in zona extraurbana. Il territorio montano, in termini di superficie, è quasi un terzo di quello dell’intera provincia fermana e gli spostamenti, all’ interno dello stesso, sono penalizzati da una viabilità al limite della tolleranza. C’è poi da dire che, a fronte della quasi totale assenza di servizi sanitari in montagna, nella media e bassa valle del Tenna, in parallelo al Murri, operano cliniche convenzionate, ex presidi ospedalieri ancora funzionanti, una nutrita rete ambulatoriale pubblica e privata, nove pubbliche assistenze su dieci, ci riferiamo alle varie Croci e due automediche su tre. La terza automedica del soccorso avanzato, sulla carta, sarebbe prevista in Amandola, ma, in realtà, trattasi solamente di autoambulanza medicalizzata. Prendiamo atto del fatto che, nel momento dell’incidente, il mezzo della Potes amandolese era in viaggio di rientro dal Murri, pertanto si è reso necessario l’intervento della Croce Rossa di Comunanza che, però, non ha medici a bordo. Detta Croce Rossa, è in servizio H12 per cui, in caso di infortuni ed incidenti in ore notturne, se la Potes di Amandola è in trasferta per servizio o è posizionata nella media valle (Servigliano?) per dare man forte alla postazione di Montegiorgio, qui in montagna veniamo a trovarci completamente scoperti. Noi crediamo che non si possa continuare a fare finta di niente, snocciolando, a difesa, numeri aridi di programmazione che a nulla corrispondono quanto a reale disponibilità di servizio sul campo. Abbiamo una proposta per quella che sembra l’unica soluzione, impegnando poche risorse economiche. Necessita, in questa fase di transizione, aggiungere un medico a quello della Potes, abilitato allo specifico servizio, pronto a rimpiazzare il collega quando questi è in uscita per servizio. Una unità di personale in più, solamente quindi, perché i mezzi, autoambulanze, in aggiunta alla Croce Azzurra dei Sibillini, sono già disponibili : uno della stessa Croce Azzurra H24, l’altro, H12 della Croce Rossa di Comunanza»
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