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Bcc di Ripatransone e del Fermano, quando sostegno al territorio e attenzione al cliente vanno a braccetto (Videointervista)

BANCA - Presenti negli studi di Radio Fm1 Vito Verdecchia, direttore generale della Banca di credito cooperativo di Ripatransone e del Fermano, e Gianluca Patrizi, direttore della sede distaccata di Fermo, per parlare della realtà della Banca di credito cooperativo, della sua storia e dei suoi progetti futuri.
L'intervista a Vito Verdecchia e Gianluca Patrizi della Bcc di Ripatransone e del Fermano

Vito Verdecchia, direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Ripatransone e del Fermano, e Gianluca Patrizi, direttore della sede distaccata di Fermo

di Francesco Silla

Questa mattina, negli studi di Radio Fm1, intervistati da Jessica Tidei, Vito Verdecchia, direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Ripatransone e del Fermano, e Gianluca Patrizi, direttore della sede distaccata di Fermo, hanno raccontato la storia e parlato dei progetti futuri del loro istituto di credito.
«La nostra banca ha 118 anni di storia. Nasce a Ripatransone il 22 gennaio 1905. Nel 2017 ci siamo aggregati alla Banca del Fermano. Abbiamo deciso di mettere insieme due realtà, una più “di lungo corso” e consolidata nel territorio dell’entroterra, e una un pò più giovane che gravitava nel Fermano, ambiente che abbiamo sempre visto come naturale sviluppo per la nostra banca – racconta il direttore generale Vito Verdecchia – Per spiegare meglio cos’è una Bcc diciamo che quelle di credito cooperativo sono banche di comunità, di territorio. Il 95% di quello che raccogliamo dai depositanti, per legge e per vocazione, lo impieghiamo sul territorio dove operiamo, dove abbiamo le nostre filiali. Su questo comprensorio siamo quindi attori di un’economia circolare. Dal 2019 poi, a seguito di una riforma, siamo entrati nel gruppo cooperativo Iccrea, continuando a svolgere la nostra attività con la solidità economica che un gruppo bancario offre».

«Sabato 6 maggio – continua il direttore Verdecchia – avremo l’assemblea dei soci. Quest’anno torneremo a fare la riunione in presenza dopo gli anni del Covid. Ci ritroveremo a Cupra Marittima, nei locali di Parco sul Mare. Ci saranno i lavori assembleari, che consistono nell’analizzare i risultati ottenuti nell’anno. Abbiamo portato a termine diversi obiettivi. Dico abbiamo perché è un risultato frutto del lavoro di tutto il gruppo. Il 2022 lo abbiamo chiuso con un utile di esercizio netto di tre milioni e mezzo di euro facendo sì che il patrimonio della nostra banca si rafforzasse ulteriormente raggiungendo livelli di solidità della banca molto alti. È un risultato molto favorevole. E rende la nostra banca efficiente a livello operativo».

«Dal mese di giugno dello scorso anno – è il turno del direttore della sede distaccata di Fermo, Gianluca Patrizi – ricopro questo ruolo. Da 21 anni lavoro in banca. Da quindici ho scelto di entrare e lavorare nel credito cooperativo. Qui ho trovato valori etici e morali che non ho riscontrato altrove. Ci sono cura e attenzione per il cliente a cui, nonostante le normative sempre più pressanti, siamo molto vicino. Per citare alcuni dati, abbiamo affidamenti e prestiti nel Fermano per circa 45 milioni di euro. E sono somme che abbiamo distribuito sul territorio. Per me è una grande soddisfazione svolgere questo ruolo essendo fermano. Siamo una grande famiglia, e forse questa piccola realtà ci consente di rendere il lavoro più piacevole ed efficiente. Una grande famiglia, dicevo, vicina al territorio e sponsor di vari eventi come Fermo Magica ed altre iniziative».

Riprende la parola Verdecchia: «Non abbiamo un approccio esclusivo. C’è bisogno sia della grande banca che supporta certi tipi di realtà come pure di un istituto di credito vocato al territorio di riferimento, che faccia della prossimità e della filiera corta un punto di forza. Siamo quindi collocati nel territorio che più si presta alle nostre tipologie di attività. Un tema che ci è molto a cuore è quello della “desertificazione territoriale”. Vediamo, infatti, sempre più piccoli paesi che non hanno più banche o sportelli. Noi purtroppo non possiamo decidere liberamente dove aprirli, è una scelta più politica che economica. Magari il Comune si adopera per trovare un locale in comodato d’uso gratuito. L’Italia centrale si presta morfologicamente a questo fenomeno. Ma allo stesso tempo non possiamo sperare che le generazioni avanti con gli anni si abituino alla digitalizzazione, ed ecco che istituti di credito cooperativo come il nostro possono sopperire, nel nostro piccolo, a questa problematica».


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