di Pierpaolo Pierleoni
«Ceroni sta diventando stancante. E’ ora che si metta a lavorare per la Steat, invece di continuare con queste furbizie da politico professionista». Fabiano Alessandrini, per 13 anni presidente della Steat, risponde colpo sul colpo al suo successore, che nei giorni scorsi ha lamentato le difficoltà dell’azienda e contestato alcune scelte della precedente gestione ed evidenziato gli 8 milioni di euro di debito (leggi l’articolo).
«Se quando era sindaco, in qualità di socio, Ceroni avesse letto le relazioni ai bilanci dell’azienda – esordisce Alessandrini – avrebbe saputo che abbiamo sempre evidenziato le criticità. Abbiamo chiuso bilanci in utile per 12 anni di seguito, con una gestione sana, ma che partiva da una situazione disastrosa. Abbiamo sempre evidenziato il problema di sotto capitalizzazione dell’azienda ed il fatto che i nostri rimborsi chilometrici dalla Regione fossero i più bassi delle Marche. Quando arrivai alla Steat si era andati sotto il capitale minimo sociale, in pratica ero un liquidatore. La Provincia di Ascoli fu l’unica a sottoscrivere la ricapitalizzazione e versarono la quota i soli Comuni di Monte Urano e Sant’Elpidio a Mare. Ora Ceroni chiama a raccolta i sindaci per un aumento di capitale che lui non ha voluto. Si accorge oggi che i Comuni non pagano nulla all’azienda da 20 anni».
Con un capitale basso, inevitabile, secondo Alessandrini, che «per fare investimenti ci si indebiti. Ho sentito anche parlare di artifizi contabili. Dico a Ceroni che se pensa questo, porti i libri contabili in tribunale e si accertino le responsabilità mie, del direttivo, dei revisori dei conti. Se invece così non è, mi riservo di andarci io, in tribunale. Lui è un politico di professione, certe furbizie le capisco bene. Parlare di 8 milioni di debito è scorretto, lo capisce chiunque abbia conoscenze minime di bilanci aziendali. Quando si valuta un’azienda va considerato il patrimonio netto, oltre 2 milioni, quello rotabile, 7 milioni, i depositi e molte altre voci. I debiti sono investimenti, per i quali abbiamo programmato la capacità di restituzione. Dentro quegli 8 milioni c’è anche il finanziamento per il rinnovo di mezzi e scuolabus da Euro zero ad Euro3».
Preoccupato, Alessandrini, per le parole dell’attuale presidente Steat. «L’indebitamento è la prova che la società è solida e dà garanzie, altrimenti i finanziamenti le banche non te li concedono. Si rende conto Ceroni del danno che fa all’azienda, quando se ne esce con affermazioni del genere?» Dubbioso, Alessandrini, anche sulla scelta di vendere il terreno di Monte Cacciù. «Non comprendo la fretta di vendere a metà del suo valore quell’area, che ricordo, è edificabile, con destinazione come area socio assistenziale e per la quale con pec del 2001 abbiamo chiesto la trasformazione in turistico-ricettiva. Fantasiosa la ricostruzione di Ceroni sull’acquisto dell’area Santa Lucia, sarei dovuto andare a litigare con l’agenzia del demanio per ottenere un prezzo inferiore. Abbiamo fatto un investimento importante che serviva. Leggo anche che si contestano le spese per i bigliettai che costano 200mila euro all’azienda a fronte di 15mila euro di biglietti fatti a bordo. Forse sfugge a Ceroni che i bigliettai non servono tanto per fare ticket sui mezzi, quanto per combattere l’evasione. Quando li introducemmo abbiamo avuto ogni anno incrementi di entrate per oltre 300mila euro, perché c’era un’evasione elevatissima. E pensare che a fare questa proposta, che si è rivelata vincente, fu proprio Adolfo Virgili, oggi presidente di Trasfer. Ceroni gli chieda cosa ne pensa».
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