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«Salari, il Fermano scivola al 98esimo posto su 107» L’analisi di Marco Costi

IL RESPONSABILE regionale di Riconquistare l'Italia: «Se vogliamo ricercare le cause fondanti di questo crollo, non dobbiamo far altro che guardare alle sempre minori risorse investite dal settore pubblico. Tuttavia il dato non interessa soltanto le condizioni strettamente economiche, ma le ripercussioni che un ambiente lavorativo così malandato ha sull'interezza della salute individuale e della comunità locale»

Marco Costi

«Dopo la festa dei lavoratori, un’analisi sullo stato del lavoro nella nostra provincia risulta doveroso.
Se non lo fanno le istituzioni, se non lo fanno le forze politiche, i cittadini devono farci i conti tutti gli altri giorni dell’anno. A partire dalla situazione salariale, in cui, secondo il rapporto annuale di Job Pricing, la nostra provincia è scivolata al 98esimo posto su 107 totali, circondata da sole province del mezzogiorno, perdendo ben 15 posizioni rispetto all’anno precedente». Inizia così l’analisi di Marco Costi, responsabile regionale di Riconquistare l’Italia, sul tracollo del Fermano sul fronte dei salari.

«Già dal 2008 un famoso paper della Bce indicava una forte correlazione fra la decrescita della spesa pubblica nei salari e la decrescita degli stessi nel settore privato. Quindi se vogliamo ricercare le cause fondanti di questo crollo, non dobbiamo far altro che guardare alle sempre minori risorse investite dal settore pubblico. Tuttavia il dato non interessa soltanto le condizioni strettamente economiche, ma le ripercussioni che un ambiente lavorativo così malandato ha sull’interezza della salute individuale e della comunità locale. Se i salari infatti non stanno più al passo del costo della vita, questo si ripercuote sul clima lavorativo, sulle paure che si autoalimentano nei luoghi di lavoro, su una selezione del personale sempre meno attenta alle competenze e meno propensa alla formazione interna. Ciò costituisce un circolo vizioso di impoverimento economico, culturale e relazionale: la forte correlazione tra impoverimento repentino e aumento dei disturbi d’ansia, restituisce una società sempre più litigiosa, acrimoniosa e nel contempo bisognosa di cure. Il lavoro – conclude Marco Costi – è un’espressione di emancipazione umana, ma anche una potenziale fonte di abbrutimento, a seconda del contesto e delle condizioni in cui si svolge.
Proprio per questo, quella del Primo Maggio è una ricorrenza da difendere, ci ricorda che essere in sintonia con gli altri è l’unica fonte inesauribile di benessere, che l’incontro permesso dalla festa è la via maestra per aumentare tale sintonia e che l’unione che ne scaturisce può essere l’inizio di un riscatto sociale ed economico comune».


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