Amministrative 2026, effetto Schlein: a Fermo forze al lavoro per provare a ricompattare il campo progressista

FERMO - Diversi i nomi che riecheggiano nelle stanze del centrosinistra cittadino. La previsione non appare facile, vuoi per il tempo che ancora ci separa dell'appuntamento elettorale, vuoi anche per tutta una serie di situazioni che vanno chiarite in seno all'attuale maggioranza di governo della città, in primis il ruolo e le intenzioni dell'attuale sindaco, Paolo Calcinaro. Tuttavia qualche considerazione può essere fatta, unendo i trattini di un disegno che al momento fatica a comparire ma che può essere decifrato ricordando alcuni passaggi politici

Da dx Paolo Calcinaro e Francesco Trasatti

di Daniele Iacopini

Amministrative 2026: cosa farà il centrosinistra a Fermo? La previsione non appare facile, vuoi per il tempo che ancora ci separa dell’appuntamento elettorale, vuoi anche per tutta una serie di situazioni che vanno chiarite in seno all’attuale maggioranza di governo della città, in primis il ruolo e le intenzioni dell’attuale sindaco, Paolo Calcinaro.
Tuttavia qualche considerazione può essere fatta, unendo i trattini di un disegno che al momento fatica a comparire ma che può essere decifrato ricordando alcuni passaggi politici.


Partiamo dal Partito Democratico e dalle novità scaturite dalle ultime elezioni per la presidenza nazionale. Non c’è dubbio che la vittoria di Elly Schlein abbia “rovesciato il tavolo”, con conseguenze anche a livello territoriale. Il Pd sembra aver ritrovato un’identità più “decisa”, tanto da richiamare a livello provinciale personalità politiche che si erano allontanate e che ora hanno fatto ritorno alla casa madre.

Da sin. Alessandro Del Monte e Renzo Interlenghi

A Fermo è il caso di Renzo Interlenghi, per esempio, candidato sindaco nell’ultima tornata elettorale comunale, o del segretario provinciale di Articolo 1, Alessandro Del Monte.Questo cambiamento, ovviamente, non è passato inosservato anche all’interno dell’attuale maggioranza, dove è presente una lista importante, quella facente riferimento all’attuale presidente del Consiglio comunale Francesco Trasatti. Si chiama “La città che vogliamo” e fin dalla sua nascita, a differenza di altre liste civiche a supporto del sindaco Calcinaro, ha optato per una scelta di campo precisa. E il campo, in relazione alla storia politica di molti dei suoi componenti, è indubbiamente quello progressista.
Ci sono stati momenti negli ultimi mesi in cui più evidente si è fatta la distanza tra questa componente e la linea dell’amministrazione. Parliamo di punti di vista differenti in tema di pista di ghiaccio, dell’ormai versione rivista della Traviata, ecc… Temi che hanno rinforzato l’identità della lista. Non è forse abbastanza per far dividere le strade a fine mandato, ma la sensazione è che altri “incidenti” o incomprensioni possano tramutare, ci sia passato il gioco di parole, “La città che vogliamo” in… “La città che avremmo voluto”!

Tornando a una visione più generale, due le variabili di cui tener conto. La prima: la volontà della stesso Trasatti, già assessore (giunte Brambatti e Calcinaro 1) e vicesindaco, attuale presidente del Consiglio e potenzialmente in campo al prossimo appuntamento elettorale per la carica di primo cittadino. Trasatti si è dedicato ultimamente alla sua vita privata e lavorativa, ma sarebbe oggettivamente una carta da giocare per il centrosinistra.
La seconda variabile: l’intenzione delle forze di sinistra cittadine che, a quel punto, dovranno scendere a un minimo di compromesso. Andare a un accordo con “La città che vogliamo” significherebbe andare a riconoscere in parte anche il lavoro fatto dall’attuale amministrazione nel corso dei 2 mandati (con Trasatti & Co. sempre presenti e attivi) e, dall’altra parte, rinunciare forse a un candidato esterno all’attuale maggioranza.

Da sin. Fabrizio Cesetti e Licio Livini

Il tutto mentre in queste settimane sono circolati i nomi dell’ex parlamentare Fabrizio Cesetti e di Licio Livini, ex direttore dell’area vasta 4, o dello stesso Renzo Interlenghi, tutti potenziali candidati alla carica di sindaco.
Soprattutto, però, l’impressione è che alla costola dell’amministrazione Calcinaro, qualora decida di tornare nel suo habitat politico di competenza, non sarà facile accettare un candidato calato dall’alto e presentato in dirittura di arrivo. Contatti tra il Partito Democratico e “La città che vogliamo” sono già iniziati. Primi abboccamenti, ma sondaggi neanche troppo timidi.


Insomma, se Calcinaro non dovesse fare tris (nel caso la legge lo consenta) o se la coalizione civica che governa la città dovesse spostarsi troppo a destra (per candidato e partiti in appoggio), la componente progressista dell’attuale maggioranza, almeno quella che si è organizzata per tempo, potrebbe ridare una collocazione politica definitiva alla sua identità momentaneamente narcotizzata.

Micol Lanzidei


Con qualche mal di pancia, ovviamente, e qualche piccola crisi d’identità. È il caso dell’assessora alla Cultura, Micol Lanzidei, espressione de “La città che vogliamo” ma anche e soprattutto perfettamente integrata con la linea amministrativa dell’attuale maggioranza, all’interno della quale sta lavorando alacremente, fatto da tutti riconosciuto.

Manolo Bagalini

Ed è il caso anche dell’avvocato Manolo Bagalini, attuale consigliere comunale ma, soprattutto, ex segretario del Pd di Fermo ed ex consigliere dello stesso partito, da cui è uscito definitivamente nel 2019. Ma riflessioni saranno cominciate, all’interno del Pd, anche da parte di esponenti con storie e sensibilità diverse, che in questi anni hanno portato avanti la “carretta” in situazioni politiche (interne ed esterne) non certo facili.
Tante storie personali all’interno della storia della sinistra cittadina. Una storia tutta da scrivere.

 


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