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L’effetto “Tenna” sul territorio: le opere idrauliche che hanno cambiato fiume e comunità

Le trasformazioni del territorio, il ruolo dei Consorzi di bonifica, gli interventi sui bacini montani e le aste fluviali. Ed ancora gli studi e le progettazioni che hanno contribuito anche nella Provincia di Fermo, in oltre un secolo di storia, sotto questo profilo, a mutare in parte il territorio e quindi le condizioni socio-economiche della sua comunità. Un viaggio in due puntate sulla connessione tra opere idrauliche e forestali e sviluppo economico.

Il nostro territorio, così come lo vediamo oggi, noi comunità della Provincia di Fermo, ha subito metamorfosi fin da tempi remoti sotti vari profili e dai primi del ‘900 del secolo scorso, trasformazioni sotto il profilo idraulico, non del tutto conosciute, a carico dell’intero bacino idrografico e specificatamente del bacino montano, dell’asta fluviale del fiume Tenna e dei suoi tributari. Le opere di
bonifica idraulica hanno mutato le condizioni del fiume stesso e dei suoi affluenti, nonché le condizioni socio-economiche del territorio, rendendolo ancor più vivibile e permettendone uno sviluppo nel settore agricolo e rurale, nelle vie di trasporto, per giungere ai tempi odierni e alle attuali condizioni di vita.

IL QUADRO NORMATIVO

Il punto di svolta si è avuto con l’emanazione del Regio Decreto del 1904 n. 523: testo unico delle disposizioni di legge intorno alle opere idrauliche delle diverse categorie, del quale si riportano le parti più salienti: Art. 1. (Art. 91 legge 20 marzo 1865, allegato F). «Al Governo è affidata la suprema tutela sulle acque pubbliche e la ispezione sui relativi lavori». Dall’articolo n.3 all’articolo n.13 vengono definite le categorie delle opere idrauliche dalla 1° alla 5°. L’art. 18 è particolarmente interessante in quanto sancisce la costituzione dei consorzi: «A formare i Consorzi di cui alla presente legge concorrono, in proporzione del rispettivo vantaggio, i proprietari e possessori (siano essi corpi morali o privati) di tutti i beni immobili di qualunque specie anche se esenti da imposta fondiaria, i quali risentano utile diretto od indiretto, presente o futuro. Lo Stato, le provincie ed i comuni sono compresi nel consorzio per i loro beni patrimoniali e demaniali e concorrono a sopportare il contingente spettante ai beni privati, indipendentemente dal contributo cui fossero obbligati in proporzione del rispettivo interesse generale.
Le quote che le provincie ed i comuni sono chiamati a dare nell’interesse generale sono ripartite fra loro in ragione della superfice dei terreni compresi nel perimetro e posti nei rispettivi territori. La determinazione del contributo dei singoli proprietari e possessori interessati è fatta provvisoriamente in ragione dell’imposta principale sui terreni e fabbricati eccettuati i consorzi di cui al 3° comma dell’articolo 12. Per la determinazione definitiva i beni sono distinti in più classi a ciascuna delle quali è assegnata, secondo il rispettivo grado di interesse, una quota del contributo consorziale. Compiuta la classificazione, è fatto il ragguaglio fra tutti gli interessati, ripartendosi la quota assegnata a ciascuna classe fra gli inscritti nella medesima, in ragione sempre dell’imposta principale sui terreni e fabbricati. I terreni e fabbricati esenti da imposta fondiaria si considereranno, per gli effetti, del riparto, come se la pagassero nella misura stessa in cui ne sono gravati rispettivamente i terreni circostanti ed i fabbricati più vicini assimilabili». La necessità della costituzione dei Consorzi nasce quindi dal bisogno di regimentare i fiumi, procedere con la dovuta manutenzione e gestione al fine di ridurre la possibilità di danno in caso di esondazione e allagamenti. Ogni bacino idrografico ha visto la costituzione di un consorzio idraulico, il fiume veniva inteso nella sua interezza come bacino idraulico includendo anche i tributari e il bacino montano. Sulla stessa scia, segue “la legge Serpieri, il RDL 30.12.1923 n. 3267, “Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani”, che rappresenta a livello nazionale il testo fondamentale, ancora vigente, nel settore forestale. Si tratta di una legge che pone l’accento soprattutto sulle zone montane, con particolare attenzione alla difesa del suolo e alla protezione delle pendici montane. Ma anche il Regio Decreto  11 dicembre 1933, n. 1775 Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti idro-elettrici  che per decenni è stata la norma di riferimento anche per le derivazioni d’acqua pubblica per usi idroelettrici e derivazioni per scopi irrigui.

I CONSORZI
Da qui si intuisce come il tema della bonifica-idraulica era particolarmente sentito. Proprio in questa ottica e secondo i dettami del R.D. n° 523/1904 nel nostro territorio nel 1910 ebbe origine la costituzione del Consorzio Idraulico di 3^ categoria ( una realtà pubblico/privata) al fine di sovraintendere alle problematiche che il fiume poneva: dapprima sotto il profilo della difesa dalle acque e successivamente come sfruttamento della risorsa idrica come si diceva per scopi irrigui e idroelettrici. Ed è proprio in questa logica che il Consorzio di Bonifica della Valle del Tenna, iniziò la sua attività in questo ambito delle sistemazioni idrauliche e forestali fin dalla sua costituzione, dapprima attraverso la difesa dalle acque che prevedeva lo studio dell’intero bacino idrografico, dal bacino montano con progetti di miglioramento dei boschi esistenti e realizzazione di nuovi rimboschimenti, creazioni di piste forestali per un oculato sfruttamento, protezione incendi e così via, suddivisione dell’intera asta fluviale di circa 70 km in tronchi omogenei per caratteristiche e criticità, elaborazione di progetti per le opere necessarie e loro realizzazione per un adeguato processo di inalveamento proseguito per un mezzo secolo, quali argini, pennelli, briglie, fortificazioni di sponda. Poi con lo sfruttamento delle acque (dagli anni ’40 agli anni ’60 del secolo scorso) mediante progettazione e realizzazione di impianti di irrigazione della vallata (da Servigliano al mare, sia in destra che sinistra idraulica), progettazione e realizzazione della diga di San Ruffino nel comune di Amandola, progettazione e realizzazione di impianti idroelettrici, progettazione e realizzazione di ammodernamento delle reti irrigue (in atto).

La presente schematizzazione, che abbisogna sicuramente di ulteriori esplicitazioni e approfondimenti, vuole avere per ora lo scopo di far conoscere quanto e in che modo il nostro territorio si sia giovato dello studio dell’intero bacino del fiume Tenna e come gli aspetti idraulici siano stati determinanti per l’attuale assetto socio-economico che quotidianamente viviamo. Sarà quindi oggetto di un successivo approfondimento il tema delle opere e delle strutture esistenti lungo l’asta fluviale e delle successive norme che si sono succedute influenzando l’odierno assetto istituzionale in relazione all’aspetto dell’idraulica.

di Virginia Recanati, ingegnere e curatrice del blog blogidraulicaantica.org e Francesco Gismondi, dottore agronomo


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